giovedì 12 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice FPrologo al Quarto Vangelo

(Questo è l'epilogo della traduzione italiana di un libro del miticista Louis Gordon Rylands, «The beginnings of Gnostic Christianity». Per leggere il testo precedente, segui questo link)


INDICE:

Prefazione 

CAPITOLO I
INTRODUZIONE

1. Influenza della Filosofia Greca sulla Religione Ebraica
2. La Letteratura Sapienziale
3. Sette Ebraiche Ellenistiche 


CAPITOLO II
LE ODI DI SALOMONE: LORO NATURA E PROBABILE DATA

1. Esse Sono Ebraiche
2. Esse Sono Gnostiche
3.
La Loro Data Probabile

CAPITOLO III
LE ODI DI SALOMONE: LA LORO DOTTRINA

1. La Parola Interiore e la Gnosi
2. Il Termine “Il Signore”
3. Il Messia (Cristo)
4. Il Figlio di Dio
5. Il Cristo come Presunto Parlante: Resurrezione
6.
L'Acqua della Vita. Lo Sposo

CAPITOLO IV
IL DOGMA DELL'INCARNAZIONE

1. Comunità Gnostiche Ebraiche nel Primo Secolo
2. I Naasseni, Perati, e Setiani
3.
Le Omelie Pseudo-Clementine

CAPITOLO V
IL NOME GESÙ

1. È il Nome di un Uomo Conosciuto?
2. Il “Profeta” Giosuè
3. Il Gesù dei Vangeli è Uno dei Tanti
4. Letteralizzazione del Simbolismo Gnostico
5.
Il Nome un Nome Divino prima dell'Era Cristiana

CAPITOLO VI
LA MORTE DEL CRISTO

1. Il Processo da parte di Pilato
2. Il Vangelo di Pietro
3. La Morte di Ercole
4. Dottrina Naassena della Morte del Figlio dell'Uomo
5. Letteralizzazione del Dogma
6. I Dettagli Quasi-Storici
7.
Il Sacro Pasto

CAPITOLO VII
CRISTIANESIMO PAOLINO E GIOVANNEO

1. Il Problema Paolino
2. “Misteri” Ebraici
3. Unione con il Salvatore
4. Il Battesimo Paolino
5. Importanza della Letteratura Ermetica
6. Gli Arconti
7. La Cristologia Paolina è Indipendente da un Gesù Storico
8. Priorità delle Odi di Salomone
9. La Natura del Quarto Vangelo
10. Il Logos Giovanneo
11. Resurrezione
12.
Visione di Dio

CAPITOLO VIII
IL VANGELO PRIMITIVO

1. La Sua Natura Generale
2. Il Battesimo di Gesù
3. Lo Scopo della Discesa del Figlio di Dio
4. Il Figlio di Dio un Salvatore
5. Esoterismo
6.
La Madre e i Fratelli

CAPITOLO IX
CONCLUSIONE

1. Periodo di Coordinazione
2. Cattolicizzazione
3.
Che Cos'è l'Essenza del Cristianesimo?

APPENDICE A. Il Vangelo di Pietro

APPENDICE B. Il Nucleo Gnostico dell'Epistola ai Romani

APPENDICE C. Il Nucleo Gnostico della Prima Epistola ai Corinzi

APPENDICE D. Il Nucleo Gnostico della Seconda Epistola ai Corinzi

APPENDICE E. L'Epistola Originale ai Galati

APPENDICE F. Prologo al Quarto Vangelo




APPENDICE F

PROLOGO AL QUARTO VANGELO

In principio era la Parola, la Parola era presso Dio e la Parola era Dio. Era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lei, e senza di lei niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lei era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno dominata. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.  e il mondo fu fatto per mezzo di lei, eppure il mondo non la riconobbe.  Venne fra i suoi, ma i suoi non l'hanno accolta.  A quanti però l'hanno accolta, ha dato potere di diventare figli di Dio i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E venne ad abitare in mezzo a noi, [1] e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito [monogenes [2]] dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. 
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce affinché le sue opere non siano riprovate. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio. 

NOTE

[1] Confronta con Ecclesiastico 24:8: “Colui che creò me [Sapienza] mi fece posare la tenda”

[2] Confronta Sapienza 7:22: “In essa c'è uno spirito santo, unico [o unigenito, monogenes].

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice EL'Epistola Originale ai Galati

(segue da qui)
APPENDICE E

L'EPISTOLA ORIGINALE AI GALATI 

 (Data Probabile 80 E.C. circa)

 Paolo, apostolo, alle Chiese della Galazia.
Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema! Vi dichiaro dunque, fratelli, che il vangelo da me annunziato non è modellato sull'uomo. Infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini; ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare suo Figlio in me perché lo annunziassi in mezzo ai pagani, subito, senza consultare nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco.
In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo il Fratello del Signore. In ciò che vi scrivo, io attesto davanti a Dio che non mento. Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia. Ma ero sconosciuto personalmente alle Chiese della Giudea che erano in Cristo. Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba. [Vi andai però in seguito ad una rivelazione;] ed esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, e questo proprio a causa dei falsi fratelli che si erano intromessi a spiare la libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi. Ad essi però non cedemmo, per riguardo, neppure un istante, perché la verità del vangelo continuasse a rimanere salda tra di voi. Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più. Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi. Soltanto ci pregarono di ricordarci dei poveri: ciò che mi sono proprio preoccupato di fare.
Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei? Noi che per nascita siamo Giudei, sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo. Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore. In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede, la fede che è nel Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato sé stesso per me.
Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Ma io dico che per tutto il tempo che l'erede è fanciullo, non è per nulla differente da uno schiavo, pure essendo padrone di tutto; ma dipende da tutori e amministratori, fino al termine stabilito dal padre. Così anche noi quando eravamo fanciulli, eravamo come schiavi degli elementi del mondo. Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. Ma un tempo, per la vostra ignoranza di Dio, eravate sottomessi a divinità, che in realtà non lo sono; ora invece che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete rivolgervi di nuovo a quei deboli e miserabili elementi, ai quali di nuovo come un tempo volete servire? Voi infatti osservate giorni, mesi, stagioni e anni! Temo per voi che io mi sia affaticato invano a vostro riguardo.
 Siate come me, ve ne prego, poiché anch'io sono stato come voi, fratelli. Non mi avete offeso in nulla. Sapete che fu a causa di una malattia del corpo che vi annunziai la prima volta il vangelo; e quella che nella mia carne era per voi una prova non l'avete disprezzata né respinta, ma al contrario mi avete accolto come un angelo di Dio, come Cristo Gesù. Dove sono dunque le vostre felicitazioni? Vi rendo testimonianza che, se fosse stato possibile, vi sareste cavati anche gli occhi per darmeli. Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità, miei piccoli figli, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi? Vorrei essere vicino a voi in questo momento e poter cambiare il tono della mia voce, perché non so cosa fare a vostro riguardo.
Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice DIl Nucleo Gnostico della Seconda Epistola ai Corinzi

