venerdì 25 gennaio 2019

«Il Dio Gesù» (di Paul-Louis Couchoud) — Gesù Dio salvatore (XIII): IL CULTO DEL SALVATORE

(segue da qui)

PARTE TERZA

GESÙ DIO SALVATORE

IL CULTO DEL SALVATORE

Sacrificio o supplizio, la morte misteriosa di Gesù non ha né luogo né tempo. Non è di qui più che di là, dei tempi passati più che di oggi. Accade nell'invisibile e nell'atemporale di Dio. Questo non è un evento del passato. Stabilito nella sostanza di Dio, irradia in tutti i secoli. Ha un valore eterno, universale, infinito perché è uno degli “atti celesti che riempiono l'eternità” (Newman). È stata nascosta e poi rivelata. È conosciuta, alla fine dei tempi, per la testimonianza dello Spirito. Dal punto di vista del Cielo, Giovanni contempla “l'Agnello immolato fin dalla fondazione del mondo” (13:8). Sul Libro della Vita i nomi degli eletti redenti dall'Agnello “sono stati scritti fin dalla creazione del mondo” (17:8). Dalla prospettiva della durata e dell'avvenire, Paolo contempla la crocifissione di Gesù in quanto permanente. Dura fino a quando Gesù viene sulla terra con la sua potenza. Gesù non è Colui che è stato crocifisso a un dato momento (all'aoristo, staurôtheis), egli è Colui che resta crocifisso (al perfetto, estaurômenos) fino alla fine del mondo. Finché dura l'umanità, Gesù sanguina sulla croce. Il suo supplizio riguarda tutti gli uomini. Compiuto nell'eterno, si realizza temporalmente nel corpo di tutti coloro a cui si propone: “Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù” (2 Corinzi 4:10). Quando Paolo scrisse ai Galati, “Sono stato crocifisso (sunestaurômai) con Cristo” (2:20) non usa una figura retorica. Lui stesso è un uomo spezzato, un crocifisso. Ai Colossesi, scrive ancora più chiaramente: “Io completo nella mia carne quello che manca ai tormenti di Cristo” (1:24). In Paolo agonizzante, Gesù agonizza. La Croce di Gesù assorbe tutte le torture dei cristiani, se ne arricchisce, non riceve che da loro la sua pienezza. Sullo stesso palo, compagni di sofferenza, il Dio Gesù e l'uomo Paolo sono squartati. 
Questa Croce è il limite e l'unica soglia tra l'eternità divina e il mondo inferiore votato alla perdizione imminente. L'uomo passa dalla morte all'eternità attraverso Gesù Crocifisso. Sulla Croce dei condannati tutto ciò che è di quest'era: il peccato, la morte, la Legge ebraica, il mondo con i suoi legami è annientato. “Il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui (Gesù), perché fosse distrutto il corpo del peccato” (Romani 6:6). “La morte è stata ingoiata per la vittoria” (1 Corinzi 15:54). “Cancellando il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano (la Legge ebraica), Gesù l'ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla Croce” (Colossesi 2:14, si annullava un contratto perforandolo con un buco). “Per la Croce di Gesù il mondo, per me, è stato crocifisso e io sono stato crocifisso per il mondo” (Galati 6:14). Tutto è spazzato via. Da te alla vita eterna la via è libera. Tutti i vincoli amari sono recisi. La Vittima divina rende inutile la Legge, il culto del Tempio, tutte le altre vittime. Il mondo svanisce: “Passa, la figura di questo mondo” (1 Corinzi 7:31). Viene alzato lo stendardo della Resurrezione. Gesù è il primo dei morti che rivivono nell'eternità. La sua croce segna una nuova origine dei tempi. Apre la speranza più profonda e più grande che è stata donata all'umanità. 
I riti ebraici sono obsoleti. Dei riti nuovi, dei riti di mistero trasformano l'uomo per il suo nuovo destino. Se sei chiamato alla salvezza, se sei un coscritto dell'eternità, la morte di Gesù sarà attuata in te stesso. Il battesimo è un'immersione nell'acqua purificatrice e nello Spirito. Esibisce in te la sepoltura e la resurrezione di Gesù. Immerso, tu discendi al sepolcro. Emergi risorto, lavato dai tuoi stupri, puro da ogni miasma, immediatamente afferrato, abitato, animato dallo Spirito, profeta di Gesù! La Grazia scende su di te dall'eternità. Assolto, tu non sei più mortale. Tu nasci alla tua eternità. Per te la croce di Gesù ha rotto l'ordine infrangibile della morte. Tutto caldo del sangue di Cristo, hai