martedì 14 novembre 2017

Di come lo storico ateo Richard Carrier denuncia la sostanziale inaffidabilità delle sedicenti “prove” di un Gesù storico (II)

Se gli Dèi sono il prodotto dell'immaginazione, non si deve perciò concludere (e dico questo per prevenire una obiezione) che la Bibbia sia una pura favola. Dissi che il Dio pagano, il Dio della Bibbia e gli oggetti dell'adorazione tali quali ce li rappresenta il concetto religioso, sono un puro effetto della immaginazione. Non per questo si dedurrà che se, per esempio, il sole fu oggetto della nostra adorazione, debba quest'astro essere una creazione della fantasia, nè che Mosè e Gesù divinizzati dalla Bibbia non siano mai esistiti. La fantasia diffatto nulla crea, ma elabora gli elementi della storia e della natura e li trasforma in esseri fantastici. Quindi io non negherò che Gesù sia veramente esistito, abbia vissuto e sofferto a cagion della sua dottrina; ma nego bensì ch'egli sia stato il Cristo, figlio di dio, nato da una vergine, che abbia fatto dei miracoli e risuscitati i morti, e sia risorto e salito al cielo. In una parola, io nego tutta la leggenda evangelica, poiché il Gesù degli evangeli non è un personaggio storico, ma un prodotto della fantasia religiosa, ed è lavoro ingratissimo ed assurdo, a compiere il quale ne mancano i dati storici, quello di separare nella sua vita le cose vere da quelle che vere non sono, e che soltanto al Cristo possono attribuirsi. Perciò il Gesù della Bibbia, nonostante gli sforzi fatti dal moderno criticismo, resterà sempre una personalità fantastica.
(Luigi Feuerbach, Trenta Lezioni sulla Essenza della Religione, Lezione XXI) 

Perchè alcuni atei sono così sicuri della storicità di Gesù? Se si ignorano quegli atei che fanno così per puro spirito di carriera (i vari Bart Errorman che si sono spinti fin troppo oltre nel legare il proprio nome e il proprio prestigio alla convinzione che Gesù sia una figura storica, da esser seriamente difficile per loro dover ritrattare da un giorno all'altro), se si ignorano quegli atei che nutrono un misto di inferiorità e imbarazzo verso gli accademici credenti — i cosiddetti “esperti sul Gesù storico” (in realtà teologi sotto mentite spoglie di storici) — e quindi vogliono concedere loro qualcosa per una sorta di “dovuta” riconoscenza, rimangono solo due tipi di atei da considerare davvero:
A) quelli atei che credono che un Gesù storico sia utile ai fini stessi della propaganda atea (e qui ho in mente in particolare i proponenti di un Gesù sedizioso anti-romano o di un Gesù mago, per esempio),
B) quelli atei che credono che un Gesù storico sia utile per ribadire la migliorabilità della stessa religione cristiana sulla scorta di un presunto gesuanesimo originario liberato dall'offuscamento paolino,
C)
quelli atei che credono che un Gesù storico sia utile per affermare che c'è del “buono” perfino in una religione così ciecamente fideista come quella cristiana (qualcosa come: “sì, i cristiani son dei gran boccaloni, eppure almeno l'oggetto dei loro sogni è una larva umana storicamente esistita, quindi dopotutto la natura umana non si lascia poi così facilmente ingannare da quello che altrimenti sarebbe un puro mito e un grande inganno”) e, per estensione, nella stessa natura umana. 
Non ne scorgo altri motivi. O meglio, non vedo motivi che esulino distintamente dalla mera considerazione  utilitaristica dietro l'accettazione di un Gesù storico. In tutti e tre i casi appena citati, l'ipotesi “Gesù storico” è accettata per la sua utilità a  fini puramente ideologici: propaganda atea di basso consumo, speranza nella migliorabilità della religione, eccessiva fiducia nella natura umana. Ma se un Gesù storico non esistette affatto, allora non si può accusare più il cristianesimo di avere divinizzato — ed eclissato deliberatamente — un mero uomo, non si può pretendere più di migliorare le corrotte istituzioni religiose facendo leva sul fulgido (si fa per dire) esempio di un Gesù storico, e tantomeno si può negare che l'uomo possa essere capace di così tanta malizia e doppi fini da mentire perfino sul conto dell'esistenza storica di un Profeta immaginario adorato da miliardi di uomini. E così, gli atei storicisti si rivelano, in tutti e tre i casi citati, degli autentici ingenui.

Ma è quanto mai increscioso osservare questi ingenui attaccare il miticista di turno con un'arroganza montata ad arte pur di celare la propria imbarazzante ingenuità — e ignoranza.

Ma di una cosa sono convinto: se esisteranno in definitiva atei che crederanno che Gesù sia esistito senza averne le prove, è perchè quelli atei non vorranno ammettere, si rifiuteranno di ammettere con tutto sè stessi, con tutta la loro anima, con tutto il loro cuore, con tutto il loro spirito, che qualcuno potesse aver inventato a tavolino la fittizia biografia terrestre di un arcangelo celeste, convincendo altri della sua realtà. Si rifiutano di vedere e di constatare il peso che la menzogna ha e avrà nelle nostre vite — che non potrà non avere. Se questa non è ingenuità, come altrimenti si può chiamarla?