(segue da qui)
APPENDICE D

IL NUCLEO GNOSTICO DELLA SECONDA EPISTOLA AI CORINZI 

Paolo, e il fratello Timoteo, alla chiesa di Dio che è in Corinto. È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo, e ci ha conferito l'unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito Santo nei nostri cuori. La nostra lettera siete voi, lettera scritta nei nostri cuori, conosciuta e letta da tutti gli uomini, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori. Una simile fiducia noi l'abbiamo per mezzo di Cristo presso Dio, che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita. Perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata usata, non ci perdiamo d'animo; al contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando il Logos di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio. E se il nostro vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo eone ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del vangelo della gloria del Cristo, che è immagine di Dio. Vedendo che è Dio che rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la Gnosi della sua gloria.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi. Ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne. Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga biasimato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio, con molta fermezza nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, sapienza, pazienza, benevolenza, spirito di santità, amore sincero; con parole di verità, con la potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama. Siamo ritenuti impostori, eppure siamo veritieri;  sconosciuti, eppure siamo notissimi; moribondi, ed ecco viviamo; puniti, ma non messi a morte;  afflitti, ma sempre lieti; poveri, ma facciamo ricchi molti; gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!
Per il resto, fratelli, state lieti, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell'amore e della pace sarà con voi. 

mercoledì 11 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice CIl Nucleo Gnostico della Prima Epistola ai Corinzi

(segue da qui)
APPENDICE C

IL NUCLEO GNOSTICO DELLA PRIMA EPISTOLA AI CORINZI [1]

 Paolo, alla Chiesa di Dio che è in Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù.
 Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza. La parola della croce infatti è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio. Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione.
Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi il mistero di Dio con sublimità di parola o di sapienza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo eone, né degli arconti di questo eone che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina in un mistero, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno degli arconti di questo eone ha potuto conoscerla. Perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profondità di Dio.  Chi conosce i segreti dell'uomo se non lo spirito dell'uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato. Di queste cose noi parliamo, non con un linguaggio suggerito dalla sapienza umana, ma insegnato dallo Spirito, esprimendo cose spirituali in termini spirituali. L'uomo psichico però non comprende le cose dello Spirito [Pneuma] di Dio; esse sono follia per lui, e non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello Spirito. L'uomo pneumatico invece giudica ogni cosa, senza poter essere giudicato da nessuno.
Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della gnosi; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell'unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; ma tutte queste cose è l'unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra.  Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l'orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l'udito? Se fosse tutto udito, dove l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l'occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie; e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre.  Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Aspirate pure anche ai doni dello Spirito, soprattutto alla profezia. Chi infatti parla con il dono delle lingue non parla agli uomini, ma a Dio, giacché nessuno comprende, mentre egli dice per ispirazione cose misteriose. Chi profetizza, invece, parla agli uomini per loro edificazione, esortazione e conforto. È quanto accade per gli oggetti inanimati che emettono un suono, come il flauto o la cetra; se non si distinguono con chiarezza i suoni, come si potrà distinguere ciò che si suona col flauto da ciò che si suona con la cetra? E se la tromba emette un suono confuso, chi si preparerà al combattimento?  Così anche voi, se non pronunziate parole chiare con la lingua, come si potrà comprendere ciò che andate dicendo? Parlerete al vento! Se, per esempio, quando si raduna tutta la comunità, tutti parlassero con il dono delle lingue e sopraggiungessero dei non iniziati o non credenti, non direbbero forse che siete pazzi? Se invece tutti profetassero e sopraggiungesse qualche non credente o un non iniziato, verrebbe convinto del suo errore da tutti, giudicato da tutti; sarebbero manifestati i segreti del suo cuore, e così prostrandosi a terra adorerebbe Dio, proclamando che veramente Dio è fra voi.
Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù. Amen.
 

NOTE

[1] Di tutti gli scritti pubblicati nel nome di Paolo questo è il più probabile che sia una Lettera scritta realmente da lui.

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice BIl Nucleo Gnostico dell'Epistola ai Romani

(segue da qui)
APPENDICE B

IL NUCLEO GNOSTICO DELL'EPISTOLA AI ROMANI

 Paolo, servo di Cristo Gesù, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, a quanti sono diletti da Dio.
 Io non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo e del Greco.  L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell'ingiustizia, poiché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. Noi che gia siamo morti al peccato, come potremo ancora vivere nel peccato? O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu resuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione. Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri; non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio. Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell'obbedienza che conduce alla giustizia? Rendiamo grazie a Dio, perché voi eravate schiavi del peccato, ma avete obbedito di cuore a quell'insegnamento che vi è stato trasmesso e così, liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia. Ma quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate? Infatti il loro destino è la morte. Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna. Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, che non camminiamo secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.
 Così dunque fratelli, noi siamo debitori, ma non verso la carne per vivere secondo la carne;  poiché se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l'aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete. Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza  di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la liberazione dal nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio.
Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.

martedì 10 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Appendice AIl Vangelo di Pietro

