domenica 22 novembre 2015

“The Bad Jesus”: o del perchè “avere paura del Gesù Storico”

 LIBERTÀ DI PENSIERO: Va repressa con il più severo rigore. I preti sono pagati per pensare, i fedeli non devono fare altro che pagare generosamente chi pensa al posto loro.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)


Sembra uno sport oramai collettivo, in questi giorni segnati dalle stragi di Parigi, puntare il dito accusatore contro la violenza predicata negli stessi testi sacri dell'Islam, a provarne l'essenza irrimediabilmente aggressiva già nell'origine al contrario di altre altre fedi religiose. Ironia della sorte vuole che secondo l'unico studioso accademico esperto del Corano in procinto di presentare un caso veramente scientifico contro la storicità di Maometto, Maometto (“prediletto”) sarebbe stato in origine un mero titolo per Gesù, l'immaginato rivelatore cosmico degli insegnamenti poi finiti nel Corano, non un reale profeta, più tardi evemerizzato sulla Terra (vi ricorda qualcuno?): non sarà allora un indizio che l'aggressività intrinseca dell'Islam (che io riconosco) derivi intimamente dalle altre due religioni monoteistiche che l'hanno preceduto?

Sia pure indirettamente, il teologo sotto mentite spoglie di storico Mauro Pesce sfiora questo problema nel suo breve saggio intitolato
Chi ha paura del Gesù Storico? con l'obiettivo malcelato di rassicurare i credenti cristiani che la ricerca cosiddetta scientifica del cosiddetto “Gesù storico” non solo non è animata da uno spirito anticristiano ma conferma, se da parte di ogni singolo cristiano vi sia in compenso un relativo sforzo di armonizzazione e maggiori elasticità e maturità “intellettuale”, ogni singolo punto della teologia cristiana.

Nelle sue parole:
Già dalla metà degli anni Novanta si è manifestata una forte e ampia reazione conservatrice contro le varie tendenze di studio del Gesù storico.
La reazione ha percorso due strade. La prima, più corretta, ha cercato di controbattere sul piano strettamente esegetico. Prendo ad esempio l'autore forse più serio: James Dunn le cui opere sono state tempestivamente tradotte in Italia. 1) Anzitutto si afferma che i Vangeli canonici hanno la assoluta preminenza rispetto agli altri testi protocristiani, che non possono considerarsi storicamente attendibili e sarebbero quasi sempre posteriori ai Vangeli canonici. 2) In secondo luogo si afferma che i Vangeli sono opere scritte nella fede verso Gesù e che quindi solo un atteggiamento di fede permette un accesso al loro oggetto, Gesù stesso. 3) Si afferma poi che in generale le parole e le azioni attribuite a Gesù sono state tramandate in modo fedele e quindi sono attendibili storicamente perchè frutto di un processo di memorizzazione basato sugli stessi testimoni oculari che accompagnarono Gesù, i quali trasmisero i loro ricordi in un contesto di controllo comunitario che ne assicurava la fedeltà.
La seconda tenzenza, meno convincente a mio avviso, è consistita nel cercare di screditare la nuova ricerca su Gesù sostenendo che essa si basa sui presupposti filosofici dell'illuminismo, considerato in modo semplicistico come un movimento di radicale opposizione al cristianesimo in quanto tale. Francamente sembra impossibile ricondurre Theissen, Sanders, Crossan e il Jesus Seminar all'illuminismo, che è un complesso fenomeno culturale del XVIII secolo. Gli storici sanno bene che i fenomeni di oggi vanno spiegati ricorrendo ai fattori del contesto culturale di oggi o immediatamente precedenti. Quanto è avvenuto tra gli anni Settanta del Novecento e il primo decennio del 2000 non può essere spiegato con quanto succedeva duecento anni prima. L'accusa di illuminismo è un modo per gettare sulla ricerca storica su Gesù l'ombra di un atteggiamento antireligioso e anticristiano. In realtà, le cose stanno proprio in modo contrario: la nuova ricerca nasce dal bisogno profondo di un rinnovamento religioso, il bisogno di attingere in modo libero, sincero, alle fonti stesse della nostra cultura religiosa: la figura storica di Gesù.