Di seguito offro la traduzione (sempre dell'abilissima “roxi” che scrive sul forum di Pier Tulip), della Parte 2 della risposta del miticista Richard Carrier alla storicista Kristi Winters (la traduzione della Parte 1 è già stata pubblicata qui).
 


  Kristi Winters sul Gesù Storico: Parte 2

Di Richard Carrier
24 Settembre 2017



[Traduzione di roxi]



Ieri ho segnalato i difetti dell’argomentazione per la storicità di Gesù di Kristi Winters su YouTube nel 2015. All’epoca, per la maggior parte, la sua argomentazione era almeno rispettabile mainstream e soltanto disinformata su un sacco di cose. Ma poi, nel 2016 e nel 2017, i suoi video su questo soggetto sono diventati più gagliardamente ignoranti ed erronei (i link a tutti i sui video sono nell'articolo di ieri). Continua a commettere lo stesso fallimento skepticism 101: legge soltanto la difesa da mercato popolare della storicità e ignora del tutto l’ultimo caso contro di essa passato per la peer-review. Così, tutto quello che finisce per fare è costruire ipotesi selvagge e non accurate da Did Jesus Exist? di Bart Ehrman. Che, a differenza di molti suoi [di Ehrman] altri lavori, non è né uno studio passato per la peer-review, né un sommario a livello divulgativo di qualche studio passato per la peer-review. È anche pieno di errori. (In circa cento anni, in realtà non c’è stata nessuna specifica difesa della storicità che sia passata per la peer-review; e quell’unica, di Shirley Jackson Case, non è più applicabile al corrente stato degli studi (vedi OHJ, pp. 592-93).

Gesù È Esistito Perché [inserite una calunnia]


Devo anche far notare che dal 2016 Winters si è abbassata alla calunnia come strumento della sua retorica (tecnicamente, diffamazione a mezzo stampa, ma sapete cosa voglio dire).

Sospetto che Winters sia la commentatrice “sociologa” che qualche tempo fa fece completamente a pezzi fatti e logica sul blog di Bart Ehrman, cosa che io ho discusso in Two Lessons Bart Ehrman Needs to Learn about Probability Theory. Poiché questo si verificava alla fine del 2016, se non sbaglio, dimostra che Winters ancora non aveva mai letto niente della letteratura, passata per la peer-review, che sfida la storicità di Gesù, e nemmeno niente della metodologia del settore. E, spaventosamente, piuttosto che leggerla, dice palesemente menzogne su ciò che contiene, dimostrando che non ne ha mai letto niente. Eppure fa affermazioni su ciò che la letteratura dice, come se fosse una che ne ha una conoscenza precisa. Che è davvero mentire. Quel commento sul suo [di Ehrman] blog è anche letteralmente diffamatorio (fa diverse affermazioni dimostrabilmente false, che hanno lo scopo di screditarmi per nome, e mostra un disprezzo totalmente sconsiderato per la verità di quelle affermazioni). L’unica cosa che la salva da un’azione legale è che nessuna persona di buonsenso crederebbe a ciò che dice, quando è così chiaramente contrario a quello che è veramente argomentato nei miei libri. Ma che Winters debba ricorrere alla calunnia per difendere la storicità di Gesù, dimostra quanto sia impossibile difendere onestamente la storicità di Gesù.

Ho già denunciato quella calunnia là come la più spudorata e immorale menzogna che è, nel mio articolo su di essa. Perciò non ho bisogno di ridiscuterne qui. Ma è indicativo se lei lo ha fatto, perché nei commenti sui suoi video, accumula più o meno sempre la stessa roba.

Per esempio, qui dice:

“Ho letto la recensione di Ehrman dello scadente studio di Carrier in DJE [Did Jesus Exist?]. Per esempio, Carrier usa solo traduzioni in Inglese perché non è in grado di leggere il Greco antico o L’Ebraico. Carrier fa un sacco di errori a causa della sua incapacità di condurre uno studio nella maniera corretta.”



Primo, Ehrman non ha mai detto questo. Da nessuna parte. Perciò, implicare che lo abbia fatto, è diffamarci entrambi. Anzi, Ehrman non mette mai in questione la qualità del mio studio in DJE. A malapena ne ha preso in esame qualcosa. L’unica cosa che abbia mai detto al riguardo, è stata la sua rimostranza quando ho concluso che i primissimi Cristiani credevano che Gesù fosse divino, cosa che lui fustigò come una cosa da ignoranti. Poi pubblicò un intero libro, dove sosteneva che avevo ragione. Pensa un po’! Peggio, l’unico mio lavoro a cui si sia mai rivolto in DJE è Not Impossible Faith. Un libro divulgativo che in ogni sua parte presume che Gesù sia esistito. Ehrman non ha mai letto, né ha mai risposto, al mio argomento per la non esistenza di Gesù.