(segue da qui)
APPENDICE A

IL VANGELO DI PIETRO

La data accettata generalmente per la composizione del Vangelo di Pietro è il 140 E.C.;  ma nel fissare questa data non si era tenuto conto della probabilità che fosse stato aggiunto un frammento al vangelo in nostro possesso; e a giudicare dall'analogia la probabilità è grande. I critici del Nuovo Testamento sono consci del fatto che dietro sia Matteo che Marco vi risiede un vangelo più semplice, più corto. Accade che di altri antichi vangeli apocrifi — il Protovangelo di Giacomo — siano sopravvissute numerose copie, e le ampie differenze che esistono tra i manoscritti esistenti mostrano che perfino il più antico non lo presenta nella sua forma originale. Si ritiene possibile che questo vangelo fosse stato composto nel primo secolo, ma le versioni esistenti sono successive di un bel po' rispetto a quel periodo. Sappiamo che nel secondo secolo ci furono versioni del Vangelo secondo gli Ebrei che differivano l'una dall'altra; e senza dubbio quelle erano venute in esistenza mediante un'espansione di un originale più corto. Una volta scritto un vangelo cresceva costantemente con successive edizioni, e dietro tutte loro risiede un Vangelo primitivo che è irrecuperabile. Perciò è altamente probabile che la versione sopravvissuta del Vangelo di Pietro sia una versione ampliata ed interpolata di un originale più semplice che, come potremmo concludere in realtà da una prova interna, fu composto in una data notevolmente più antica. Non è improbabile in alcun modo che questo Vangelo abbia preservato aspetti di quello primitivo che i vangeli canonici hanno perso. Essi lo soppiantarono perché furono più congeniali ai cristiani cattolici del secondo secolo. Il fatto che esso presenta aspetti gnostici non è affatto inconsistente con una data antichissima. Semmai il contrario. Scrisse Harnack: “È fuori di dubbio che la letteratura teologica ebbe la sua origine tra gli gnostici”. [1] L'informazione più antica in nostro possesso riguardante una collezione di lettere attribuite a Paolo proviene per via dello gnostico Marcione; e i più antichi commentari conosciuti sui vangeli provengono dagli gnostici. C'è un sacco di giustificazione per l'ipotesi che il Vangelo Primitivo fosse gnostico e che i nostri vangeli sinottici siano sue versioni ampliate e cattolicizzate. Marco, comunque, come hanno percepito i commentatori, ha trattenuto in qualche misura l'atmosfera gnostica.
La decisione finale riguardo al Vangelo di Pietro deve dipendere da un suo esame critico. Un esame del genere rivela il fatto che una porzione del frammento (§§ 7-10) differisce nella natura dal resto. Uno dei paragrafi (9) contiene dettagli soprannaturali del tipo che si trovano nei più tardi vangeli apocrifi. La narrazione è più circonstanziata della narrazione sinottica; è dato il nome del centurione che comandava le guardie al sepolcro; ci viene detto che sette sigilli furono impressi sulla porta del sepolcro e vengono date altre informazioni non presenti in Marco. Quei paragrafi si devono giudicare più recenti della porzione corrispondente della narrazione sinottica.
Riguardo al resto del frammento il caso è nel complesso piuttosto diverso. Abbiamo una storia più semplice e apparentemente una storia più antica. Tra Marco 15:21 e 41, ci sono approssimativamente 400 parole; il passo corrispondente nel Vangelo di Pietro possiede circa 250 parole ed è tanto carente nel dettaglio  quanto sono ridondanti i paragrafi riferiti sopra. Questa porzione della narrazione, sebbene sembra essere stata leggermente espansa da un originale ancor più semplice, veicola un'impressione di grande antichità. Non c'è nessuna menzione di Simone di Cirene, nessuna nomina del Golgota, nessuna descrizione degli scherni dei passanti, e nessuna menzione del centurione oppure delle “donne che stavano ad osservare da lontano”. Passando poi attraverso i capitoli 7-10, troviamo di nuovo nel capitolo 11 lo stile caratteristico del documento più antico. In effetti esiste una prova che anche questo paragrafo è stato espanso in qualche modo; ma l'espansione è della natura di un'elaborazione di un materiale più antico senza l'aggiunta di dettagli da Marco o da qualsiasi altra fonte conosciuta. La porzione corrispondente di Marco è 16:1-8, che comincia nominando le donne che accompagnarono Maria Maddalena al sepolcro. Nel Vangelo di Pietro non vengono dati i nomi; abbiamo semplicemente “Maria Maddalena ... prese con sé le amiche”. Il verso 7 è del tutto mancante e il verso 8, che contiene 28 parole, è rappresentato da questa dichiarazione molto concisa, “Allora le donne fuggirono impaurite”.
È degno di nota che, laddove nei capitoli 7-10 sono menzionati scribi e farisei, anziani e sacerdoti, negli altri capitoli leggiamo solo circa “gli ebrei”. È inoltre estremamente significativo che solo nei capitoli 7-10 Pilato recita qualche ruolo importante; e né c'è menzione altrove dei suoi soldati. Al di fuori di quei capitoli Pilato è nominato soltanto in due contesti — vale a dire, nel capitolo 2, che, come si è illustrato nel Capitolo 6, è in tutta probabilità un'interpolazione — e nella dichiarazione incredibile che egli sedette con Erode al processo. Per tutti i capitoli 3-6 gli ebrei sono gli attori; sono loro che innalzano la croce; sono loro che collocano sulla croce l'iscrizione “Questo è il re di Israele”, sono loro che rimuovono il corpo e lo consegnano a Giuseppe. Ogni cosa è fatta grazie all'autorità di Erode; ma nel capitolo 8 apprendiamo che gli “anziani” sono andati da Pilato con la richiesta che fornisca soldati per sorvegliare la tomba. Le due porzioni della narrazione non sono coerenti tra loro. Non c'è nulla in Marco o in Luca circa la richiesta degli anziani; ma il racconto nel Vangelo di Pietro è un'espansione di quello in Matteo, ed è ovviamente di una data successiva. Sembra impossibile che lo scrittore che nei capitoli 7-10 ha fornito un'abbondanza di dettagli assenti nei vangeli sinottici dovesse altrove aver ignorato così tanti dei dettagli che sono compresi nelle porzioni corrispondenti di Marco ed essere stato soddisfatto di presentarci un racconto così magro. Secondo ogni regola profonda di critica letteraria noi dovremmo decidere che i capitoli 7-10 sono stati inseriti in una narrazione molto più antica — una narrazione il cui autore non conosceva di alcuno dei nostri quattro vangeli.
A proposito della richiesta degli anziani di una guardia c'è un punto interessante che sembra provare che il paragrafo è un'inserzione relativamente posteriore. In Marco 15:39, leggiamo di un centurione che stava presso la croce e, “visto che dopo aver gridato così aveva reso lo spirito”, disse: “Veramente quest'uomo era Figlio di Dio”. L'interpolatore, non trovando nessuna menzione di questo centurione nell'originale Vangelo di Pietro, ed essendo determinato a non omettere la sua esclamazione, l'ha posta sulle labbra del centurione che comandava le guardie alla tomba.
La richiesta del corpo di Gesù da parte di Giuseppe sembra essere stata inclusa nel Vangelo originale. La sua richiesta, comunque, non deve essere stata fatta a Pilato ma agli ebrei che avevano rimosso Gesù dalla croce. Quest'ultima circostanza è riferita nel capitolo 6, che è chiaramente il punto appropriato per la richiesta. Nel testo esistente il capitolo 2, che segue il comando di Erode che il Signore dovrebbe essere preso, comincia così: “Si trovava là Giuseppe, l'amico di Pilato e del Signore”. Le parole “l'amico di Pilato” sembrano essere state introdotte allo scopo di spiegare perché la richiesta fu rivolta a Pilato invece che a Erode, il vero giudice e personaggio al comando. Se, come appare probabile, il paragrafo è un'interpolazione, le parole Si trovava là Giuseppe, potrebbero essere state trasferite dal loro punto appropriato nel capitolo 6, dove si adattano perfettamente. Gli ebrei sono angosciati perché l'oscurità li ha indotti a pensare che il sole sia tramontato e il corpo non sia stato sepolto come dovrebbe essere stato secondo la loro legge. Allora, nel capitolo 6, inserendo la frase in questione, dovremmo leggere: “Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l'ora nona. Si trovava là Giuseppe, l'amico del Signore, e  chiese il corpo del Signore per la sepoltura. Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse.. Si è sottolineato in precedenza che la citazione della Legge che occorre in maniera appropriata in questa circostanza sia stata duplicata nell'interpolato capitolo 2 nella risposta di Erode alla richiesta di Pilato. Potremmo notare che in questo vangelo Giuseppe non è nominato “di Arimatea”, e sotto altri aspetti il paragrafo è meno dettagliato del racconto in Marco, come si potrebbe constatare confrontando 15:42-47 con la dichiarazione relativamente spoglia nel Vangelo di Pietro, “Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe”.
Parecchi studiosi, compresi Sir James Frazer, Salomon Reinach, e W. Bousset, hanno osservato che, se Gesù fosse stato condannato per l'accusa di aver preteso d'essere il re degli ebrei, il governatore romano che lo condannò non avrebbe potuto ordinare in teoria che l'iscrizione “Questo è il Re dei Giudei” venisse collocata sulla croce. Questo elemento è piuttosto incompatibile col resto della narrazione. Nel Vangelo di Pietro, comunque, dove la scena della derisione è recitata dal popolo e potrebbe essere interpretata come la rappresentazione di un antico rito sacrificale, l'elemento rientra naturalmente al suo posto. Ci viene detto in questo vangelo che il popolo pose Gesù sulla sedia curule, dicendo, “Giudica con giustizia, o re di Israele!” Poi l'iscrizione, Questo è il re di Israele sul capo della vittima crocifissa è solo una continuazione della derisione. Questo elemento sembra essere un test cruciale che fornisce la dimostrazione finale che il racconto nel Vangelo di Pietro è sostanzialmente primitivo.
È un fatto interessante che Giustino trovò nelle sue Memorie la dichiarazione che “per scherno lo posero su di un seggio e gli dissero: Giudicaci”. La sostituzione di “Giudicaci” al posto di Giudica con giustizia, o re di Israele rende incerto se Giustino derivò la sua dichiarazione dal Vangelo di Pietro. Poiché c'è una ragione per credere che egli fosse familiare con quel vangelo, egli potrebbe aver avuto una sua forma più antica, dal momento che perfino i paragrafi più antichi del testo in nostro possesso sono stati alquanto espansi. Oppure Giustino potrebbe aver ridotto la dichiarazione da lui trovata. Se, comunque, egli non la prese dal Vangelo di Pietro, evidentemente era contenuta anche in qualche altro antico vangelo apocrifo. Pilato era stato introdotto nella narrazione prima del tempo dello scritto di Giustino, e l'elemento in questione non può essere stato inserito dopo l'introduzione di Pilato; deve appartenere in effetti ad una forma antichissima della narrazione. Secondo Marco la derisione da parte dei soldati di Pilato avvenne in uno spazio aperto dove non ci sarebbe stato nessuna sedia di qualche tipo. È vero che la parola greca utilizzata non significa necessariamente una sedia; ma il contesto sembra richiedere questo significato, ed è più probabile che i vangeli canonici omisero l'elemento a causa della sua incongruenza con la presunta situazione invece che a causa della sua introduzione in qualche vangelo di una data successiva. Esso non si trova nel più tardo Vangelo di Nicodemo.
L'applicazione del titolo “il Signore” a Gesù in un vangelo gnostico non è incoerente con una data antica. Il titolo capita in paragrafi delle paoline epistole che furono scritte indubbiamente nel primo secolo.

