giovedì 13 novembre 2025

Gerard Bolland: IL VANGELO — Un ‘rinnovato’ tentativo di indicare l’origine del cristianesimo 2:20

 (segue da qui)


Il Giosuè evangelico, che succede a Mosè tra i suoi – ciò va sempre ben tenuto presente – è stato anzitutto glorificato nello spirito di uomini che già in più antichi scritti sacri avevano davanti agli occhi letteralmente il nome Iēsoûs; chi, nella questione sull’origine del cristianesimo, prescinde da ciò, trascura quanto è primario e necessario. Come “testimoni” degli eventi di Giosuè nel paese giudaico, più tardi troviamo menzionati dodici pescatori galilei senza istruzione (cfr. Luca 24:48; Atti 1:8; 4:13), benché nessuno li abbia mai visti. “Voi” – si leggeva nel Vangelo degli Ebioniti – “voglio come dodici messaggeri a testimonianza di Israele” (Epifanio, Panarion 30:13). E nella Predicazione di Pietro il Salvatore disse ai discepoli dopo la resurrezione: “Ho scelto voi dodici, perché vi ho giudicato discepoli degni di me” (Clemente Alessandrino, Stromati 6:6). “Dodici” – afferma l’alessandrino Barnaba (8:3) – “a testimonianza delle tribù, poiché ci sono dodici tribù d’Israele”. E secondo Atti 1:8, dove lo scrittore ebbe ancora davanti a sé la conclusione della narrazione evangelica primitiva, il Figlio risorto, dopo un’ultima menzione del Padre e dello Spirito Santo che sarebbe disceso sui discepoli, dice: “Voi sarete miei testimoni”. “Da Gerusalemme” – racconta Giustino Martire (Apologia 1:39) per sentito dire – uscirono nel mondo dodici uomini. Ma ciò è più di quanto abbia saputo persino l’autore di Galati 2:7-9; e i testimoni palestinesi nominati assieme dopo la resurrezione sono testimoni dell’immaginazione, proprio come fondamento, basamento e pietra angolare di 1 Corinzi 3:11 ed Efesini 2:20 sono, nell’immaginazione, fondamento, basamento e pietra angolare. Che il Pietro del Vangelo abbia anzitutto “gesuanizzato” la sinagoga ellenistica a Roma non è improbabile; ma ciò non fa del fondatore della comunità romana di Gesù un Cefa galileo e aramaico in carne e ossa. I dodici portavoce della terra giudaica e il loro capo, su cui devono essere costruite case, cioè chiese, sono una creazione dello spirito di ebrei ellenistici “Minim” del 1° secolo, i quali con ciò resero accessibile attorno al Mediterraneo, presso gli ebrei e i simpatizzanti dell’ebraismo delle sinagoghe greche allora numerose e popolose, il vangelo del Gesù nazoreo, o Gesù-Giosuè. “Togliete dal Vangelo” – dice Loisy (Autour d’un petit livre, p. 70) – “l’idea della grande venuta e quella del Cristo, e vi sfido a provare l’esistenza storica del Salvatore”; noi, da parte nostra, dobbiamo qui riconoscere che l’attesa messianica giudaica non dimostra nulla di più per il vangelo gesuano, se non di esservi presupposta, e quindi di costituire lo sfondo storico su cui la predicazione della croce emerge come quasi-storica.

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