(fonte)
Non ci sono dubbi che il prof Pesce è  animato da una sottile agenda apologetica cripto-cristiana nella misura in cui lui vuole presentare la sua ricerca (e quella dei suoi colleghi parimenti teologi) in armonia con il “bisogno di rimanere all'interno del cristianesimo cercando in Gesù i valori cristiani fondamentali che si fatica a trovare nelle rispettive chiese”. Per far ciò, se da un lato deve mostrarsi per finta critico verso il Gesù trionfalista propugnato dalle rispettive chiese cristiane, è costretto dall'altro a prendere le distanze dal più nobile fenomeno che l'Occidente - e in particolare la Francia - ha manifestato all'umanità: l'illuminismo.

Perchè è essenzialmente grazie allo spirito critico ereditato dall'illuminismo che è possibile denunciare la visione dello stesso Pesce - oltre, beninteso, che di Theissen, Sanders, Crossan - come l'ultimo esempio di teologia travestita da Storia.  E non solo perchè la vera ricerca scientifica smentisce la fiducia tradizionale nell'esistenza storica di Gesù (che fu chiamato Cristo). Ma anche perchè lo stesso Gesù dei vangeli risulta per costruzione - quindi del tutto al di là della questione della sua storicità o meno - fondamentalmente incapace di sollecitare la rinascita morale delle chiese cristiane che a lui si ispirano.

Dò la mia libera traduzione della recensione in due parti di John Loftus ad un libro del prof Hector Avalos di recente pubblicazione, che ha il notevole pregio di dimostrare, contro Pesce (e pace Pesce), che:
1)   la vera ricerca su Gesù si basa sui presupposti filosofici dell'illuminismo;
2)  il Gesù dei vangeli, perfino nell'improbabile ipotesi che rispecchi fedelmente un ipotetico Gesù storico, appare una figura moralmente negativa che i finti accademici come Pesce sono costantemente impegnati ad occultare.

Ne deriva che io non mi sento personalmente in vena di sperare assieme al prof Pesce che le chiese cristiane adottino questo suo “nuovo” punto teologico:
10. I non credenti sono una parte fondamentale della società e nessuno può negare il loro diritto a professare le proprie convinzioni e criticare quelle religiose, come anche i credenti hanno pieno diritto di criticare le opinioni degli atei. (mia enfasi)

Perchè quel punto teologico non costituisce altro che l'essenza del vero spirito apologetico che informa tutta la “missione” accademica e divulgativa del prof Pesce (e derivati): rendere a stento ancora compatibile la fede cristiana con i risultati inevitabili della vera ricerca storica (che quella fede demolisce e distrugge).

Cattivo Ragazzo, Cattivo Gesù, Cattivo Cattivo Gesù: Recensione di “The Bad Jesus” del Dr. Avalos, Parte 1
Di John Loftus il 5/04/2015

Il prolifico e instancabile Dr. Hector Avalos, che è un titano di un uomo, uno studioso di uno studioso, ha appena pubblicato un nuovo libro, The Bad Jesus: The Ethics of New Testament Ethics. Nel quale continua con un tema principale di due dei suoi libri precedenti, l'irrilevanza teologica, etica e politica della Bibbia per il mondo moderno. In The End of Biblical Studies (2007), ha magistralmente mostrato come gli studiosi della Bibbia si preoccupano del mantenimento della rilevanza della Bibbia per il mondo moderno, anche se la loro attività di ricerca in realtà dimostra il contrario. In Slavery, Abolitionism, and the Ethics of Biblical Scholarship (2011), egli ha sapientemente mostrato come i moderni studiosi biblici stanno ancora ingiustificatamente difendendo l'etica indifendibile della schiavitù biblica. In questo nuovo libro Avalos esamina complessivamente l'etica di Gesù stesso --- Oh Mio Dio --- come rappresentata nei quattro vangeli canonici (incurante del fatto se Gesù sia esistito o meno, in merito a cui egli rimane un agnostico). Avalos mostra abilmente come il Gesù descritto nel Nuovo Testamento ha un lato cattivo, un lato permeato da un “orientamento religiocentrico, etnocentrico e imperialista”. Egli rivela il lato cattivo di Gesù che i moderni studiosi biblici ingiustificatamente cercano di nascondere dalla vista.

