sabato 3 maggio 2014

Del perchè non esistono contraddizioni nei vangeli, ma solo correzioni e sostituzioni

Di solito, specialmente gli atei ma in generale tutti i non credenti, si divertono a puntare il dito contro le contraddizioni nei vangeli, contraddizioni che secondo loro confermerebbero quanto distante fu l'autentico messaggio del vero ''Gesù storico'' da quello falsamente attribuitogli dalle chiese e teologie successive. Ma esistono davvero, queste contraddizioni? Non ne vedo nessuna.

E non posso più vederle nella misura in cui comprendo perchè i vangeli erano scritti.  
Nel cristianesimo antico, esisteva un'impressionante, colossale diversità di sette e contro-sette. Esistevano i  Simonìaci, Nicolaisti, i Cerintiani, i Carpograziani, gli Adamiti, i Valentiniani, i Marcioniti, gli Apelliti, i Camiti, gli Ofiti, i Balisilidiani, gli Ebioniti e molte altre sette ancor più piccole contrassegnate da sottili differenze in campo teologico e cristologico.  In ogni cultura c'è spazio per un'estrema variazione e il cristianesimo non fa eccezione. Specie se all'epoca mancava di un'ortodossia ben stabilita.

E così accade che proprio l'assenza di un'ortodossia, o qualcosa di simile al mito successivo della Successione Apostolica (quella fittizia istituzione dei 12 che il folle apologeta Mauro Pesce ritiene ''storica'' perchè ''scomparsa'' prematuramente e, aggiungerei, inspiegabilmente), è la ragione del perchè si parla di vangeli al plurale e non bastò un'unica allegoria, quella di Marco, ma furono prima o poi necessarie riedizioni diverse della stessa allegoria per rivolgersi allo stesso target religioso.

È sufficiente rammentare le parole di Ireneo (nel 180 EC) nel suo ''Contro le Eresie'':
Tali, quindi, sono i primi principi del Vangelo: che c'è un solo Dio, il Creatore di questo universo; Colui che è stato anche annunciato dai profeti, e che tramite Mosè ha stabilito la dispensazione della legge, -- [i principi], che proclamano il Padre del Signore nostro Gesù Cristo, e ignorano qualsiasi altro Dio o Padre se non lui. Così fermo è il terreno su cui poggiano questi Vangeli, che gli stessi eretici rendono testimonianza a loro e, partendo da questi [documenti], ognuno di loro si sforza di stabilire la sua dottrina particolare. Infatti gli Ebioniti, che utilizzano solo il Vangelo di Matteo, sono confutati da questo stesso, facendo false congetture riguardo al Signore. Ma Marcione, mutilando quello secondo Luca, è provato essere un bestemmiatore dell'unico Dio esistente, proprio da quei [passaggi] che egli trattiene ancora. Coloro che, ancora una volta, separano Gesù da Cristo, asserendo che Cristo rimase impassibile, ma che fosse Gesù a patire, preferendo il Vangelo di Marco, se lo leggessero con amore di verità, potrebbero aver rimediati i loro errori. Quelli, inoltre, che seguono Valentino, facendo uso abbondante di quello secondo Giovanni, per illustrare le loro congetture, risulteranno essere totalmente in errore per mezzo di questo Vangelo, come ho dimostrato nel primo libro. Dal momento che, dunque, i nostri avversari recano testimonianza a noi, e fanno uso di questi [documenti], la nostra testimonianza da loro recata ​è salda e vera.
(Contro le Eresie 3:11.7)

Non posso fare a meno di far notare al lettore, se è così disattento da non notarlo per suo conto, il clima di odio e di forte dogmatismo che traspare dalle parole di questo ''Padre della Chiesa''. Non occorre respirare i peggiori pregiudizi anticattolici e neppure avere simpatie per gli eretici ''in quanto eretici'' per respirare la grettezza di quel clima così claustrofobico e settario all'occhio di qualunque spirito libero che si rifiuti di sottomettersi ad ogni lettura letteralista dei ''vangeli''.

Ireneo intende dimostrare che i vangeli derivano l'autorità che meritano dall'aver attirato l'interessata attenzione degli eretici, nonostante fossero stati scritti dagli ''autentici'' cristiani -- ovviamente proto-cattolici com'è proto-cattolico Ireneo --  e furono solo dopo manipolati e manomessi dagli eretici a loro uso e consumo. Ovviamente, non abbiamo nessuna prova che confermi le pretese inquisitorie di Ireneo: i quattro vangeli ci giungono totalmente anonimi, e neppure sappiamo se in origine fossero solo quattro in uso presso i primi cristiani. Stando ad Ireneo, le quattro maggiori sette cristiane eretiche utilizzavano, per loro conto, solo un unico vangelo.

Quello che sappiamo è che dagli inizi del Secondo secolo, o al più dalla metà del Secondo secolo, almeno quattro vangeli venivano usati a discrezione da eretici e proto-cattolici. Il più antico testimone proto-cattolico di un vangelo o della consapevolezza di esso è Giustino Martire nel 150 EC, ma anche lui offre solo la sua personale armonizzazione dei vangeli.

Un esempio di come potevano essersi svolte le cose, in tutto quel brulicare di sette e chiese rivali in aperta concorrenza tra loro, è qualcosa del genere, e non voglio suonare dogmatico perchè so bene che possono esserci state altre evoluzioni più o meno simili, più o meno differenti, da quella che propongo solo come mera ipotesi (a me in fondo importa solo riconoscere la dipendenza letteraria dei vangeli sul primo di essi, ossia Marco, a supporto della cronologia miticista per la quale simpatizzo).

All'inizio ci fu un solo vangelo, una sola allegoria.

Poi ci fu una versione di questo vangelo originario debitamente mutilato dai ''difensori del giudaismo''.

Quindi Marcione cercò di correggere questa versione mutilata con una sua versione.



Marcione, d'altra parte, dovete sapere, non attribuisce nessun autore al suo Vangelo, come se non gli fosse permesso di apporre un titolo a quel vangelo di cui non era nessun reato (ai suoi occhi) sovvertire lo stesso corpo.
(Tertulliano, ''Contro Marcione'', 4.4.4)

Ed infine la versione di Marcione fu re-giudaizzata nuovamente per diventare l'odierno vangelo di Luca.

Non ci vuole molta fantasia a dare i nomi che sappiamo a questi vangeli: prima Marco, poi Matteo, poi l'''anti-Matteo'' di Marcione, ed infine, mirabile (si fa per dire) sintesi proto-cattolica del tutto, il vangelo per me più antipatico, Luca.

E il vangelo di Giovanni è così inutile per me che posso far risucchiare la sua genesi nello stesso maelstrom che generò il diluvio di vangeli gnostici conseguente.

  Si noti anche che Marcione è il primo a rendersi conto che i vangeli furono scritti in forma anonima.

Infatti, se il Vangelo, detto di essere di Luca, che è in circolazione tra di noi (vedremo se lo è anche da Marcione), è proprio quello che, come sostiene Marcione nelle sue Antitesi, è stato interpolato dai difensori del giudaismo, allo scopo di un tale accorpamento in esso della legge e dei profeti, nella misura in cui dovrebbe loro permettere di modellare da esso il loro Cristo, di certo egli non poteva aver così sostenuto di esso, se non lo avesse lui stesso trovato (in questa forma).
(Tertulliano, Contro Marcione, 4.4.2, mia libera traduzione)


Ovviamente Tertulliano è così stronzo da assumere che ''Luca'' sia stato scritto ben prima del 70 EC.

Dunque ci furono almeno tre comunità: la comunità di Marco, la comunità che reagì a Marco per difendere l'ebraismo (Matteo) e la comunità di Marcione che poi finì fagocitata e cooptata in quella di Luca.

Guardacaso, si tratta delle stesse sette menzionate sopra da Ireneo.

Ecco spiegata dunque la ragione di tutte quelle contraddizioni nei vangeli, che i folli apologeti più sottili -- un Dale Allison o un J. D. Crossan -- amano puntare come prova della contesa di un reale e concreto ''Gesù storico'': in realtà quelle contraddizioni nacquero non sull'onda del tentativo di ''ricordarsi via via meglio'' quello che fece un ipotetico ''Gesù storico'' o quello che più aggradava e interessava del suo presunto ''messaggio più autentico'', ma sulla scia della ripetuta SOSTITUZIONE del vangelo precedente con il vangelo successivo, dell'allegoria di una setta con l'allegoria di un'altra setta, della teologia anteriore con la teologia posteriore. In altre parole, stavano scrivendo teologia, non Storia ricordata.

La comunità di Matteo non usò Marco ed un altro ipotetico vangelo (ad esempio, Q): semplicemente mutilò Marco per creare Matteo.

Ogni vangelo rappresentava il tentativo di riscrivere secondo gli interessi ideologici di turno quale doveva essere l'''ortodossia'' giusta da rispettare e pertanto ogni vangelo rappresentava ipso facto l'implicita sconfessione di tutti gli altri vangeli precedenti o contemporanei (e dunque rivali).

Insomma, occorre rinunciare all'immagine idealizzata di quattro pacifici autori DELLA STESSA CHIESA che si passano comodamente la palla l'un l'altro per recensirla ciascuno nel rispetto del precedente: se Marco avesse saputo cosa avrebbe fatto Matteo mutilandolo e correggendolo a dovere, si sarebbe guardato bene dal dare nelle sue mani la propria allegoria con tanto di reconditi significati ivi nascosti. E come per Marco e Matteo, così per ogni altra relazione tra un vangelo precedente e quello successivo.

Solo quando una particolare setta cristiana si sentì così sicura di sé da poter indisturbata STRINGERE LA PRESA su quattro vangeli per cementificare una volta per tutte la propria universalità -- l'inesorabile simbolo del Quadrato --, solo allora i cristiani osarono chiamare la loro ecclesia col pomposo nome di catholica, ''universale''. E solo allora divenne inutile scrivere altri vangeli, affastellando contraddizioni su contraddizioni. 

È certamente ingenuo da parte della chiesa trionfante riconoscersi nel minimo comune denominatore risultante da ben quattro vangeli promossi a vangeli canonici, trascurando le loro differenze così visibili e perdendone così il significato, da farle sembrare all'occhio incauto inevitabili ''contraddizioni'' nel magma confuso di ''ricordi'' del ''vero uomo e vero Dio'' Gesù Cristo. E così l'umanità divenne non più consapevole del fatto che la ragione di quelle apparenti ''contraddizioni'' era dovuta in primo luogo all'ignoranza delle relazioni e dipendenze testuali tra quelle versioni a partire da una sola, medesima allegoria.