Secondo, l’affermazione di Winters è calunniosamente falsa. Io ho un B.A. [Bachelor of Arts] rilasciato dall’Università della California Berkeley, con un Minor [titolo accessorio] in Civiltà Classiche, che richiese e perciò incluse corsi sul Greco antico e Latino, incluso il Greco Neotestamentario. Ho un M.A. [Master of Arts], un M.Phil. [Master of Philosophy] e un Ph.D. dalla Columbia University in Storia Antica, per cui ho seguito diversi altri anni di corso in quelle lingue, ed ho dovuto superare esami per dimostrare la mia competenza in traduzioni complesse in Latino ed in Greco. Quegli anni di corso includevano dialetti del Greco antico e linguistica, paleografia (la lettura dei manoscritti e lo studio della trasmissione testuale) e papirologia (sotto Roger Bagnall, uno dei maggiori papirologi del mondo). Ed in OHJ, includo e discuto frequentemente la lingua originale che è dietro le mie traduzioni. Non traduco l’Ebraico e l’Aramaico (né l’ho mai affermato), ma mi baso sempre su letteratura competente quando dico qualcosa di significativo da quelle lingue, ed Ehrman non ha mai detto che quello che ho fatto a questo proposito è sbagliato.

Questo genere di calunnia è illustrativo dell’approccio irresponsabile, illogico e messo in sfida dai fatti, di Winters a questo soggetto. Asserisce credi in totale fiducia, basati su premesse che sono dimostrabilmente false, e che lei dovrebbe sapere che sono false. Questo la rende completamente inaffidabile come fonte su questo argomento.


Gesù È Esistito Perché [inserite una falsità]


Oltre a questo accumulo di calunnie, ci sono solo poche cose nuove nei video di Winters del 2016 e del 2017. Reitera anche gli stessi errori dei suoi video del 2015. Che ho già analizzato. Perciò, leggetevi quello, se volete una piena confutazione, perché non voglio qui riesaminare quegli stessi argomenti. Qui, voglio affrontare le poche cose nuove che aggiunge, che in realtà sono cose vecchie, ma lei non lo sa. Perché non ha mai letto nessuna letteratura passata per la peer-review su questo dibattito.

Una cosa nuova, è come amplia i suoi precedenti punti sulla metodologia. E su questo ha abbastanza ragione. Ma fa un gran casino quando si tratta di applicare i suoi propri metodi. Ma la cosa più importante è che ripete semplicemente proprio gli stessi punti che io stesso ho fatto circa l’appropriata metodologia, e che sono stati sottoposti a peer-review (sia in PH che in OHJ). Una metodologia, tra l’altro, che il suo autore preferito, Bart Ehrman, non ha mai spiegato coerentemente.

Winters dice che una buona teoria dovrebbe essere parsimoniosa. Questo è qualcosa che anch’io ho segnalato, ed enuncio un modello formale per gli storici in Proving History (indice, Rasoio di Occam). Il concetto è in realtà Bayesiano. I suoi ideatori non lo conoscevano, perché la logica formale ad esso soggiacente non era ancora stata scoperta. E la maggior parte delle persone che usano il concetto non pensano mai di chiedere con quale formula logica sia persino in grado di essere valido come criterio per la correttezza di una teoria. Io poi dimostro perché il miticismo del Gesù minimale (OHJ, Cap. 3) è parsimonioso come lo storicismo del Gesù minimale (OHJ, Cap. 2), a causa del ruolo delle conoscenze di background nell’analizzare lo spazio della possibilità (OHJ, pp. 53-55). È così anche a causa del vasto cumulo di supposizioni nascoste che i difensori della storicità continuano a dover fare entrare di soppiatto per salvare la teoria. Ho già discusso tutto questo, in risposta all'unico tentativo professionale, fatto dall’esperto Fernando Bermejo-Rubio, di argomentare per la storicità dalla parsimonia (evidentemente anche questo completamente sconosciuto a Winters).

Inoltre, Winters fa appello all’ampiezza della spiegazione: le teorie buone spiegano più cose, con meno assunzioni ad hoc. Ma, come ho fatto notare in OHJ, il miticismo spiega più cose strane di quanto non faccia lo storicismo (per es. Cap. 8 e 11; e a tutto questo, si può aggiungere che curiosamente Gesù fu in maniera bizzarra così ampiamente mitologizzato, un fenomeno altamente insolito per persone storiche, ed inspiegabile secondo la teoria che c’erano così tanti testimoni oculari in giro da impedire una cosa del genere: es. Cap. 6). E nessuna delle assunzioni è ad hoc nel miticismo minimale. Al contrario, si basano su fatti stabiliti e sulla conoscenza di background del periodo (Cap. 4 e 5; e, per es. Cap. 11.9). Winters fa anche appello al potere esplicativo: le buone teorie esprimono ciò che osserviamo, più probabilmente quello che osserveremmo, più di quanto non facciano le cattive teorie (quello che lei intende con “accuratezza delle predizioni”). E guarda un po’, l’intera argomentazione di OHJ è che il miticismo minimale fa proprio questo (Il cui principio è semplicemente riformulare ciò che implica il teorema di Bayes: le teorie buone hanno un favorevole rapporto di probabilità: vedi Proving History, ed in particolare la sua analisi Bayesiana dell’Inferenza per la Migliore Spiegazione, che è quello che Winters sta descrivendo, nel Cap. 4). E, naturalmente, il principio di falsificabilità. Onde per cui, le condizioni che falsificherebbero il miticismo sono esposte in quasi ogni capitolo di OHJ.

E Winters non sa niente di questo. Perché non ha mai letto niente della letteratura, passata per la peer-review, su questo dibattito.

Ma, metodologia a parte, Winters si immischia in dibattiti fattuali, totalmente ignorante di come questi dibattiti vengano realmente portati avanti nella letteratura passata per la peer-review. Penso che stia solo confidando ingenuamente in Bart Ehrman, aspettando scioccamente che la informi che molte delle cose che lui dice sono ampiamente dibattute o contestate nel suo stesso campo (ed alcune, secondo me, sono state completamente confutate). E dal momento che lui non lo fa, lei suppone che non ci sia nessuna disputa e nessun dibattito, che quello che dice lei è il consensus del mainstream. Perché, come potrebbe, lui, tralasciare qualcosa di così importante come il fatto che non lo è? Come mai?

Per esempio, Winters ripete quello che ora è il ben confutato Argomento dell’Aramaico di Ehrman. Tutti gli studi dedicati, e passati per la peer-review, della metodologia impiegata negli studi su Gesù che analizza questo approccio, hanno dichiarato che è logicamente invalido (vedi PH, pp. 185-86), ed anzi, è dimostrabilmente incapace di sostenere la storicità (OHJ, pp. 383-85, 408-10). Ho già riassunto il problema prima. Gli unici studiosi che lo difendono, violano tutti gli stessi principi metodologici che Winters insiste che essi debbano seguire (vedi, per esempio, i difetti nella sua difesa da parte del suo maggior proponente, l’ultimo Maurice Casey, qui e qui, perciò se fosse coerente, anche lei dovrebbe concordare che questo metodo è invalido.

Oltretutto, se Winters agisse come una scettica responsabile e leggesse davvero la letteratura su questo argomento, passata per la peer-review, saprebbe che i miticisti non hanno bisogno di spiegare come l’Aramaico venne importato nelle leggende di Gesù: i professori difensori dello storicismo che lei elogia, hanno già fornito queste spiegazioni (di nuovo, vedi PH, pp. 185-86 and OHJ, pp. 383-85, 408-10, dove cito ripetutamente che lo hanno fatto. Perché, ehm, molti di loro già sostengono che quelle cose non provengono da Gesù. I miticisti, semplicemente, concordano con quegli esperti. Non hanno bisogno di venirsene con nessuna nuova teoria loro propria. Numerosi esperti nella letteratura passata per la peer-review, tutti storicisti, lo hanno già fatto. Perché Winters non lo sa?

Un esempio differente è quando Winters lamenta che ”un altro grosso problema che ho con il miticismo è che letteralmente dal primo secolo dell’era comune fino al 1791, a nessuno, da nessuna parte, è venuto in mente che Gesù poteva non essere stato una figura storica”. Questo è letteralmente falso. Ci furono reali Cristiani che negavano la storicità terrena di Gesù, nello stesso arco di tempo in cui furono scritti i vangeli canonici (OHJ, Cap. 8.12). Abbiamo la prova che ci furono anche Ebrei non Cristiani che fecero la stessa cosa, anche se, quando alcuni di loro vengono citati in modo speculativo sulla materia, nessuno in realtà si troverebbe nella condizione di sapere. Allo stesso modo, alcuni critici pagani, che anche presero parte tardi ai giochi, neanche loro ebbero modo di sapere. Dopodiché, gli storicisti distrussero tutta la letteratura che metteva in questione la storicità.


Per esempio, la sètta miticista Cristiana, per denunciare la quale fu falsificata la lettera di 2 Pietro, mai più fu sentita al di fuori di quella falsa lettera: tutta la sua letteratura, tutti i riferimenti ad essa, perfino il nome della sètta, venne espunto dalla storia. Abbiamo anche un Vangelo di una delle perdute sètte miticiste, composto all’incirca nello stesso periodo dei vangeli canonici, che ora abbiamo la possibilità di confermare che, successivamente, fu completamente falsificato, rimuovendo la teologia non gradita, ed “inserendo” un credo storicista al suo posto (OHJ, Cap. 3.1). E possiamo essere abbastanza certi che per un migliaio di anni la Chiesa avrebbe costretto o ucciso chiunque avesse tentato di far riviere l’idea – semplicemente giudicando da come bruciava e uccideva e torturava anche eretici tiepidi. E comunque nel Medio Evo nessuno aveva l’abilità, i metodi o l’accesso ai documenti nemmeno per investigare la materia in modo utile; ci volle L’Illuminismo, che portò alla reinvenzione dei metodi razionali storici e testuali, e alla raccolta centralizzata e alla pubblicazione dei documenti. E naturalmente, già allora, quasi tutta la reale evidenza di cui avevamo bisogno per testare davvero queste teorie, era stata distrutta da tempo (e questa non è una congettura, sappiamo come dato di fatto che fu distrutta: OHJ, Cap. 8.3-4 & 8.12; ed Elementi 21 & 22, Cap. 4).