Ecco come lo dichiara:
    Se uno dovesse basarsi sulla maggior parte dei moderni trattati di etica del Nuovo Testamento, Gesù non aveva cattive idee, e mai commise qualche cattiva azione. Questo non può assolutamente essere sostenuto se Gesù è visto come una vera e propria figura storica umana. Se Gesù era un essere umano, deve aver avuto alcune idee che sono eticamente discutibili, o, almeno, moralmente discutibili. Se Gesù era un essere umano, deve aver avuto difetti, incoerenze e ipocrisia nel suo sistema morale, proprio come fa ogni altro essere umano. Se i suoi seguaci, antichi o moderni, credono che quelle idee sono applicabili alla loro vita e alla vita degli altri, allora si pone anche la questione se una qualsiasi delle cattive idee di Gesù abbia avuto anche conseguenze negative. Se Gesù aveva alcune idee cattive, allora l'imitazione delle idee cattive di Gesù poteva essere una cattiva pratica oggi. Dato quanto tempo storicamente è stato speso per inneggiare al Buon Gesù, questo libro si concentra sull'illuminazione del “Cattivo Gesù”. (pag. 29-30, mia libera traduzione).

Così, perché accade che la maggior parte dei moderni studiosi non considerano Gesù reo di aver fatto qualcosa di sbagliato o di male?
    La risposta, naturalmente, è che la maggior parte degli studiosi biblici, sia nel mondo accademico secolare che nei seminari, ancora vedono Gesù come un essere divino, e non come un essere umano con difetti. La loro cristologia è abbastanza alta da esentare Gesù da qualsiasi sentimento malvagio o malcostume etico ... La maggior parte degli studiosi del Nuovo Testamento sono affiliati a istituzioni religiose e sono parte di quello che io ho chiamato un complesso ecclesiale-accademico che non ha riscontro in tutte le altre aree delle scienze umanistiche. Per esempio, la maggior parte, se non tutti, degli studiosi di religione greca non sono parte di un movimento religioso o organizzazione greca. Nonostante i pregiudizi che esistono sempre nello studio dei classici, è giusto dire che pochi hanno qualche interesse personale nel fatto che Zeus o Tiberio fosse buono o cattivo, perché tali entità non costituiscono alcun tipo di autorità per le loro azioni. Questo non è il caso con Gesù, che è ancora visto come l'autorità paradigmatica dalla maggior parte degli studiosi cristiani. Gli studiosi stanno ancora studiando Gesù attraverso le lenti confessionali di Nicea o di Calcedonia, piuttosto che attraverso un approccio storico che avremmo usato con altri esseri umani. (pag. 7, mia libera traduzione)

Il Dr. Avalos sta cercando di cambiare il modo mediante cui i biblisti studiano la Bibbia sostenendo una comprensione secolare dei testi biblici. I biblisti moderni “non trattano la Bibbia come un altro antico documento come Iliade di Omero o l'Epica di Gilgamesh.” (pag. 23), ma dovrebbero. Dovrebbero fare questo per vedere che cosa ottengono. E' l'unico modo rispettabile per studiare documenti storici, se vogliamo conoscere la verità su di loro.

La più ampia argomentazione di Hector nel suo particolare libro contiene diversi elementi:
    1. La ricerca biblica è ancora principalmente un'impresa apologetica religiosa nonostante le pretese di essere impegnata in una ricerca storico-critica e descrittiva.
    2. Un più specifico orientamento cristiano è chiaramente rivelato nella maniera in cui l'etica di Gesù è vista prevalentemente come benigna e paradigmatica, anche tra studiosi accademici presumibilmente secolari.
    3. Tuttavia, molti dei principi etici fondamentali annunciati o praticati da Gesù in realtà sarebbero antitetici a quelli che altrimenti descriviamo come “accettabili” o “buoni” da alcuni degli standard di etica più ampiamente accettati oggi.
    4. Di conseguenza, una visione così prevalentemente benigna dell'etica di Gesù segnala una perdurante accettazionedi Gesù come un essere divino oppure come moralmente sovra-umano, e non come l'essere umano imperfetto che dovrebbe essere il vero oggetto dello studio storico-critico. (pag. 8-9, mia libera traduzione)
Restate sintonizzati e scriverò di più su molti dei suoi casi studio nell'etica di Gesù. Il suo obiettivo è quello di illustrare “la misura in cui il religionismo, e più specificamente una tendenza cristiana, permea ancora quello che altrimenti dovrebbero essere studi storico-critici descrittivi dell'etica di Gesù”. (pag. 27).