Nota


Da quando ho scritto quanto sopra io ho avuto, per la gentilezza del dottor van der Bergh van Eysinga, il vantaggio di leggere alcuni articoli pubblicati da van Manen al Theologisch Tijdschrift, 1983. Nel Vangelo di Pietro, immediatamente dopo che Gesù aveva emesso il suo unico grido, è detto che “fu assunto”. Dal momento he il corpo di Gesù pendeva ancora sulla croce, questo deve significare che il suo spirito, il suo potere, lo Spirito di Dio che era stato dentro di lui, fu assunto. Il commento di Van Manen è: “In questa concezione non c'è spazio per una resurrezione dalla morte dopo che il defunto si era trattenuto per un po' nel regno delle ombre; da cui seguirebbe che l'espressione ‘fu assunto’ apparteneva in origine ad una forma del vangelo in cui nulla era ancora riportato riguardo la resurrezione e l'ascensione di Gesù.”. La concezione, come intuiranno i lettori, è gnostica. Van Manen è stato persuaso della grande antichità di porzioni del frammento; tra le altre prove egli menziona il termine “Re di Israele”, che, come egli dice, è una forma più antica del canonico “Re dei Giudei”.

NOTE

[1] Dogmengeschichte, Volume 1, pag 230, numero 1.

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Conclusione (IX) — Che Cos'è L'Essenza del Cristianesimo?