Un altro tipo di errore che Winter commette è non comprendere i motivi per i quali gli autori dei Vangeli composero le loro storie nel modo in cui fecero. Per esempio, Winters nota che, in accordo con Paolo, “anche Marco ha una visione adozionista di Gesù, ma altera la sequenza temporale riguardo a quando questo avvenne”, spostandola dalla resurrezione al battesimo. Notate che c’è un evidente motivo del perché Paolo non può aver pensato che [l’adozione] si verificò al suo battesimo: se Gesù non esisteva, non c’era nessun battesimo. Ma il motivo per cui Marco descrive la descrive al battesimo, è che la scena che egli tratteggia è un modello di battesimo Cristiano: come dice Paolo, i Cristiani diventavano adottati da Dio come suoi figli quando venivano battezzati. Marco, perciò, inventa una scena di Gesù che si sottopone alla stessa procedura, come modello per spiegare il rituale che si svolgeva nella sua chiesa (essendo Gesù il “primogenito” dei figli adottati di Dio, e tutti i Cristiani battezzati sono ora suoi fratelli: OHJ, Elementi 12, Cap. 4). Marco non sta cercando di affermare quello che avvenne. Marco non è interessato alla verità letterale delle sue storie (Marco  4:9-13). Al contrario, Marco costruisce un parallelo simbolico tra il battesimo da una parte, e la crocifissione e resurrezione di Cristo dall’altra, per comunicare esattamente quello che Paolo diceva, che questo era ciò che il battesimo Cristiano era: una crocifissione e una resurrezione simbolica (OHJ, pp. 99, 421-23). Questo è vero perfino se Gesù fosse storico.

Winters continua anche a contraddire la sua fonte preferita (Bart Ehrman), evidentemente inconsapevole del fatto che lui è in disaccordo con lei. Insiste che nessuno studioso lo è. In realtà, a dozzine, nel campo, lo sono, non solo il buon vecchio Bart. L’esempio più notevole: uno dei principali argomenti di Winters è che Gesù non fu considerato divino fino “alla fine del primo secolo o all’inizio del secondo, [quando] Gesù venne trasformato in un essere divino”. Ho già affrontato, nella Parte 1, quello che c’è di sbagliato in questa affermazione: la primissima letteratura Cristiana, le Epistole autentiche di Paolo (ed Ebrei), scritte all’inizio del primo secolo, già stabiliscono che Gesù era un essere divino preesistente, che divenne incarnato così che potesse morire, e fu poi ri-esaltato allo status divino; e possiamo dire che i primi Cristiani credevano che fosse così, anche prima di Paolo. In realtà, Paolo non conosce nessun’altra comprensione di Gesù. Mai ne menziona un’altra. Non è mai sulla difensiva, circa questo dettaglio. E per quanto possiamo dire da lui, nessuno dei Vangeli avversari, che egli combatteva, sostenevano qualcosa di diverso (sembra invece che sostenessero versioni diverse di un divino Gesù, o insegnamenti diversi dati da lui, piuttosto che insegnamenti diversi su di lui). Bart Ehrman concorda pienamente. Come fanno dozzine di altri eminenti esperti nella letteratura passata per la peer-review del settore (che sia io che Ehrman citiamo).

Analogamente a questa gaffe, Winters dice cose ignoranti come:

“Il problema di avere molteplici teorie sul Gesù mitico, è che ciascun autore fornirà una differente risposta alle stesse domande, in base a se pensano o meno che il movimento di Gesù era ‘Paolo che sperimentava un essere celestiale attraverso la rivelazione’, oppure ‘Ebrei influenzati dallo Stoicismo e da Filone’, o ancora ‘un Gesù minimamente storico fuso con il Cristo del Cristianesimo’.”


Se questo è quello con cui lei ha un problema, allora ha un problema con gli storicisti. Perché tutte queste teorie sono state inventate dai proponenti della storicità, e sono ancora difese, nella letteratura passata per la peer-review, dai proponenti della storicità. Per esempio, che la storia della crocifissione stava adattando materiale narrativo da un altro Gesù, Gesù ben Anania, e lo stava fondendo con il Cristo del Cristianesimo, sorse in primo luogo, ed ancora citata, dalla letteratura passata per la peer-review di eminenti storicisti della comunità professionale – inclusi Theodore Weeden e Craig Evans (OHJ, p. 429), quest’ultimo, un pastore evangelico, tra l’altro. Questa cosa non viene dal miticismo, ed è cosnsiderata plausibile o corretta da un sacco di storicisti.

Allo stesso modo, l’idea che la Cristologia e la soteriologia metafisica di Paolo siano pesantemente influenzate dallo Stoicismo e da Filone (o da tradizioni Ebraiche che influenzarono anche Filone), si originò da, ed è ancora difesa tra, eminenti storicisti della comunità professionale — inclusi Stephen Finlan, Troels Engberg-Pedersen, Stephen Hultgren, e Hugh Anderson; anche John Levinson e John Barclay concedono questa influenza, e sono in disaccordo solo su quanta essa sia (OHJ, pp. 173-75; cf. pp. 158, 203 n. 127, 212, e 448). Queste idee non vengono dai miticisti. E sono considerate plausibili o corrette da un sacco di storicisti.

Similmente, l’idea che il Cristianesimo si originò da Paolo (e dai primi Apostoli) “che sperimentava un essere celestiale attraverso la rivelazione” è una posizione diffusa tra gli storicisti, che sostengono che il Gesù storico non insegnò mai tali cose, che esse si originarono solo nelle visioni (reali o presunte) post-mortem, gli incontri con Gesù che ora è nei cieli come essere celestiale. Altri storicisti discutono quanto questo sia il caso, alcuni pensando che forse Gesù insegnò alcune di queste cose. Ma questa disputa rimane irrisolta.

Così, se Winters pensa che per un miticista è un problema non concordare su queste cose, allora deve avere un problema con gli storicisti, perché tutti loro assumono posizioni conflittuali proprio su queste stesse medesime cose! Nel frattempo, tanti storicisti e miticisti concordano su tutte queste cose (non sono idee rivali).