Da come appare questo libro può proprio cambiare il modo in cui i biblisti osservano Gesù - molti dei quali sono già liberali. Dovrebbe. Non dobbiamo dare a Gesù un pass gratuito. C'è una cattivo Gesù che noi abbiamo bisogno di vedere. Guardate e vedete da voi stessi. Potrebbe essere scioccante.

Cattivo Ragazzo, Cattivo Gesù, Cattivo Cattivo Gesù: Recensione di “The Bad Jesus” del Dr. Avalos, Parte 2
Di John Loftus il 5/05/2015

The Bad Jesus: The Ethics of New Testament Ethics è un mostro di un libro di 461 pagine scritte dal biblista Dottor Hector Avalos. È diverso da qualsiasi altro libro accademico sul mercato oggi. Ci dice il resto della storia di Gesù che troviamo nei quattro vangeli, il lato oscuro, il lato grezzo che biblisti cercano di riverniciare perché pensano che Gesù meriti un trattamento speciale. Dr. Avalos invece toglie i paraocchi, costringendo i lettori a vedere ciò a cui Gesù era davvero simile.

La mia ipotesi è che la gente non gradirà Gesù, dopo aver letto il suo libro. Io altrettanto. Non è un tizio che vorrei vivesse accanto a me, o che fosse vicino ai miei figli, o che scrivesse una colonna in una rivista, oppure che fosse politicamente coinvolto in America, questo è sicuro. Nessuno dovrebbe. Congedatevi dalla nozione che Gesù fosse complessivamente una brava persona.  Io vorrei aver a che fare poco con lui. Anche tu potresti desiderare la stessa cosa dopo aver letto questo libro meravigliosamente ricercato, un libro unico-del-suo-genere su una questione essenziale nel disilludere i cristiani della loro fede.

In futuro, quando qualcuno dice che Gesù fu senza peccato, rispondete dicendo “Cattivo Gesù”. Se qualcuno brandisce Gesù come esempio di una vita buona, brandite il libro di Hector, “Bad Jesus” in risposta. Se qualcuno vi chiede: “Cosa farebbe Gesù?,” rispondete chiedendo loro di leggere “Bad Jesus”. È l'antidoto per le persone che pensano ostinatamente che Gesù fosse un essere umano perfetto. È il correttivo di credenti che pensano di aver bisogno di un'edizione a lettera rossa del Nuovo Testamento. Ci dice il resto della storia, una storia che la maggior parte delle persone e la maggior parte dei cristiani non hanno mai sentito prima.

Detto questo voglio che lettori diano un'occhiata al contenuto del suo libro di seguito, tra citazioni scelte che ho scelto da quello che Avalos scrive in ogni capitolo. Tenete presente che non pretendo di riassumere questi capitoli, ma solo di fornire alcune citazioni che potrebbero provocarvi a leggerlo, che dovreste fare. Vedete da voi stessi:
Contenuto
1. Introduzione
Elementi di Base dell'Argomento

2. Il  Gesù Che Non Ama: Cosa E' Nuovo E' Vecchio
Amare il Nemico nell'Antico Medio Oriente
L'Amore Può Comportare Violenza
La Regola D'Oro: Amore Come Tattica
Il Campanilismo dell'Etica del Nuovo Testamento

Citazione selezionata da Avalos:
    “In contrasto alle affermazioni di molti moralisti cristiani, Gesù non è un innovatore in etica, e certamente non nel suo approccio all'amore. Almeno lui non è il creatore del concetto di amare il nemico, che è già trovato in entrambi fonti ebraiche e antiche del Medio Oriente secoli prima della venuta di Gesù sulla scena ... Ciascuna condizione di amare il nemico deve essere bilanciata dalla fede di Gesù nella violenza differita, che è raramente menzionata dagli esperti di etica del Nuovo Testamento ... Gesù, come l'innovatore di un amore etico accuratamente disinteressato ed altruista, è soprattutto la creazione di studiosi di etica cristiana. (pag. 48-49, mia libera traduzione)
3. Il Gesù Odioso: Luca 14.26
Gesù Comanda Odio
Esprimere Preferenza
L'Odio come un Motivo di Divorzio
Le Statistiche di Odio e Amore
La Semantica Logica di Odio e Amore

Citazioni selezionate da Avalos:
    Luca 14.26, forse l'esempio più importante dei “discorsi di odio” di Gesù, recita:

    ''Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo''. (Lc. 14.26)