(segue da qui)
CAPITOLO IX

CONCLUSIONE


3. CHE COS'È L'ESSENZA DEL CRISTIANESIMO? 

Uno slogan per qualche tempo molto di voga tra i cristiani liberali è stato “Indietro a Gesù”, come se un cristianesimo non corrotto sarebbe stato in tal modo recuperato. Ma l'esistenza del Gesù a cui desideravano ritornare è negata recisamente da altri teologi. Se chiediamo ai critici teologici “A cosa fu simile Gesù?” le loro risposte discordanti lasciano l'impressione che se egli esistette egli è completamente sconosciuto. Schweitzer, dopo aver recensito la Storia della ricerca di lui, sintetizza così il risultato:

Il Gesù di Nazaret che comparve come messia, annunciò l'etica del regno di Dio, fondò sulla terra il regno dei cieli e morì per consacrare la sua opera non è mai esistito. Si tratta di una figura che il razionalismo ha costruito, il liberalismo ha ravvivato e la teologia moderna ha rivestito storicamente. [8]

Se fosse possibile risalire agli anni più antichi del primo secolo, che cosa verrebbe recuperato sarebbe un cristianesimo gnostico che adorava un Cristo celeste, ma non possedeva nessuna conoscenza di un Gesù umano. I cristiani potrebbero forse fare di peggio invece che tornare a una sua forma moderna.
Se tu valuti altamente l'etica cristiana, che cosa importa fosse stata enunciata da un singolo profeta di nome Gesù, oppure se fosse stata accuratamente raffinata da numerosi profeti cristiani che la attinsero a partire dalla dottrina morale più ammirata del loro giorno? La regola essenziale della condotta cristiana sarà, io suppongo, nell'opinione dei cristiani, l'ingiunzione: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Essa si trova, comunque, nell'Antico Testamento (Levitico 19:34; Deuteronomio 10:19); e, espressa più estesamente, nella Sapienza di Salomone (12:19): “Hai insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare gli uomini”. Questo principio universale di amore copre la parabola del Buon Samaritano. [9] Di nuovo, c'è qualcosa nel Nuovo Testamento più “cristiano” del verso dei Proverbi (25:21): Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere”? Il fatto è che gli aspetti migliori dell'etica cristiana sono proprio quelli che ha in comune con la migliore moralità ebraica e stoica. i precetti che sono particolarmente originali dell'insegnamento di Gesù sono così impraticabili che i cristiani stessi non fanno nessuna pretesa di praticarli.
Se tu valuti il Gesù evangelico come l'esempio più fine della natura umana, egli può fornire ancora un incentivo al comportamento perfino se il ritratto presentato è in realtà un ideale e un simbolo. Io, per mio conto, ho incontrato un po' di personaggi nella fiction che sono stati più efficaci nel farmi sentire insoddisfatto di me stesso. Poiché qui fatto e teoria di nuovo non coincidono. Non è la figura del Gesù dei vangeli, in particolare non del secondo, che è amato e preso per un modello. Egli è troppo distante da tutte le relazioni umane e fin troppo esaltato al di sopra di ogni debolezza umana, per quello. Egli non è particolarmente amabile; egli è a volte — giudicato come un uomo — duro oppure arrogante; i suoi discepoli rimangono in sua soggezione; e nei sinottici è detto che la sola persona che egli abbia mai amato è un uomo che egli non aveva mai visto precedentemente. Sicuramente già dovrebbe colpire per la sua stranezza un lettore perspicace. L'uomo è un'allegoria della nazione ebraica, ed è detto che Gesù lo abbia “amato” perché in Osea 2:1 è scritto: “Quando Israele era giovane, io lo amai”. Il bene compiuto da Gesù è fatto mediante un potere soprannaturale, così che nessun'opportunità è permessa per la pratica dell'ammirevole qualità umana del sacrificio di sé, oppure persino della simpatia che si manifesta in semplici atti umani. La compassione di Gesù è la compassione di Dio; la sua indignazione è contaminata dalla faziosità degli uomini che lo resero il portavoce dei loro proprie sentimenti. La sua invettiva contro i farisei è ingiusta. Una condotta e un discorso che non sono amabili non causano nessun'offesa perché essi non sono giudicati secondo standard umani. Il Gesù che è amato è un ideale che i cristiani fabbricano per sé stessi, principalmente concentrando la loro attenzione su pochissimi episodi e permettendo alla fantasia di giocare liberamente con loro. L'ideale ha le sue fondamenta presumibilmente nell'impressione prodotta dal quarto vangelo, sebbene perfino là Gesù è sia fin troppo un dio e sia fin troppo un fazioso per servire come esempio pratico per gli uomini.
Se tu credi in un Cristo divino, così fecero gli gnostici che negarono la sua realtà individuale e corporea. Il dualismo gnostico non si raccomanda a moderni pensatori filosofici; ma sicuramente la materializzazione cattolica del Cristo non è di importanza vitale al cristianesimo, tranne che dal punto di vista del successo popolare. W. B. Smith, Drews, e van den Bergh van Eysinga hanno protestato in realtà contro di essa nell'interesse di una religione spirituale.  Dobbiamo credere che quasi tutti i cristiani siano così tanto materialisti nel loro cuore da temere che se essi dovessero perdere il Gesù materiale niente sarebbe lasciato? I cristiani, comunque, che possono essere capaci di elevarsi al di sopra del punto di vista popolare sarebbero messi di fronte al problema antico di cui l'esoterismo costituiva la soluzione. Ognuno che abbia bramato sinceramente di sapere e di seguire “il meglio” deve aver appreso che “il popolare” non è mai “il meglio”. In un'antologia recentemente pubblicata La Saggezza della Vita si cita il seguente detto di P. H. D. d'Holbach:

La natura dice all’uomo di cercare la luce, di cercare la verità, la religione gli impone di non esaminare nulla, di rimanere nell'ignoranza. La natura dice all’uomo: “Apprezza la gloria, lavora per conquistarti la stima, sii attivo, coraggioso, operoso”. La religione gli dice: “Sii umile, abietto, vile, rifuggi la società, impegnati nella preghiera, nella meditazione, nelle pratiche devote”. 

L'opinione espressa è alquanto troppo radicale. Ci sono molte espressioni della religione; e in quei giorni la parola è utilizzata a volte così liberamente da privarla del suo significato originale. Ma anche nella religione propriamente detta ci sono gradazioni di qualità che fissano la qualità più elevata molto al di sopra della qualità più bassa. Lo gnosticismo antico aveva alcuni ovvi difetti; ma non fu per un suo merito intrinseco che prevalse il cristianesimo cattolico. La sua vittoria potrebbe essere stata una sopravvivenza del più adatto in relazione all'ambiente; ma non fu una sopravvivenza del migliore.

NOTE

[8Geschichte der Leben-Jesu-Forschung, pag. 631.

[9Confronta Deuteronomio 10:19: “Amate dunque lo straniero [forestiero].

