lunedì 25 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Cristianesimo Paolino e Giovanneo (VII) — Il Battesimo Paolino

(segue da qui)

CAPITOLO VII


CRISTIANESIMO PAOLINO E GIOVANNEO

4. IL BATTESIMO PAOLINO

Schweitzer osserva che i cristiani erano battezzati nel nome di Gesù, laddove non c'è nessuna prova di un battesimo nel nome di Osiride, Attis, oppure Mitra. Quella è nuovamente una distinzione superficiale. Il battesimo senza dubbio fu piuttosto marcatamente una caratteristica di sette cristiane, derivata dalla pratica di precedenti mistici ebrei. Ma il battesimo nel nome di Gesù non è l'esito di una differenza fondamentale di idee religiose. Esso è comprensibile dall'attitudine cristiana, ereditata dall'ebraismo, verso il paganesimo. Non c'è nessuna prova che nelle sette ebraiche pre-cristiane il battesimo fosse praticato nel nome di una persona divina; ma i cristiani nel legarvi il nome di Gesù non stavano facendo qualcosa per cui non si possa trovare nessun'analogia nel paganesimo. C'è una prova sufficiente dell'emissione di un nome divino, e dell'effetto magico ritenuto prodotto da esso, nei culti pagani e nelle formule gnostiche di incantesimi. Il pronunciamento del nome divino era creduto una protezione contro gli attacchi delle forze soprannaturali del male. Il credo nell'esistenza di demoni malevoli era universale tra i primi cristiani ed essi utilizzarono il nome Gesù per la repressione di quei demoni proprio come i pagani utilizzavano nomi divini per un obiettivo simile. Ma i cristiani asserivano che le stesse divinità pagane fossero demoni e che essi penetrassero nei corpi di coloro che consumavano carne che era stata offerta ad un idolo. Ogni pagano, in realtà, era creduto posseduto da un demone che doveva essere espulso prima che un proselita si potesse ammettere nella Chiesa. E dal momento che si riteneva che l'espulsione si potesse effettuare pronunciando il nome Gesù, oppure, in seguito, con la recitazione della formula trinitaria, il battesimo fu praticato in questo nome, oppure in quei nomi. In Ritrovamenti 2:71 si riporta che Pietro avesse detto: 