    Anche se il testo appare come una chiara espressione di odio letterale come mai trovato in qualunque testo, gli apologeti cristiani hanno cercato di eliminare o ridurre le sue connotazioni negative. (pag. 51, mia libera traduzione)
Citazione selezionata da Avalos:
    La parola greca miseō [tradotto "odio" in Luca 14.26] ha un significato tanto costante e tanto forte come ogni parola in tutto il lessico greco. Esso non varia oppure non è soggetto a molta flessibilità come potrebbe essere per altre parole. (pag. 54, mia libera traduzione)
Citazione selezionata da Avalos:
    Come possiamo giudicare un leader moderno religioso che ha detto che lo dovremmo preferire rispetto alle nostre famiglie? Perché non dovremmo considerare tale persona come un leader di una setta egomaniacale che fa ciò che fanno tutti i leader di culto: trasferire la fedeltà dalla propria famiglia a lui o a lei ... Gesù stava perpetuando una tradizione ben nota di leadership che fu in ultima analisi, basata sulle antiche relazioni medio-orientali di padrone-servo e signore-vassallo, le quali richiedevano che il signore ricevesse la totale fedeltà di ogni subordinato anche a scapito della propria vita e delle proprie famiglie. (pag. 89, mia libera traduzione)
4. Il Violento Gesù
Matteo 10.34-37: Lo Scopo Violento di Gesù
Matteo 5.38-42: Non Perseguitare Me, Please
Matteo. 26.48-56: Non-Interferenza con Violenza Pianificata
Giovanni 2.15: Frustrate al Pacifismo
Atti 9: Gesù Assale Saulo

Citazione selezionata da Avalos:
    L'affermazione più esplicita che Gesù vide sé stesso come veniente a portare la guerra, non pace sulla terra, si trova in Matteo.

        Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me. (Mt 10.34-37).