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Conclusione (IX) — Cattolicizzazione

(segue da qui)
CAPITOLO IX

CONCLUSIONE

2. CATTOLICIZZAZIONE

Gli uomini che stavano tentando di saldare le comunità eterogenee in una grande Chiesa devono essere stati ben provvisti di tatto e saggezza pratica. Il detto attribuito falsamente a Paolo — “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno” — è in termini alquanto esagerati il motto dei capi cattolici. Per raccogliere ebrei, ellenisti, e pagani l'ingresso doveva essere all'inizio piuttosto ampio; e non può essere stato imposto nessun modello rigido di ortodossia. I mezzi impiegati per ottenere un'unione furono, innanzitutto, appelli ai membri per comporre le loro differenze e prestare attenzione all'istruzione dei loro presbiteri, e, in secondo luogo, un'insidiosa propaganda mediante la circolazione di documenti falsificati, assieme ad assicurazioni che Paolo, Pietro, e Apollo avevano tutti insegnato la stessa più grande porzione comune di dottrina cattolica sulla quale i capi avevano concordato nella loro saggezza. [6] L'autorità di Paolo fu così preziosa nella lotta contro l'intrusione ebraica e per assicurarsi l'adesione delle comunità paoline che gli venne dato un rango elevato in qualità di Apostolo; ma le sue opinioni furono travisate e le sue epistole furono cattolicizzate. Durante il secondo secolo le fazioni cattolicizzanti nelle chiese diventarono forti abbastanza da espellere quelle gnostiche che si erano rifiutate di abbandonare la primitiva cristologia paolina, giovannea oppure un'altra cristologia gnostica. Naturalmente i cattolicizzanti mantennero che la loro fosse la pura dottrina originale e furono sempre capaci di stabilire la validità della loro pretesa mediante documenti fabbricati o adulterati. Così coloro che si erano rifiutati di ritrattare da una posizione precedente divennero “anticristi”, e com'è scritto in 1 Giovanni 2:19, 22:
Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi.
Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l'anticristo
.

Ma la negazione non era una nuova eresia quando quelle parole furono scritte; essa fu fatta nel primo secolo. Ci furono ancora anche nelle chiese del secondo secolo persone che seguivano Paolo e Giovanni nella loro negazione della resurrezione del corpo, come apprendiamo da 1 Corinzi 15:12-54. E dal momento che lo scrittore è indotto a tener conto di queste persone, potremo concludere che i capi o non avevano il potere di espellerli come eretici oppure non consideravano conveniente agire così. Ma durante il secondo secolo un'unificazione procedette costantemente, l'autorità dei vescovi fu rafforzata, e un centro di governo della chiesa si stabilì a Roma. Ciò, comunque, non significò che venisse assicurata un'uniformità. Entro certi limiti ben definiti la Chiesa cattolica romana ha sempre permesso a singoli membri una buona dose di libertà di opinione, e persisteva una forma modificata di cristologia gnostica. Clemente di Alessandria ed Origene erano suoi esponenti; e la stima in cui si tenevano i testi ermetici da parte di alcuni, perfino nel medioevo, è una dimostrazione che essa era ancora viva allora. Cosimo Medici possedeva il testo greco recato dalla Bulgaria per la sua libreria. E alquanto più tardi il poeta Ludovico Lazzarelli, venendo rimproverato dal re di Napoli per ammirare questa letteratura, replicò: “Io sono un cristiano, o re, e non mi vergogno di essere allo stesso tempo un ermetico. Infatti se tu consideri i suoi precetti tu otterrai l'assicurazione che essi non sono troppo distanti dalla dottrina cristiana”. [7] La teosofia gnostica non avrebbe potuto influenzare il cristianesimo così profondamente come fece se si fosse originata al di fuori e fosse stata considerata dal principio uno sviluppo estraneo.
L'asserzione di alcuni scrittori che i negatori della storicità di Gesù ignorano il fattore personale non è vera. Si potrebbe rispondere che i teologi pur di ingrandire Gesù sminuiscono gli uomini prominenti del periodo, tranne forse Paolo. Quanto ai discepoli, si suppone che fossero uomini incapaci di comprendere il loro maestro, fino a che la sua morte, in qualche maniera inspiegabile, penetrò la loro mente con un'illuminazione brillante. L'incredulità moderna nella realtà della Resurrezione e una dimostrazione del fatto che le apparizioni post-mortem di Gesù sono invenzioni molto tarde hanno reso incomprensibile il racconto tradizionale dell'origine del cristianesimo. Di passaggio si potrebbe osservare che la rapida trasformazione degli stolti e ottusi discepoli nei capi illuminati e capaci della Chiesa primitiva non è mai stata resa psicologicamente comprensibile. Dal momento che perfino alcuni teologi eminenti hanno constatato l'inconsistenza dell'asserzione che la figura di Gesù “non è inventabile”, non è necessario considerarla seriamente. Ma di certo gli uomini che immaginarono e derivarono i ritratti evangelici — ne esistono più di uno — erano lontanissimi in verità dall'essere stati uomini ignoranti e poco intelligenti; è alla qualità eccezionale della loro opera che si deve la fede nella storicità di Gesù. 

NOTE

[6] 1 Corinzi 3:4-6, 21; 15:11. Il terzo vangelo e gli Atti degli Apostoli giudicati dallo standard di uno storico moderno sono i testi più disonesti. Ma non era  intenzione del loro compositore scrivere Storia onesta. Dovrebbero essere giudicati dal motivo che li ha prodotti. È colpa nostra se siamo ingannati.

[7Reitzenstein, Pimander, pag. 320.

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Conclusione (IX) — Periodo di Coordinazione

(segue da qui)
CAPITOLO IX

CONCLUSIONE

1. PERIODO DI COORDINAZIONE

Fino al tempo dell'espugnazione di Gerusalemme da parte di Tito, le comunità cristiane e gli adoratori di un Gesù sacrificato erano sette degli ebrei. Non c'era ancora nessuna “Chiesa” cristiana. La chiesa di Gerusalemme di cui leggiamo in Atti fu una comunità ebraica, e Giacomo, il suo capo, era così lontano dal venire considerato dagli ebrei in generale come il capo di una setta ostile che, come ci informa Egesippo, egli frequentava il Tempio, pregando costantemente per il suo stesso popolo, e gli era permesso in conseguenza della sua fama di devozione straordinaria l'accesso una volta all'anno nel Santo dei Santi. Anche se l'informazione data da Egesippo non è accurata sotto ogni aspetto è chiaro da ciò che dice che Giacomo non si era separato dalla religione nazionale. Dobbiamo supporre, naturalmente, che la comunità di cui egli fu il capo teneva alcune opinioni che la distinguevano dagli ebrei in generale; ma è evidente dalle dichiarazioni di Flavio Giuseppe che la morte di Giacomo fu l'opera di una congiura guidata da un sadduceo di nome Anano, il Sommo Sacerdote, di cui Flavio Giuseppe esprime un'opinione molto sfavorevole. [1] Le altre persone che furono lapidate con Giacomo erano presumibilmente membri della sua comunità, ma Flavio Giuseppe apparentemente non aveva nessuna ragione di supporre che essi non fossero “ebrei”, ed egli dice che “i più equanimi” dei cittadini si dispiacque, e che a causa delle loro proteste Anano fu spogliato del suo sommo sacerdozio da re Agrippa.
Potremo apprendere anche da 1 Corinzi 10:1 che in ogni caso alcuni dei giudeo-cristiani ellenistici non avevano cessato di ritenersi ebrei. Lo scrittore dice “i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare”. Nessuna ostilità verso gli ebrei è apparente in questo paragrafo, e non c'è nessun attacco alla nazione nella sua totalità. Lo scrittore adduce le colpe commesse da “alcuni di loro” come esempi dell'ammonizione per gli ebrei ellenistici a cui egli si sta rivolgendo. Un rimprovero più severo del popolo ebraico si può trovare nei Profeti, nei Salmi di Salomone, e in 2 Esdra. Chi, leggendo questo paragrafo, avrebbe mai immaginato che gli ebrei avessero colmato la coppa della loro iniquità uccidendo il Cristo? Ci sono casi dove il silenzio è equivalente ad una negazione, e questo è uno di loro. Alla data in cui si scrisse il paragrafo i giudeo-cristiani stavano sperando ancora di convertire il loro stesso popolo. La caduta di Gerusalemme, che sembrò essere una punizione da Dio, e l'intensificarsi dei vincoli dell'ortodossia ebraica, danneggiarono seriamente questa speranza senza distruggerla all'inizio. Il suo compimento si proiettò avanti in un futuro più distante. Ma non ci fu ancora per qualche tempo nessun rancore e nessuna denuncia degli ebrei da parte cristiana. Questo si può vedere chiaramente in Romani 9-11, scritto dall'editore che scrisse il paragrafo riferito sopra, poco dopo la caduta di Gerusalemme. [2] Perfino ora egli scrive come un ebreo che non si è separato completamente dal suo stesso popolo. E non una volta nei tre capitoli egli rimprovera agli ebrei di aver crocifisso Gesù. Egli non è adirato; è rammaricato per il fatto che i suoi “consanguinei secondo la carne” hanno rifiutato l'offerta di Dio di una salvezza in Cristo. “Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede”. Gli ebrei si erano rifiutati di credere; e ciò è il peggio che questo scrittore può dire di loro. Ma il predominante partito farisaico non avrebbe tollerato più a lungo una non-conformità, e così, per quanto in modo riluttante, i giudeo-cristiani furono indotti a separarsi dal loro stesso popolo.
La comunità il cui capo fu Giacomo era ebionita. I Nazareni o vi erano associati molto strettamente oppure erano una sua suddivisione. [3] Non c'è nessuna buona ragione per supporre che prima della caduta di Gerusalemme le sette cristiane gnostiche di Grecia e Asia Minore vi avessero qualche relazione. Dopo quell'evento, quando l'ebraismo diventò strettamente farisaico ed esclusivo, e venne repressa una non-conformità di ogni tipo, le sette che avevano abbastanza in comune da rendere possibile un'alleanza furono spinte l'una verso l'altra dalla persecuzione generale. E prestissimo un po' di uomini lungimiranti tra gli ebrei non-conformisti concepirono il magnifico progetto di saldare quei non-conformisti in un nuovo corpo religioso capace di occupare la posizione lasciata libera dagli ebrei e di ingaggiare una guerra efficace contro il politeismo. Abbiamo osservato nelle Odi di Salomone il germe del credo che la comunità di Santi costituiva il nuovo “popolo eletto”; e ora essi dovevano intraprendere più ardentemente di prima la missione divina di illuminare i gentili. L'obiettivo fu uno abbastanza forte da portare ad un'unione tra congregazioni monoteiste la cui pratica e dottrina potrebbero essere state  altrimenti differenti abbastanza da tenerle separate. Le comunità cristiane gnostiche in generale non erano separate  troppo ampiamente l'una dall'altra in materia dottrinale perché fosse di difficile realizzazione una libera federazione; ma non tutte loro erano della natura anti-ebraica che distingueva la comunità delle Odi e i cristiani paolini; da qui è abbastanza comprensibile che l'antica letteratura cristiana a partire dall'anno 80 circa nel secondo secolo offre prove di dispute riguardanti l'osservanza della Legge mosaica che relegarono le differenze dogmatiche sullo sfondo.
È evidente che per qualche tempo considerevole c'erano ebrei nelle chiese cristiane che continuavano ad osservare il Sabato e le regole ebraiche riguardanti il cibo impuro; ma non è probabile che si mantenne da parte di gnostici ebrei una forte insistenza sulla necessità di circoncisione. Potremo ricavare la condotta degli ebioniti gnostici dalle informazioni date nei Ritrovamenti clementini secondo cui Pietro non aveva alcuna obiezione a mangiare con gente incirconcisa a patto che fossero stati battezzati. L'apertura relativa di Pietro è ricavabile anche dall'epistola ai Galati. Il tradimento successivo di cui egli è rimproverato là potrebbe essere messo in dubbio. Se, come è dichiarato, avesse avuto l'abitudine di vivere “alla maniera dei gentili”, gli altri capi devono averlo saputo, così che non avrebbe potuto esserci nessuna ragione perché venisse rimproverato in questa circostanza. E se fosse vero che la sua condotta allora fosse stata un'eccezione alla sua condotta consueta, non avrebbe potuto essere vero che egli “spingeva i gentili a vivere come fanno gli ebrei”. Lo scrittore non può aver ricordato una conferenza in cui lui stesso aveva preso parte. Il suo resoconto manca di “realtà”. la rappresentazione sembra essere un artificio per mettere in rilievo l'indipendenza di Paolo e in tal modo impressionare i destinatari dell'epistola con una consapevolezza della loro debolezza personale nel permettersi di lasciarsi distogliere dai giudaizzanti. [4]
Non è probabile che gli ebioniti gnostici avessero respinto Paolo come un apostata dalla Legge; quella dichiarazione dev'essere stata fatta rispetto agli ebioniti ebrei. Si era pensato ad un qualche tempo che Paolo sia attaccato nelle Omelie pseudo-Clementine nella figura di Simon Mago. Ciò sembra discutibile, sebbene egli sia attaccato di certo in una parte delle Omelie, che probabilmente è un'interpolazione. Si potrebbe concludere la presenza di qualche verità storica nei passi di Atti 10:9-29 e 15:6-11, in cui Pietro si raffigura come un avvocato di tolleranza e anche come uno che è stato inviato ai gentili; e c'è un buon motivo a favore della tesi che egli fosse un associato non così vicino a Giacomo come lo si fa essere in altre fonti.
Nel tempo di Filone gli Esseni e i Terapeuti erano sette importanti, ma quelle sette sembrano essere completamente scomparse nel secondo secolo. Potremo concludere che esse furono assorbite nella confederazione cristiana in via di espansione; che anche la loro dottrina dev'essere stata di un tipo gnostico e  legata quasi abbastanza a quella di altri cristiani gnostici. L'assorbimento degli Esseni spiegherebbe la presenza di così tanta dottrina essena nei vangeli al punto da aver condotto alcuni scrittori alla conclusione che Gesù fosse un esseno. È molto dubbio in effetti se una comunione dei beni fosse una pratica delle antiche chiese cristiane nella loro totalità, me la dichiarazione in Atti 4:32 si potrebbe applicare ad alcune di loro; e, se così, sembrano essere indicati gli Esseni. [5] Altre comunità cristiane gnostiche non furono assorbite completamente, ma naturalmente molti dei loro membri devono essere stati assorbiti nel tempo. L'appropriazione di Pietro da parte della Chiesa cattolica implica l'aderenza di un vasto numero di ebioniti gnostici; e non ci può essere nessun dubbio del fatto che i mandei, che per un certo tempo erano abbastanza numerosi da essere seri rivali della neonata comunità, vi entrarono gradualmente in numeri considerevoli. Giovanni il Battista fu un Cristo mandeo. La rivalità tra le sette è deducibile, non solo da attacchi a Gesù negli scritti mandei, ma anche dal resoconto di una discussione nei Ritrovamenti tra i discepoli di Gesù e uno dei discepoli di Giovanni, durante la quale quest'ultimo afferma che Giovanni, e non Gesù, fu il Cristo. Questo resoconto non si concilia in alcun modo con la rappresentazione cristiana di Giovanni come il precursore e annunciatore di Gesù; ma la rappresentazione cristiana potrebbe celare benissimo il fatto che il mandeismo non contribuì a preparare la via al cristianesimo; e l'annessione di Giovanni potrebbe essere stato un astuto colpo di politica. Nel quarto vangelo è detto che due dei discepoli di Gesù — Andrea è uno di loro — sono stati discepoli di Giovanni, che potremo prendere a significare mandei, e negli Atti degli Apostoli si ricorda una conversione di discepoli di Giovanni al cristianesimo.
Gli uomini che stavano mirando alla sostituzione di una nuova organizzazione su una base più ampia e una base più accettabile per i pagani al posto della vecchia organizzazione religiosa degli ebrei devono aver constatato rapidamente che, mentre la libertà dalla Legge mosaica era una condizione indispensabile per il successo, l'Antico Testamento, l'identificazione di Gesù col Messia ebraico, e il prestigio di Gerusalemme sarebbero state risorse preziosissime. Ma l'intenso ebraismo della chiesa ebionita deve aver reso difficile la sua inclusione nella confederazione. Evidentemente ci furono negoziazioni e un compromesso. I resoconti dati in Galati e in Atti del Concilio di Gerusalemme sono mutualmente contraddittori e inaffidabili. L'accordo di cui in Galati si dice che era stato raggiunto non sarebbe stato praticabile. Se crediamo agli Atti degli Apostoli, Paolo se ne andò senza indugio e lo violò. L'accordo reale probabilmente era che la circoncisione non dovesse essere posta come condizione obbligatoria per un'ammissione nelle comunità cristiane ellenistiche. D'altra parte, è certo che anche i capi di quelle comunità non avevano nessun potere per impedirla. Infatti in Galati 5 — un capitolo che non è parte dell'epistola originale — lo scrittore deve fare un appello appassionato ai suoi lettori perché non si lasciassero deviare da giudaizzanti che stavano tentando di persuaderli della sua necessità. Una parte considerevole degli ebioniti, rifiutandosi di allearsi con chiese nelle quali non si imponevano osservanze ebraiche, trattennero la loro indipendenza e, al pari dei più intransigenti degli gnostici, diventarono eretici per la loro ostinazione. 