Che Winters non lo sappia, e perciò dica al suo pubblico esattamente il contrario, la rende una disseminatrice di disinformazione quasi peggiore dei fanatici a cui giustamente si oppone.

La numerosa progenie dell’Uomo di Paglia

Anche se Winters registra questi video da due a tre anni dopo che On the Historicity of Jesus è stato pubblicato sotto peer-review, e (come attestano i commentatori dei suoi video) chiaramente sapeva che il mio libro esisteva, ancora mai presenta una teoria miticista passata per la peer-review, per compararla con la sua teoria della storicità. E questo è evidente dal suo ultimo video (del 16 Settembre 2017), dove dice che l’unico modo in cui riesce a vedere miticisti che spiegano l’evidenza, è se le narrative del Vangelo (su un predicatore della Galilea) fossero state insegnate come mito fin dall’inizio e per trenta e passa anni, e dopo fraintese come Storia. Una cosa, questa, che io non credo che nessun miticista degno di questo nome abbia mai sostenuto. Certamente non è la teoria che io espongo e verifico in On the Historicity of Jesus, la quale sostiene che quelle storie terrene furono inventate solo per allegorizzare la fede una generazione più tardi, dopo che tutti i testimoni noti delle vere origini della fede erano morti. Questo non è necessariamente il caso; ma è ciò che l’evidenza indica.

Certamente non c’è evidenza che tali storie fossero note a Paolo. Anche l’unico elemento narrativo che riferisce (l’inaugurazione di Cristo dell’Eucaristia), Paolo dice che l’ha appreso per rivelazione, e lo descrive come un discorso mistico consegnato ai futuri credenti e non agli attuali Discepoli, che mai Paolo dice che fossero lì (OHJ, Cap. 11.7). Allo stesso modo, Paolo non parla mai di testimoni della crocifissione o della sepoltura – cita solo le antiche scritture come sua fonte per quelle informazioni. Paolo non dice mai che ci siano stati testimoni per altri eventi o fatti della vita di Gesù. La prima volta che qualcuno ha mai visto Gesù, in ogni racconto fatto da Paolo, è nelle rivelazioni, dopo la morte di Cristo (OHJ, Cap. 11.2 e 11.4). Perciò è chiaro che nessun mito del Gesù terreno era ancora stato inventato. E Paolo scrive venti anni dopo che il Cristianesimo si originò. Similmente, 1 Clemente ed Ebrei furono scritte molto probabilmente prima della metà degli anni 60 DC. ed anche esse non parlano mai di qualcuno che abbia visto Gesù sulla terra (OHJ, Cap. 8.5 e 11.5).

La prima volta che una nozione tale appare nella letteratura esistente, è nel Vangelo di Marco, scritto decenni dopo che Paolo era morto, e senza citare alcun testimone a supporto, e che Matteo e Luca semplicemente corressero, sempre senza citare alcun testimone come fonte (e nei suoi video Winters ripetutamente concorda che Giovanni storicamente non è sufficientemente affidabile da essere citato in difesa della storicità; anzi, esso semplicemente riscrive il Vangelo che i Sinottici avevano architettato: OHJ, Cap. 10.7).

Winters continua anche a ripetere che la sua teoria (il modello del predicatore apocalittico) è l’unica pensata da tutti i professori del campo; inconsapevole del fatto che, in realtà, tutti i professori sono enormemente divisi su questo punto, ed in effetti insegnano un’enorme varietà di teorie della storicità contraddittorie e contrapposte – un fatto così risaputo; eminenti professori si sono lamenti ripetutamente di questo (vedi Proving History, Cap. 1, dove lo dimostro). Oltretutto, la sua è una teoria della storicità piuttosto elaborata e ultra-speculativa – si potrebbe accorciarla un bel po’, ed avere ancora una teoria valida e più parsimoniosa ( come dimostro nel Cap. 2 di OHJ). Ciò nondimeno, è una teoria credibile, che penso sia interamente possibile. Ma dopo averla riassunta Winters dice:
“Noi pertanto abbiamo la nostra teoria del Gesù storico. Dovrei ora presentare, in questa serie di video, una teoria sul Gesù mitico, e testare tutt’è due l’una contro l’altra? Uhmmm. Io in realtà non posso. Perché, a differenza degli storici professionisti, i miticisti non sono d’accordo su cosa significa la parola “mito”, e i miticisti non sono d’accordo neanche sul modo in cui il concetto di Gesù sia in relazione con l’idea di mito. Invece, penso che abbia molto più senso se consento ai miticisti di affermare le loro teorie e di presentarle allo stesso modo di come ho esposto io in precedenza. Fargli spiegare il chi, il che cosa, il dove, il quando, il perché e il come della loro esposizione teorica. E proprio per dimostrare che in realtà non mi sarà possibile, nella serie, presentare in maniera approfondita una teoria comparativa su Gesù mitico/Gesù storico, il secondo video che farò prenderà in esame le varie e contraddittorie idee sul Gesù mitico che esistono là fuori”.



Nessuna della quali è l’unica teoria del miticismo passata per la peer-review. Che cos’è un argomento dell’uomo di paglia? È ignorare l’unica teoria passata con successo alla peer-review. E confutare, invece, solo le teorie di fanatici e dilettanti. Abbracciando, tra l’altro, centinaia di anni (sì, come scopriremo più tardi, lei include secoli di miticisti, in questa affermazione; eppure, assurdamente, non li compara con secoli di storicisti). Quello che è immorale, è mentire a chi guarda i tuoi video affermando che in essi non solo c’è il meglio, ma c’è addirittura tutto. Disinformazione 101. Ma, cosa più importante, Winters caratterizza falsamente questo dibattito come un mucchio di miticisti con opinioni divergenti (in realtà intende un mucchio di fanatici e dilettanti con opinioni divergenti – non ci sono visioni significativamente divergenti nel miticismo passato per la peer-review; fino ad ora, infatti, c’è una sola teoria) contro la teoria della storicità a campo unificato. Ma, come ho appena notato, in realtà il campo della storicità è assolutamente diviso, in disaccordo su quasi ogni particolare del Gesù storico, con tante teorie competitive e contrastanti, da sconcertare perfino i loro sostenitori. Gli esperti hanno anche notato che le cose vanno così male da implicare una crisi nel campo.

Quando discute di miticismo, Winters per la maggior parte affronta le teorie di dilettanti e fanatici, o di studiosi di cento o anche duecento anni fa! Raramente discute di alcuni miticisti contemporanei che siano veri storici professionisti (né me stesso, né Price, né Thompson, Brodie, Avalos, Droge, o Noll). E nelle rare occasioni in cui lo fa, non descrive mai correttamente le teorie che hanno avanzato in materia (per esempio, quando mi cita, menziona un solo elemento della mia teoria, e non cita mai il mio studio accademico su di essa, passato per la peer-review). Quello che dice sulla gente di un secolo fa, sui fanatici e sui dilettanti che scrivono sul miticismo, è ampiamente corretto. Ma è discutibile. Se non affronta nessun caso sul miticismo passato per la peer-review, allora sta affrontando solo un uomo di paglia.

Per esempio, ad un certo punto Winters si lamenta: “Qual’era, esattamente, la prima teologia insegnata secondo questa religione del Gesù mitico? Doveva avere qualche idea sulla natura di Gesù in relazione a Dio. Gesù era co-eterno con Dio? Fu adottato da Dio? Mi piacerebbe sapere. Ma nessuno sembra capace di dire precisamente qual’era la teologia originale della comunità del Gesù mitico”. Spassoso. Vorrebbe sapere. Se volesse sapere, leggesse l’unica teoria che c’è, passata per la peer-review, nella letteratura professionale. È tutto esposto in OHJ (per esempio, OHJ, Elementi 10 e 12, Cap. 4).

Winters non studia in modo accurato neanche i miticisti che esamina. Per esempio, include J. M. Allegro tra i miticisti di cui menziona le teorie, in effetti un archeologo e paleografo moderno. In realtà, Allegro non era un miticista. Era dell’idea che Gesù davvero visse e morì sotto Alessandro Ianneo cento anni prima di Ponzio Pilato, ed era dunque il Maestro di Giustizia a cui fanno riferimento i Rotoli del Mar Morto. Questa è in realtà una versione dello storicismo, anche se strana – sebbene non senza evidenza: i primi Ebrei Talmudici al di fuori dell’Impero Romano non conoscevano nessun’altra versione del Cristianesimo, se non quella che insegnava che Gesù fu giustiziato sotto Alessandro Ianneo (OHJ, Chap. 8.1). La qual cosa è difficile da spiegare per gli storicisti. Come poteva una primitiva sètta Cristiana aver insegnato questo? Come, infatti?

Allo stesso modo, Winters afferma: “Non vediamo progressi intellettuali in quest’area. Non c’è progressione di idee. Ogni autore se ne viene con la sua, solitamente la sua propria, versione degli eventi, e ogni versione è in contraddizione con tutti gli altri racconti”. Divertente. Questo è proprio falso. Dell’unica teoria del miticismo, passata per la peer-review, la progressione c’è. La mia monografia accademica è molto chiara su come costruisce sul lavoro e sulle teorie di Earl Doherty – e di centinaia di altri studiosi, basandosi su così tanta letteratura passata per la peer-review per la costruzione delle sue conclusioni ed idee, da riempire più di quaranta pagine di bibliografia. E Doherty stava costruendo su, e correggendo, il difettoso ma acuto lavoro di Arthur Drews, che a sua volta stava facendo lo stesso con Bruno Bauer. Se ignori le linee collaterali di fanatici, dilettanti e divulgatori, e ti concentri su quell’unica linea di studio che davvero ha portato ad uno stimato argomento per il miticismo, passato per la peer-review, vedrai esattamente quello che vuole Winters: una costruzione graduale, un miglioramento ed uno sviluppo.

Illustrando la sua bizzarra fusione di dilettanti e professionisti, Winters si lamenta (però senza dare un singolo esempio di ciò che intende):
“Certo, tu puoi citare Carrier quanto vuoi, ma Wells è in disaccordo con Carrier su se Paolo conosceva o no una figura storica, perciò se i tuoi cosiddetti esperti sono in disaccordo su quasi tutto tranne che sui loro secondi fini volti a minare l’evidenza per un uomo storico chiamato Gesù, beh, allora io proprio non posso prendere sul serio quello che dicono.”


