sabato 4 febbraio 2023

Origini Sociali del CristianesimoIsaia

 (segue da qui)

Isaia.

Il tema iniziale suggerito dall'oracolo di Giacobbe si arricchiva, per i credenti, di dati nuovi nel primo dei grandi profeti.

In una scena molto vivida, Isaia mostra Acaz, re di Giuda, simile alla foglia mossa dal vento, perché i Siriani, alleati alla gente di Samaria, stanno marciando contro di lui e sono già accampati in Efraim: «Domanda in tuo favore», gli dice, «un segno a Jahvé». Al rifiuto del re, che non vuole affatto tentare Dio, riprende:

«Il Signore stesso vi dà un segno: ecco, la giovane donna concepirà, partorirà un figlio e gli darà il nome Immanuel». [5]

Quest'ultima parola vuol dire «Dio con noi». Un tale nome dato al bambino era, nel pensiero del profeta, un segno sensibile dell'aiuto promesso da Dio al suo popolo, della disfatta imminente dei Siriani e dei loro alleati. Ma i pii lettori del primo secolo si preoccupavano pochissimo di Acaz e dei suoi avversari. Applicavano l'oracolo a sé stessi. Si dicevano dunque che Dio stesse dando loro come «segno» della sua assistenza fedele la venuta di un bambino misterioso oltre che meraviglioso, in cui la divinità si univa alla nostra umanità e che avrebbe trionfato sulle potenze malvagie. Quella interpretazione si legge in chiare lettere nel Vangelo secondo Matteo [6] e in altri testi arcaici. Avrà giocato un ruolo considerevole nell'elaborazione della nuova fede.

Nel corso di un'altra scena, il profeta aggiunge, parlando della sorte riservata al territorio di Efraim, dove si accampano i nemici.

Se i tempi passati hanno coperto di obbrobrio

il paese di Zabulon e il paese di Neftali,

I tempi a venire  copriranno di gloria

la via del mare... il distretto dei Goyim.

Il popolo che camminava nelle tenebre

vide una grande luce

Su coloro che abitavano il paese dell'ombra e della morte

una luce rifulse...

Perché un bambino ci è nato,

un figlio ci è dato.

Il dominio riposa sulle sue spalle

e gli si dà per nome:

Consigliere ammirevole, Dio forte,

Padre eterno, Principe della pace. [7]

Questa immagine fa da controparte a quella della nascita di Immanuel. Ha la stessa origine e tende allo stesso scopo. Ma è stata anche distorta rispetto al suo senso primitivo dai lettori cristiani. Costoro, vedendo il passato solo attraverso il presente, non hanno sottolineato il ruolo che gioca il simbolismo nell'opera di Isaia. Hanno inteso alla lettera appellativi figurativi, che erano solo semplici segni dell'aiuto promesso a Israele. Il bambino dai nomi prestigiosi: «Dio forte, Padre eterno» è diventato per loro il Cristo Salvatore, generato dall'Altissimo e venuto quaggiù per porre fine ai nostri mali. Il paese di Efraim o Galilea, «via del mare» per gli orientali, e «distretto dei Goyim» per i palestinesi del sud, quella regione «coperta di tenebre» sulla quale rifulse una «grande luce» è così apparsa come la patria predestinata di Gesù. Quella interpretazione del testo di Isaia si afferma già nel Vangelo secondo Matteo e in altri testi contemporanei. [8] Senza dubbio risale ai primi tempi del pensiero cristiano.

Si legge un po' più oltre nello stesso profeta:

Un ramo uscirà dal tronco di Iesse

e dalle sue radici nascerà un germoglio.

Su di lui riposerà lo Spirito di Jahvé,

Spirito di sapienza e di intelligenza,

Spirito di consiglio e di forza,

Spirito di conoscenza e di timore di Jahvé...

Non giudicherà dall'apparenza,

non pronuncerà per sentito dire.

Ma egli giudicherà i piccoli con giustizia.

E pronuncerà secondo il diritto sugli umili...

Egli colpirà la terra con la verga della sua bocca,

e con il soffio delle sue labbra ucciderà gli empi.

La giustizia cingerà i suoi fianchi;

e la fedeltà sarà la cintura dei suoi lombi...

Le nazioni si volgeranno verso di lui,

e la sua dimora sarà gloriosa. [9]

È chiaro che il profeta ha in vista un futuro re di Giuda, derivato dalla dinastia regnante che risale a Davide e, attraverso di lui, a Iesse. La sua immaginazione lo adorna con le qualità e le virtù che fanno il sovrano ideale, quelle soprattutto il cui bisogno si fa più sentire alla sua epoca. Siccome i monarchi ebrei non contano minimamente in confronto ai loro potenti vicini d'Egitto e di Babilonia, fa del loro grande erede un padrone onnipotente, la cui parola sarà come una verga e ucciderà gli avversari. Siccome la giustizia è ben lungi dal regnare a corte, egli la vede ormai trionfare. Mentre Acaz non ha osato domandare un segno al Signore, l'Unto del Signore che verrà in seguito sarà tutto ricolmo del suo Spirito. Le bellezze del prossimo futuro sono un giusto compenso per le miserie del presente. Ma il quadro è talmente ideale che è parso difficilmente applicabile a un semplice re di Giudea. I primi cristiani l'hanno inteso a proposito della persona del Cristo, ed è a quella concezione che si ispira già il racconto iniziale dei Vangeli, dove si vede lo Spirito Santo discendere su di lui per condurlo in seguito nel deserto. [10]

NOTE DEL CAPITOLO 4

[5] Isaia 7:11, 12, 14. Si sa che le traduzioni cristiane della Bibbia scrivono qui: «La Vergine concepirà», mentre il termine ebraico significa «la giovane donna» (JM.).

[6] Matteo 1:23.

[7] Isaia 8:23 e 9:1 e 5.

[8] Matteo 4:14.

[9] Isaia 11:1-11.

[10] Matteo 3:16 e 4:1.

Nessun commento:

Posta un commento