NOTE

[1] Antichità Giudaiche 20, 9:1. In questo passo occorrono le parole: il fratello di Gesù, che fu chiamato Cristo, Giacomo era il suo nome”. Buonissime ragioni, la cui forza è stata ammessa da alcuni eminenti teologi cristiani, sono state offerte per considerare un'interpolazione le parole in corsivo. Non è, comunque, assolutamente impossibile che la frase “il fratello di Gesù” sia autentica e la frase successiva una glossa cristiana. È probabile che Flavio Giuseppe avrebbe fornito qualche accenno riguardo l'identità di questo Giacomo. Egli non può aver fatto ciò nominando un Gesù che lui non menziona altrove da nessuna parte. Ma nello stesso paragrafo egli nomina un Gesù che fu reso Sommo Sacerdote al posto di Anano (Anna).

[2] L'intera epistola, compresi naturalmente i capitoli 9-11, fu interpolata parecchio nel secondo secolo dallo scrittore dei capitoli 3-4.

[3] R. Handmann, Texte und Untersuchungen, Bd. V, Heft 3, pag. 104 seq.

[4] La controversia non era cominciata durante l'esistenza di Paolo. Nelle parti più antiche di Romani e Corinzi non c'è nessun indizio di differenze cristiane riguardanti l'osservanza della Legge.

[5] Guignebert (opera citata, pag. 190) ha scritto: “Non è improbabile che il movimento esseno alla fine si fosse fuso e fosse stato assorbito nel cristianesimo”.