in te un punto di eternità che crescerà: “Se il nostro uomo esteriore si va disfacendo, il nostro uomo interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Corinzi 4:16). La resurrezione che ricevi nello Spirito, in Cristo Gesù, è la stessa che ti sarà donata un giorno nel tuo corpo. “Se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una resurrezione simile alla sua” (Romani 6:5). Il battesimo ti ha inghiottito, corpo e anima, in Gesù: “Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo” (Galati 3:27). Gesù, l'Adamo celeste, è ormai il tuo vero sangue. Tu sei suo fratello: “Quelli che Dio ha preconosciuti, li ha pure predestinati a essere conformi all'immagine di suo Figlio, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29). Gesù vive, tu vivi; la sua vita batte con la tua, in una sola corrente: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2:20). Un giorno passerai nella gioia della sua Gloria. Tutti gli eletti e te stesso, componete con Gesù un solo Vivente indivisibile, un nuovo Essere nell'universo. 
Il pasto del Signore è l'atto rituale che, nell'ordine della durata terrena, realizza la morte stessa di Gesù, immolazione-supplizio. A suo proposito Paolo ha ricevuto dal Signore una rivelazione particolare di cui lui è il testimone solitario. Questo pane spezzato, la coppa che è qui, sono più degli elementi visibili di un pasto pasquale. Invisibilmente, il pane è il corpo spezzato, la coppa è il sangue versato di Gesù, la sua anima offerta. Corpo e sangue separati l'uno dall'altro, separati dall'immolazione, dal supplizio. Spezzato sulla croce, il corpo di Gesù è diventato questo pane, in cui sono incluse le sofferenze di Gesù. Gesù immolato, Gesù crocifisso è presente. Abbiate paura di toccarlo senza discernimento: potreste perdere la vostra salute e la vostra vita. Ma se discernete per fede il corpo e il sangue dell'Agnello ucciso, del Torturato appeso al legno, consumate e bevete gli elementi della nuova Pasqua. Sono per voi, vi uniscono a Gesù e gli uni agli altri in Gesù. “Il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo” (1 Corinzi 10:16). E questo corpo che noi siamo, è il corpo stesso di Gesù risorto. Il pane spezzato? È “la nuova alleanza nel suo sangue”, l'alleanza di un nuovo Israele con un Dio nuovo, il contratto che ora rimpiazza quello che Dio aveva fatto con Mosè, la promessa dell'eternità. Questo calice, è il primo frutto del matrimonio eterno di Gesù e della sua Chiesa, al suo Avvento. “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunciate la morte del Signore finché egli venga!” (1 Corinzi 11:26). La morte di Gesù è annunciata come presente, il suo Regno come del tutto imminente. 
Tale è, in un breve riassunto che ha lasciato sfuggire molte ricchezze, il messaggio cristiano, nella sua epoca di vitalità esplosiva. Questo messaggio, dei veggenti privilegiati e dei profeti ispirati lo portarono ad ogni uomo impressionato. Questo ci è noto da due di loro. Non riguarda alcun avvenimento storico. Riguarda solo delle cose celesti o delle cose future. Riguarda Dio, l'ingrandimento di Dio. Un Dio immolato e salvatore rivelato nella profondità di Dio. Annuncia che c'è spazio per la salvezza individuale nel cataclisma generale che si scioglierà. Si basa sulle estasi, sulle visioni riconosciute, sull'insegnamento dei profeti autorizzati, sulla nuova interpretazione delle Scritture, sugli oracoli celesti, sulla sapienza proveniente da Dio, sulle grida e sui balbettamenti della fede troppo viva, su tutti i soffi dello Spirito. Paolo e Giovanni proclamano la salvezza degli uomini mediante la sola fede in Gesù. A Gerusalemme Gesù è apparso ed è atteso. A Corinto, è presente ed agisce. I credenti che ascoltano il messaggio e danno la loro adesione totale sono consapevoli di conoscere una novità del cielo, di essere confidenti e depositari dei segreti di Dio, testimoni dell'eterno. Cantano: 
Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, 
né mai entrarono in cuore di uomo,
queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.
Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito.