G. A. Wells non ha lauree in storia antica o studi biblici. Era un professore di letteratura Tedesca degli inizi del 20° secolo. Niente di quello che scritto sulla storicità di Gesù è passato per la peer-review in nessun campo. Sia benedetto il suo cuore, ma era solo un dilettante. Perché Winters paragona un dilettante ad un professionista pienamente qualificato, un vero storico dell’antichità, i cui studi sulla storicità hanno passato la peer-review? Ha qualche senso dire: “Beh, questo dilettante senza qualifiche è in disaccordo con la letteratura, passata per la peer-review, sugli studi su Gesù, e perciò vado a rigettare la letteratura, passata per la peer-review, sugli studi su Gesù” ? Se non ha senso, allora il suo argomento su Wells e me è ugualmente illogico.

E questo è ancor prima di arrivare al fatto che Winters potrebbe dire esattamente la stessa cosa dei veri professionisti qualificati che difendono la storicità. Tutti loro sono in disaccordo su quasi tutto quello che riguarda la storicità. Gesù era un pacifista o uno zelota sotto copertura? Era un taumaturgo o un predicatore? Davvero fece esorcismi, o questo fu proiettato su di lui perché i suoi successivi seguaci Cristiani facevano questo? Pensava di essere il messia, in un certo senso divino, o questa idea fu pigiata sul suo ricordo dopo la sua morte? Era un Rabbi o un cittadino comune? Era davvero un Fariseo Hillelita (perché i suoi insegnamenti, così come sono rappresentati nei Vangeli, combaciano molto da vicino con i loro), o era un Esseno, o un discepolo di Giovanni Battista, o tutte queste cose, o qualcosa di interamente diverso? Quante delle storie dei Vangeli riflettono cose che davvero accaddero? Gesù fu battezzato da Giovanni Battista? Fu tradito da uno del suo gruppo? I Vangeli costruirono le storie su di lui come reazione ali eroi Omerici? Q è esistito o no? Il Vangelo di Tommaso risale agli inizi del primo secolo, o a cento anni più tardi? Gesù si fece uccidere per innescare l’apocalisse? O la sua esecuzione fu una sorpresa anche per lui? Perché fu ucciso? Fondò la religione che continuò dopo di lui (completa di teologia Eucaristica e di rituale e di aspettativa di rimpiazzare il Giudaismo del Tempio con un nuovo sistema di salvezza), o non aveva nessuna idea di questa cosa, e fu inventata dai suoi allievi di più alto rango dopo che lui morì? Troverai storicisti professionisti in disaccordo su tutte queste cose. Ed anche su un centinaio di altre. E così ora Winters rigetterà la storicità “perché tutti i suoi proponenti sono in disaccordo l’uno con l’altro e sostengono cose contraddittorie”? O questo è solo un modo irrazionale per reagire alla storia come campo di studi? Ve lo lascio immaginare.

Perciò, quando Winters conclude uno dei video dichiarando …
“Il mio problema con i miticisti è la quantità di false informazioni pubblicate dagli autori in difesa del Gesù mitico. La mancanza di uno studio serio da parte di questi autori. Il concentrarsi ad attaccare i tesi antichi invece di cercare di comprenderli. [E] la mancanza di un contributo significativo agli studi storici in quasi 300 anni di lavoro.”



… abbiamo quello che può ben essere il peggior uomo di paglia mai costruito:

• Non identifica nessuna falsa informazione nel mio studio sul soggetto, passato per la peer-review.
Confonde false informazione negli scritti di studiosi di due secoli fa e di dilettanti senza qualificazione di oggi, con l’attuale stato del campo, nell’attuale letteratura, passata per la peer-review, di quel campo. Fallacia.

Confonde libri di dilettanti e fanatici “che mancano di uno studio serio” con un trattato che effettivamente ha passato la peer-review presso una rispettabilissima casa editrice accademica di studi biblici, una cosa che, per definizione, non può mai plausibilmente essere accusata di mancanza nel fare seri studi. Fallacia.

Confonde l’iperscetticismo di dilettanti e fanatici (“che attaccano i testi antichi”) con il legittimo processo di controllare accuratamente l’affidabilità testuale e storica delle fonti, che in tutta la letteratura del mainstream frequentemente consiste anche nel correggere, mettere in questione e demistificare i testi: identificare falsificazioni, modifiche, errori, errori di traduzione, disinformazione, lacune, sono tutti compiti standard legittimi ed essenziali messi in pratica da tutti gli storici professionisti (infatti la professione principale di Bart Ehrman consiste proprio nel fare questo). Fallacia.

Sottovaluta completamente il significativo lavoro che fornisce contributi al campo (Doherty, Thompson, Brodie, Droge, Noll, Carrier), inclusi gli attuali contributi passati per la peer-review (io ho pubblicato tre articoli in riviste specializzate e un intero libro sull’argomento in ambiente professionale standard, e anche un altro libro sul metodo, passato per la peer-review), e poi pretende che in trecento anni non ci sono stati “contributi significativi agli studi storici”. Falso.
Questo è solo scetticismo incompetente. Quello che lei presenta è illogico e male informato, e diseducativo per il pubblico circa l’argomento che sta cercando di affrontare. Si può solo sperare che impari a fare molto meglio di questo. Ma finora, niente di ciò che ha prodotto sull’argomento è affidabile abbastanza da essere in qualche modo utile.

Nessun commento:

Posta un commento