 Voglio che ti si pianti in testa questa certezza, che chiunque ha avuto a che fare qualche volta col culto degli idoli e ha adorato quelli che i pagani chiamano dèi o ha mangiato carni ad essi immolate non è esente dallo spirito del male, poiché è diventato commensale dei demoni ed è diventato compartecipe di quel demonio la cui immagine, o per timore o per amore, si è formato in mente. Per questo non è privo di spirito immondo, e di conseguenza ha bisogno di venirne purificato col battesimo, così che fuoriesca da lui lo spirito del male.
Questa citazione si potrebbe sostituire da una di Giustino (Dial. 85):
Ogni demonio è esorcizzato, vinto e sottomesso nel nome di colui che è il Figlio di Dio e primogenito di ogni creatura.
La trattazione di Schweitzer del testo è abbastanza acritica; egli non tiene conto neppure di interpolazioni che altri commentatori teologici hanno riconosciuto; ed egli trova parecchio del suo argomento contro Reitzenstein in paragrafi che Paolo di certo non scrisse mai. I sacramenti nelle religioni misteriche sono sempre più che simboli; il simbolo è operativo, e produce misticamente l'effetto consacrante che imita. Così agiscono pure i sacramenti paolini. Schweitzer, comunque, indica 1 Corinzi 6:11, e sostiene che la doppia interpretazione del battesimo come da una parte una “pulizia” e una “santificazione” e dall'altra come un'unione mistica col Cristo sia un'assurdità che non trova nessun parallelo nei culti misterici, dato che la prima interpretazione è anche relativamente superficiale. Ma noi non siamo obbligati ad accusare Paolo di irrazionalità e superficialità; esiste un'alternativa — cioè, un riconoscimento del fatto che due concezioni così fondamentalmente diverse non possono esser esistite assieme nella stessa mente. Schweitzer ha abbastanza ragione nel dire che un'unione delle due visioni sarebbe irrazionale. L'immersione nel battesimo simula una sepoltura e l'emersione simula una resurrezione; e ciò è un “mistero”, poiché il simbolo opera. “Pulizia” è un'idea incoerente, dal momento che si credeva che il vecchio uomo fosse morto con tutti i suoi peccati e fosse risorta una “nuova creatura”, pneumatica invece di carnale. Il diventare penumatico era una condizione necessaria di immortalità, poiché, come nella Sapienza e nelle Odi di Salomone, non c'è nessuna resurrezione del corpo. La vera dottrina paolina dell'immortalità si dichiara in 2 Corinzi 5:1-4; è immediatamente alla dissoluzione del corpo che lo spirito dell'uomo pneumatico si riveste di un celeste “tabernacolo” psichico. Questo passo è conclusivo sul punto; ma esso è supportato da altri — ad esempio, Romani 8:13, “se vivete secondo la carne voi morrete” —, che implicano che non c'è nessuna morte per i “figli di Dio”, e nessuna vita futura per la “carne”. Proprio come in Sapienza 3:2, così Paolo poteva aver detto dei giusti: “Agli occhi degli stolti parve che morissero”; ma la loro morte apparente è una liberazione dall'involucro effimero dello spirito, mentre la vita dello spirito è eterna e ininterrotta. Schweitzer come risultato della sua analisi errata delle epistole è in grado nella sua critica di Reitzenstein di scegliere, come hanno fatto altri, i passi che si adattano al suo argomento. E naturalmente egli può trovare una prova del credo in una resurrezione futura. Ma la dottrina di Paolo è la dottrina gnostica che l'uomo pneumatico è già “risorto dai morti”. [9]
La dottrina dei culti misterici era simile. Paolo non la derivò da loro, sebbene lo schema potrebbe essere stato suggerito dalle idee religiose prevalenti al tempo. Schweitzer solleva l'obiezione che nei culti misterici la rigenerazione pneumatica si considerava una “rinascita”, laddove nel paolinismo essa è una resurrezione. Si potrebbe ritenere legittimamente che la differenza di visione prova che non ci fu una copiatura diretta da parte di Paolo; ma ovviamente l'idea essenziale è la stessa, sebbene espressa in termini diversi. Un altro punto di differenza a cui Schweitzer presta attenzione è che nella teoria dei culti misterici la “trasfigurazione” spirituale dell'uomo vivente è ottenuta dopo il suo aver ricevuto un'essenza divina in sé stesso tramite la Gnosi e la visione del dio, laddove nel paolinismo viene prima l'unione spirituale con Cristo nel battesimo e la Gnosi segue con tutto quello che è ivi implicato. Se l'intenzione di Schweitzer è stata di dimostrare l'originalità del paolinismo egli non ha avuto successo, poiché nelle Odi di Salomone un'unione spirituale con la Parola è la condizione primaria di salvezza; e la dottrina paolina è anche molto più antica delle Odi. Secondo il credo orfico l'uomo deve espiare per la sua vita terrena attraverso una sofferenza e un morire col dio. Nella cerimonia di iniziazione una morte e una rinascita simboliche venivano rappresentate; dopodiché apparentemente vi seguiva un rito in cui l'iniziato diventava un figlio della dèa Persefone tramite ricezione del latte con cui era stato nutrito suo figlio Dioniso. [10] Certamente il paolinismo non costituì una copia di alcuna pratica di un culto contemporaneo; ma si trovano suoi aspetti caratteristici nella maggior parte di loro. 

NOTE

[9Si confronti anche Efesini 2:5: “Dio, ... da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo e ci ha resuscitati con lui”. La dottrina di 1 Corinzi 15 sembra essere un compromesso tra la dottrina cattolica ortodossa e la primitiva dottrina paolina.

[10Van den Bergh van Eysinga, opera citata, pag. 125.

Nessun commento: