giovedì 5 giugno 2014

Del Silenzio di Paolo — e di ogni altro

In che modo Paolo sa di Gesù?
 
Tramite forse quel che fece Gesù durante la sua esistenza? Gli apostoli o altri che avevano testimoniato il ministero di Gesù lo misero forse al corrente?

No!

Paolo con veemenza nega di aver ricevuto la sua conoscenza da qualche uomo. Paolo ha appreso del Figlio unicamente mediante rivelazione e scritture.  “Dio scelse di rivelare in me [εν εμοι] il Figlio suo,” dice in Galati 1:16. Burton Mack, uno studioso che apprezzo parecchio nonostante sia storicista, sottolinea che il termine greco usato in questo punto, εν, significa ''in'' nel senso di ''per mezzo di'', così Paolo sta dicendo piuttosto letteralmente, “Dio scelse di rivelare attraverso me il Figlio suo.” [1] Lo scrittore di Efesini, sulla stessa frequenza, dice:
Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito. 
(Efesini 3:4-5)


Paolo indica sempre le scritture come la fonte del suo vangelo, e di ogni cosa che sa di Cristo e della salvezza.


...che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture.
(Romani 1:2)

A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè 
che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture
e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture

(1 Corinzi 15:3-4)

È Dio, mediante lo Spirito, che ha affidato a Paolo questo vangelo, ed è Dio che ha costituito apostoli come Paolo per divulgare il suo messaggio.
È importante riconoscere che Paolo era morto da tempo, interi decenni prima che i vangeli fossero mai scritti. Paolo e la maggior parte delle altre epistole giunsero per prima, e i vangeli e gli Atti arrivarono più tardi. Le scritture di Paolo erano la traduzione greca della Bibbia Ebraica nota come la Septuaginta. Per Paolo, l'esistenza del Salvatore è stata fino ad allora sconosciuta. Egli è stato un segreto, un ''mistero'' nascosto nel Cielo per secoli (o meglio, per ''eoni'') da Dio, ma solo ora quel mistero è rivelato assieme con la promessa di salvezza. Questo dicono ripetutamente Paolo e gli altri scrittori di epistole:

Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti.
...
A colui che ha il potere di confermarvi
nel mio Vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero, 
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.
 

(Romani 3:21, 16:25-27)

...il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.
...
...perché i loro cuori vengano consolati. E così, intimamente uniti nell’amore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che è Cristo.

(Colossesi 1:26, 2:2)

Già designato prima della fondazione del mondo, egli è stato manifestato negli ultimi tempi per voi.
(1 Pietro 1:20)


Tutti quelli autori non risalgono indietro a qualche sorta di Gesù umano e in verità, come in Tito 1:2-3:
...nella speranza della vita eterna promessa prima di tutti i secoli da Dio, che non può mentire. Egli ha rivelato nei tempi stabiliti la sua parola mediante la predicazione che è stata affidata a me per ordine di Dio, nostro Salvatore.
(Tito 1:2-3)

...spesso non c'è posto per una tale figura nella loro teologia. Al contrario, parlano di Cristo come se fosse solo ora, al momento in cui scrivono, presente sulla Terra:
Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero, cioè nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.
(1 Giovanni 5:20)


Come se fosse solo ora mandato da Dio proprio come inviò anche lo Spirito. E in parecchie circostanze, a dire il vero, lo Spirito di Dio e il Figlio di Dio sono trattati come se fossero la stessa cosa:
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
(Romani 8:9)


E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!»
(Galati 4:6)

So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all’aiuto dello Spirito di Gesù Cristo...
(Filippesi 1:19) 


Paolo mai si rendeva conto che là, nel più recente passato, si supponeva fosse appena vissuto un individuo reale di nome Gesù?

Se vuoi sapere di informazioni biografiche sul tardo Gesù di Nazaret da Paolo o da qualche altro scrittore cristiano non di un vangelo nell'intero primo secolo, allora sei sfortunato: nessuno ha qualcosa da dire circa Gesù l'Essere Umano. Le parole Betlemme, Nazaret e Galilea mai affiorano nelle lettere del Nuovo Testamento, e la parola Gerusalemme non è mai utilizzata in connessione a Gesù. [2] Non c'è nemmeno un indizio di alcuno dei siti sacri, tanto meno pellegrinaggi. Cosa delle sante reliquie - dei vestiti di Gesù, le cose da lui usate nella vita di ogni giorno, le cose da lui toccate? Non c'è niente del genere fino al quarto secolo, quando i pezzi della ''vera croce'' iniziarono ad emergere, la tomba di Gesù è ''scoperta'', la prima sindone sul presunto monte della morte di Gesù è ostentata, e inizia a innescarsi il business del pellegrinaggio, ancora oggi procedendo a gonfie vele. [3]


Perchè quell'assenza? Perchè quel silenzio? La razionalizzazione standard dei folli apologeti è che Paolo non fu interessato all'esistenza terrena di Gesù -- davvero una delle più fragili e folli razionalizzazioni che siano mai emerse dal cristianesimo, che è dire tutto. Atti degli Apostoli dice che dopo la sua conversione, Paolo si recò immediatamente dagli anziani di Gerusalemme  e si sottomise umilmente ad ogni cosa che gli dicevano, ma dal personale racconto di Paolo in Galati, egli attese tre anni successivi alla sua conversione prima di fare una breve visita di quindici giorni a Gerusalemme per recarsi a conoscere Pietro e Giacomo. E non ritornò indietro per altri quattordici anni. Paolo apprese tutti i fatti della vita di Gesù in quella sola occasione? Visitò i Luoghi Sacri? Se lo fece, possiamo credere che non avrebbe condiviso quelle esperienze, almeno in qualche punto delle sue lettere? È spesso affermato che la spiegazione dell'impressionante silenzio di Paolo intorno alla vita di Gesù è semplicemente che si trattavano di scritti ''occasionali''. Paolo (e apparentemente, ogni altro scrittore del Nuovo Testamento per quasi l'intero primo secolo) proprio non ha mai avuto ''occasione'' di menzionare qualcosa di questa informazione mancante su Gesù nelle loro lettere. Ma naturalmente Paolo e gli altri come Paolo costantemente hanno ''occasione'' di parlare di Gesù  -- e tuttavia mancano di farlo di nuovo e ancora di nuovo. Gli scrittori del Nuovo Testamento non citano mai gli insegnamenti o gli esempi di Gesù nei conflitti che dilaniarono l'antica chiesa su questioni come la circoncisione, se la salvezza fosse ottenuta per grazia o per le opere, se condividere o meno il desco con i gentili, ecc., ecc. Al contrario, loro costantemente puntano indietro alle antiche scritture ebraiche per risolvere simili laceranti controversie.
Un solo esempio: Gesù aveva insegnato che tutti i cibi fossero puri -- e tuttavia questo era ancora una questione di dibattito nell'antica comunità cristiana. Così per quale motivo Paolo doveva persistere a rovellarsi su di essa? Paolo doveva solamente citare le personali dottrine di Gesù e così avrebbe risolto di punto in bianco la questione. Caso chiuso. Così per quale motivo Paolo non si chiede mai, ''Cosa farebbe Gesù?'' Come nota Earl Doherty, siamo indotti a pensare che quando Paolo parte per uno qualsiasi dei suoi viaggi missionari, la gente starebbe a chiedergli incessantemente domande su quest'uomo della Palestina che fu il Figlio di Dio e il Salvatore del mondo intero. Se non domande circa la sua esistenza e i suoi miracoli, si ipotizzerebbe quantomeno che loro almeno volessero sapere ciò che insegnò. Al contrario, c'è un'assenza totale di tutto quanto, un silenzio onnicomprensivo che perdura fino ad almeno il quarto finale del primo secolo.

Forse se era solo Paolo che evitava stranamente ogni menzione dell'esistenza terrena di Gesù, o solo lui che contraddiceva il ritratto di Gesù offerto nei vangeli, potremo essere capaci di far una tirata di spalle e volgerci ad altro dicendo ''Bene, è solo Paolo che è strano''. Ma quando tutti gli altri antichi (e soprattutto, anteriori ad ogni vangelo scritto) scrittori del Nuovo Testamento fanno esattamente la stessa cosa, la scusa diventa insostenibile. Sebbene nessuno studioso obiettivo pensi ancora che Giacomo, Giuda, e 1 & 2 & 3 Giovanni fossero realmente lettere scritte dai seguaci e membri familiari di Gesù contro quanto pretendono quelle lettere, è impressionante che nessuno di quelle lettere parli ancora circa l'esistenza di Gesù ad ogni caso. Non sapremo mai dalla lettura delle epistole di Giacomo o di Giuda che uno o l'altro fosse il fratello carnale di Gesù, nemmeno come semplice, insistente pretesa. Il reale autore o i reali autori che fabbricarono quelle lettere non potevano sapere evidentemente che Giacomo e Giuda erano creduti essere parenti di Gesù. Altrimenti come potevano aver trascurato l'enorme opportunità a portata di mano di citare tanto di nome del Salvatore e accrescere così l'autorità delle loro lettere ancora di più? Si ripete una situazione simile con l'inventore (o gli inventori) delle lettere dell'apostolo Pietro. Nonostante in entrambe le lettere l'autore tenta di far passare sé stesso come l'apostolo Pietro e un testimone oculare di Gesù:
Esorto dunque gli anziani che sono tra di voi, io che sono anziano con loro e testimone delle sofferenze di Cristo e che sarò pure partecipe della gloria che deve essere manifestata...
(1 Pietro  5:1)

Infatti vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Gesù Cristo, non perchè siamo andati dietro a favole abilmente inventate, ma perchè siamo stati testimoni oculari della sua maestà.
...
E noi l'abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo.

(2 Pietro 1:16, 18)

...tu mai verresti a sapere, dalla lettura di una o l'altra delle presunte ''lettere'' di Pietro, che costui fosse un semplice pescatore della Galilea (sia illetterati sia senza istruzione, secondo Atti 4:13) che davvero conobbe Gesù di persona e trascorse del tempo con lui. Al contrario, leggiamo noiosi, tediosi discorsi in un greco altamente educato da parte di uno studioso chiaramente ben versato nella Septuaginta e in altra letteratura, che espone autorevoli regole comunitarie per vivere sotto il dominio romano e lezioni su Gesù che ricordano il tono di uno che fa da cicerone in un museo di antiquariato. E nonostante l'autore sta scrivendo in parte per combattere schernitori che accusano i cristiani di credere a “favole abilmente inventate,” [i primi miticisti dell'epoca?] egli non ha nessuna testimonianza personale da contrapporre alle loro obiezioni.
Perfino quando descrive la crocifissione:
Infatti a questo siete stati chiamati, poichè anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio perchè seguiate le sue orme. 
Egli non commise peccato e nella sua bocca non si è trovato inganno. 
Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente; egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinchè, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti.
 (1 Pietro 2:21-24)


questo pseudoPietro non dice mai una parola della sua esperienza personale, di quello che ha visto e ha vissuto nel suo tempo -- al contrario, cita solo un pò di righe dall'Antico Testamento (Isaia 53:5) per descrivere cosa accadde durante il giorno più importante della sua vita! [4] Parimenti, il chiaro ''resoconto'' di due versi del battesimo di Gesù e della Trasfigurazione:

Egli, infatti, ricevette da Dio Padre onore e gloria quando la voce giunta a lui dalla magnifica gloria gli disse: «Questi è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi l'abbiamo udita questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo.
(2 Pietro 1:17-18)

...è preso chiaramente da Matteo 3:17 e  17:5 (a loro volta presi da Marco):
Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».
...
Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».

(Matteo 3:17, 17:5)

Così è chiaro che chiunque stava cercando fraudolentemente di far passare sé stesso come ''Pietro'' non aveva mai udito alcun ricordo personale della vita di Gesù proveniente dal vero Pietro.

[1] Burton Mack, Who Wrote the New Testament?: The Making of the Christian Myth, Scranton, Harpercollins 1995, pag. 102.
[2] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 73.
[3] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 75.
[4] Earl Doherty, The Jesus Puzzle, pag. 24.