    La retorica di Gesù non è solo palesemente violenta, ma viola tutti i precetti di onorare il padre e la madre (Esodo 20.12), e di amare il tuo prossimo (Lev. 19.18), manifestata nella Bibbia ebraica. (pag. 91, mia libera traduzione)
Citazione selezionata da Avalos:
    Il dio della Bibbia ebraica potrebbe danneggiare coloro che gli disobbediscono, ma quel danno di solito era imposto durante l'arco della vita terrena. La visione di Gesù della violenza è infinitamente più grande in qualità e quantità, perché egli è ritratto mentre brucia e tortura per l'eternità coloro che si opponevano alle sue credenze religiose e al suo impero altrimenti noto come il Regno di Dio. (pag. 128, mia libera traduzione)
5. Il Gesù Suicida: L'Espiazione Violenta
Gesù come un Aspirante Vittima Sacrificale
Marco 10.45: Auto-Sacrificio come Riscatto
Sacrificio come Servizio: Trasformazione oppure Negazione?
2 Corinzi 5.18: Anselmo Non Confutato
René Girard: Apologetica del Sacrificio
Citazione selezionata da Avalos:
    Lo sforzo per ridurre al minimo o per eliminare la natura violenta del sacrificio espiatorio di Gesù, soprattutto da parte di auto-descritti pacifisti cristiani, fa parte di un programma teologico, e non qualcosa che può essere mostrata basarsi su motivi storici o linguistici. Anche se non si accetta la vista di Anselmo del motivo per cui un uomo-dio doveva essere sacrificato, è chiaro che il Nuovo Testamento è saldamente all'interno di quelle tradizioni del Vicino Oriente che hanno visto il sacrificio come un metodo per scongiurare la collera divina o per ottenere un favore dalla divinità.
    Al contrario, la visione dell'espiazione del Nuovo Testamento rappresenta un regresso rispetto ad alcune altre culture del Medio Oriente che avevano sostituito condanne a morte di esseri umani con sostituti monetari o animali. (pag. 149, mia libera traduzione)
6. Il Gesù Imperialista: Siamo Tutti Schiavi di Dio
Ripensare l'‘Anti-Imperialismo’
Anti-Imperialismo Selettivo
La Retorica Benevola dell'Imperialismo
Cristo come Imperatore
Il Regno di Dio come un Impero
Citazione selezionata da Avalos:
    Quello che Gesù stava presumibilmente sostenendo fu non meno imperialista di quanto lo fosse l'impero romano quando parlava del Regno di Dio. (pag. 170, mia libera traduzione)
7. L'Anti-Ebraico Gesù: Critica Socio-Retorica come Apologetica
Abusa Me, Please: Apologetica di Luke T. Johnson
Quando è Anti-Giudaismo non Anti-Giudaismo?
Quando Cominciò l'Anti-Giudaismo Cristiano?
Citazione selezionata da Avalos:
    Il rifiuto di ammettere che l'anti-Giudaismo possa essere attribuito a Gesù, anche se era ebreo, è più il prodotto di apologetica teologica cristiana di quanto non sia il risultato di un rigoroso studio critico. (pag. 195, mia libera traduzione)
8. Il Gesù Anti-economico come Nemico dei Poveri
Gesù come Radicale Egualitario
Il Profumo della Povertà
Sermone sul Monte dei Debiti e dei Meriti
Citazione selezionata da Avalos:
    Il modo migliore per capire l'economia di qualsiasi Gesù storico è quello di vederlo come un leader di una setta che domandò il tipo di fedeltà che era ben nota tra antichi imperatori dispotici. Proprio come i leader di culto nei tempi antichi o moderni cercano di trasferire la fedeltà dalla famiglia a sé stessi, così Gesù voleva trasferire la fedeltà dalle famiglie a lui a prescindere da come avrebbe potuto distruggere la loro funzione e la vitalità. In termini economici, Karl Marx non ha mai avuto un esempio migliore di un capitalista religiosa duro di cuore o sconsiderato che profitta del lavoro vero e che non dà nulla se non vuote oppure inverificabili promesse celesti in compenso. Il fatto che così tanti nuovi moralisti del Nuovo Testamento lodano Gesù come amico dei poveri dice di più circa l'etica dell'etica del Nuovo Testamento di quanto non faccia di Gesù. (pag. 227, mia libera traduzione)
9. Il Misogino Gesù:  Femminismo Cristiano come Culto Maschile degli Antenati
Marco 7//Matteo 15: Il Misogino Gesù
Marco 10//Matteo 19: Uguaglianza Che Divorzia
I Senza donne Dodici Apostoli
L'Ultima Cena: Indovina Chi Non Viene A Cena
L'Egualitaria Età dell'Oro sotto Gesù
Citazione selezionata da Avalos:
    Gli studi biblici femministi cristiani paradossalmente sono ancora pesantemente investiti nel compito di mantenere lo status etico elevato di un uomo di nome Gesù ... le femministe cristiane a volte getteranno le donne antiche sotto il bus proverbiale pur di garantire che Gesù era buono ... (pag. 278-79, mia libera traduzione)
10. L'Anti-Disabile Gesù: Meno che Pienamente Umano
Studi di Disabilità
Giovanni 5 e 9: Gesù Redentore
L'Etica della Punteggiatura
Paralizzato dal Peccato
Citazione selezionata da Avalos:
    Ci sono prove sufficienti per dimostrare che Gesù prese in considerazione la disabilità e la malattia come il risultato del peccato (ad esempio, Mc 2.10-11; Gv 5.14) ... Storicamente, le conseguenze della perpetuazione di Gesù del collegamento tra il peccato e la disabilità sono state molto negative. In primo luogo, ha reso lecito per i cristiani d emarginare e addirittura perseguitare i disabili. Questo è il caso, soprattutto nei secoli XVI e XVII, con quelli che soffrono malattie mentali che sono stati a volte interpretati come in preda a possessione demoniaca o di riflettere la pratica della stregoneria. In secondo luogo, il collegamento tra il peccato e la malattia ritardò lo studio scientifico della malattia ... (pag. 302, mia libera traduzione)
11. Il Magicamente Anti-Medico Gesù
Miracoli, Non Magia?
Il Gesù Naturalistico
Etica Psicosomatica
Citazione selezionata da Avalos:
    John D. Crossan dice che ‘la religione è magia ufficiale e approvata; la magia è religione non ufficiale e non approvata’. (pag. 307, mia libera traduzione)
12. Gesù l'Ostile-all'Ambiente
Marco 5: Diritti degli Animali e Deviled Ham
Luca 22 e Matteo 8: Sacrificare i Diritti degli Animali
Matteo 21: Parlando Figurativamente
Marco 13: Eco-Distruzione Escatologica
Citazione selezionata da Avalos:
    L'escatologia di Gesù è provata essere una sfida formidabile ad una visione eco-friendly della Bibbia ... (pag. 346, mia libera traduzione).
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    Marco 13 pone il discorso di Gesù esattamente nella lunga tradizione mediorientale di governanti che distruggono gli ambienti di coloro che non obbediscono al loro dominio ... La distruzione ambientale era sia punitiva che efficace, in quanto priverebbe i nemici delle loro risorse e infonderebbe sufficiente terrore per garantire la conformità. (pag. 351, mia libera traduzione).
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    Non c'era ragione logica per cui l'autore di Marco non potesse concepire un dio che poteva guarire l'intero pianeta dal suo peccato o comportamento trasgressivo senza distruggerlo. (pag. 355, mia libera traduzione)
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    Gesù era un essere umano tanto ignorante e tanto eco-ostile oppure tanto eco-friendly come qualsiasi altro essere umano nell'antico Medio Oriente. Il tentativo di renderlo qualcosa di più di un essere umano del suo tempo su questioni di etica ambientale tradisce solo il moderno intento apologetico dell'etica del Nuovo Testamento. (pag. 357, mia libera traduzione).
13. L'Anti-biblico Gesù: Mancate Interpretazioni
Mel e Gesù: l'Ipocrisia dell'Etica del Nuovo Testamento
Marco 2:23-28: Gesù come Biblicamente Analfabeta
Matteo 19: Gesù Aggiunge il Suo Tocco Personale sul Divorzio
Isaia 6:9-10: Integrazione di Materiale Extrabiblico

