mercoledì 3 dicembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 3:19

 (segue da qui)

“Io non ho voluto saperecosì — con piena consapevolezza del senso della “buona novella” — si esprime la gnosi romana intorno all’anno 120, altro fra voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso... Noi parliamo sapienza tra i perfetti” (1 Corinzi 2:2.6). Anche Clemente d’Alessandria, nel settimo libro dei suoi Stromati, annovera la capacità di comunicare ciò che la verità aveva tenuto nascosto come uno dei tre doni della vera Gnosi. Che, secondo gli intellettuali, non si addicesse affatto rendere pubblici i loro misteri, e che invece li si dovesse mantenere in silenzio per sé, lo riferisce, fra gli altri, Ireneo (1:24, 6): “Noi” — dicevano i Basilidiani (Epifanio 24, p. 72) — “siamo gli uomini, e tutti gli altri sono porci e cani”. E secondo Ippolito di Roma (5:24), lo gnostico Giustino era solito dire: “Giura, se vuoi giungere alla conoscenza, di conservare non dette le cose taciute della dottrina”. Anche i Valentiniani, alla fine del 2° secolo, si erano adoperati per rimanere in accordo con le esigenze tradizionali della Gnosi, mantenendo la comunione con i membri più “ortodossi”, cioè più creduloni e infantili, della Chiesa in continua espansione — pur considerandoli come fratelli “psichici”, con i quali un uomo “spirituale” non poteva proprio parlare. “Si lamentano” — scrive Ireneo (3:15, 2) — “che noi, benché essi siano d’accordo con noi, ci asteniamo senza motivo dalla comunione con loro e li chiamiamo eretici, sebbene dicano le stesse cose e professino la stessa dottrina”. E Tertulliano aggiunge: “Se fai indagine in buona fede, ti rispondono con aria impassibile che la loro dottrina è di alto livello; ma se li interroghi un po’ più da vicino, allora vengono fuori con una fede comune, fatta di ambiguità doppie e di linguaggio bifronte”.