(1 Corinzi 2:9) 

Chi ha fatto conoscere Gesù al mondo? Risposta senza esitazione: lo Spirito. Questo potere collettivo e personale, intuitivo, indomito, contagioso, che agisce nell'uomo religioso e che gli ebrei e i cristiani chiamano lo Spirito Santo ha dato le visioni, ha pronunciato gli oracoli, ha prodotto i miracoli. Paolo, apostolo di tutta l'intera umanità, regola la sua dottrina e la sua condotta per rivelazione. Lo Spirito ha obbligato i profeti a controllarsi a vicenda, a decifrare gli enigmi lasciati latenti nelle Scritture che aveva dettato lui stesso in passato. Ha esortato i missionari ad andare, qui piuttosto che là, in un movimento incessante sulla vasta terra, per portare il grande messaggio. “Lo Spirito è l'io di Dio: ha il potere di fare ciò che vuole” (Festugière). I più antichi gruppi cristiani a noi noti, quelli di Gerusalemme, di Antiochia e di Corinto, sono scuole d'ispirazione. Paolo dà loro un regolamento per coltivare le energie virtuali del gruppo, per coordinare le irruzioni dello Spirito. I gemiti senza parole della creatura, i balbettamenti dei rinati che la pressione troppo forte dello Spirito fa esplodere nell'assemblea, il ba ba ata ata che viene interpretato in Abba (“Padre!”), Marana tha (“Signore, vieni!”) devono avere libero corso. Eppure la profezia intelligibile è preferibile. “Pregherò con lo Spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza... I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino. Se uno di quelli che sono seduti riceve una rivelazione, il primo taccia” (1 Corinzi 14). “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1 Tessalonicesi 5:20). Lo Spirito ha reso testimonianza. Gesù è stato trovato e avvistato da profeti e da gruppi ribollenti di Spirito, in uno sforzo collettivo. Gesù è in tutti i cristiani. Virtualmente in tutti gli uomini. 
Come si è convertito il mondo greco-romano a Gesù? Rispondiamo ancora: soprattutto attraverso l'azione interiore dello Spirito. Certamente la superiorità del mistero cristiano di salvezza sui misteri rivali era evidente. Un Dio Nuovo che è tuttavia l'Eterno, il Dio unico. Un Dio immolato, redentore di uomini per volontà, compagno di disgrazia di tutti gli infelici. L'urgenza di essere salvati, prima della Catastrofe del mondo. La Bibbia: un patrimonio di poesia e di vita religiosa che arricchisce la religione nascente del tesoro dei secoli. La purezza: nessun compromesso possibile con le divinità straniere, che non sono nulla. L'austerità: l'attrazione di una moralità severa ed elevata, ascetica e casta. la semplicità: indifferenza terribile a tutto ciò che non è l'unica cosa necessaria, alle vuote speculazioni della cosmogonia, dell'astrologia che ingombravano i misteri pagani. La carità fraterna che nulla può sostituire e che sostituisce tutto. L'indipendenza reale dal potere civile e la possibilità di farne a meno. Tutti i preparativi per la vittoria sono là, una bella strada è disegnata. Tuttavia, se gli uomini sono stati conquistati, se si sono messi in cammino, è perché sono stati veramente liberati dallo Spirito, efficacemente trasformati dallo Spirito. Il mistero cristiano si rivela essere una credenza vitale. Mutamento formidabile! Dallo Spirito viene emessa una nuova razza di uomini, sacra fonte dell'umanità. Costituiscono assieme, progressivamente, il corpo di Gesù: “Gesù Cristo sarà integro solo allorchè il numero dei santi sarà completo” (Bossuet). Questo popolo nuovo, Cristo in crescita, si infiltra nel mondo romano. E dall'Imperatore fatto dio il mondo passa lentamente a Dio fatto schiavo sulla croce (Malraux).

 Comprendere, è confrontare. Dopo aver riconosciuto il culto di Gesù come un mistero di salvezza, Gesù come un Dio salvatore, dobbiamo fare un'escursione tra gli altri misteri di salvezza, tra gli altri dèi che hanno offerto ai mortali la condivisione della loro immortalità. Se è vero che Gesù è un Dio redentore prima di essere un personaggio leggendario, non è più a Giovanni Battista, allo sfortunato Teuda, all'agitatore egiziano che dobbiamo confrontarlo. È a Dioniso, a Core, a Osiride, ad Attis, a Mitra, a quei dèi vincitori della morte, che gli hanno conteso la clientela delle anime. In confronto a Gesù, ci appariranno goffi e grossolani. Ripugnano sovente al nostro gusto per “le nostre idee morali”. Eppure hanno consolato, confortato, esaltato, addolcito gli uomini. Li hanno strappati via dalla noiosa possibilità dell'esistenza. A degli esseri effimeri hanno promesso, mediante una trasformazione della loro natura, un destino eterno. 
Sono inferiori, chi lo negherebbe?, a Gesù. Il loro segno sulla terra è meno profondo. Sono durati poco più di mille anni. Non hanno conquistato l'Europa. Da loro a lui, non c'è filiazione, c'è una guerra a morte. Tuttavia, nel contrasto stesso esiste una rassomiglianza. Si oppongono a Gesù e gli rassomigliano come alla parola [rassomigliano] i balbettamenti, al capolavoro completato le bozze respinte. Se Gesù non ha una parentela diretta con loro, è comunque, per la sua funzione, della loro specie. Li distrugge, perché li combatte sul loro stesso terreno. Lasciamo il Dio Gesù per un po'. Viaggiamo da visitatori mistici nell'immenso mondo pagano che diventerà il suo teatro e la sua conquista. Seguiamo, l'uno dopo l'altro, i cortei danzanti degli iniziati, tra i quali fa irruzione il corteo severo e trionfale dei cristiani. 
Evoco gli dèi in attesa in cui il mondo antico ha riposto in primo luogo le proprie speranze, prima di attaccarsi al Dio che regna oggi sull'Occidente. I vinti hanno già alcuni tratti del Vincitore.

Nessun commento:

Posta un commento