Commento:

Nessuna citazione questa volta, solo che Avalos mostra che Gesù appare biblicamente analfabeta nei vangeli e male interpretò l'Antico Testamento, qualcosa certamente non degno di lode per un Figlio di Dio.
14. Conclusione
L'etica dell'Etica del Nuovo Testamento
Citazioni selezionata da Avalos:
    L'etica non dovrebbe essere basata su autorità testuale o sull'autorità di un particolare individuo. L'etica dovrebbe essere basata su fenomeni scientificamente verificabili, e l'empatia è il cuore di ogni etica. Empatia è una costituente biologica dell'uomo, come lo è di molte altre specie. (pag. 378, mia libera traduzione)

    L'etica del Nuovo Testamento è una disciplina pseudoaccademica che merita di essere espulsa da qualsiasi istituzione che rispetti la ricerca accademica. Se Gesù era un uomo, egli dovrebbe avere difetti. Se deve essere una disciplina storico-critica credibile, l'etica del Nuovo Testamento ha bisogno di trovare sia il Buono e sia il Cattivo Gesù. (pag. 379, mia libera traduzione)

sabato 7 novembre 2015

Se sia lecito paragonare l'imbarazzo per AUSCHWITZ con il “reale” imbarazzo per la morte di Gesù

Ingresso ad Auschwitz oggi.



Mauro Pesce parla di umiliazione, di “annientamento reale” e ci tiene a rimarcare l'aggettivo “reale”. Addirittura va a scomodare perfino la più dura e tragica realtà del secolo scorso: Auschwitz. Dimentico del fatto che i testimoni storici dell'Olocausto - gli stessi sopravvissuti - sono così tanti che tra loro si sono aggiunti di recente perfino falsi sopravvissuti, il che deve quantomeno indurre a chiedersi se sia lecito paragonare la storicità dell'Olocausto alla storicità della morte di Gesù. [1] Ma nel caso dell'“annientamento reale” di tale Gesù di Nazaret, i falsi testimoni sono in primis gli stessi evangelisti, e allora soprattutto urge la domanda: chi testimonia davvero la sua morte?

Flavio Giuseppe ?
Ma il Testimonium Flavianum è una goffa interpolazione cristiana. Idem l'ovvia glossa marginale “detto Cristo” finita accidentalmente nel testo di Antichità Giudaiche 20:200.

Tacito?
Ma Tacito si riferiva ai riottosi seguaci dell'“impulsore Chresto” svetoniano, non ai seguaci di Gesù di Nazaret, che peraltro non menzionò mai.

Paolo? Ma Paolo vide la sua morte solo in una visione. Anzi, non vide neppure la sua morte. Paolo vide l'eterno arcangelo celeste Cristo Gesù in una grandiosa visione, che gli rivelò di essere morto per mano degli arconti di questo eone e di essere ora riasceso al Terzo Cielo.  Se dobbiamo assumere autentica la lettera di Galati, Paolo gli credette sulla parola e diventò in quel preciso istante un apostolo, facendosi riconoscere come tale a Gerusalemme da chi era apostolo prima di lui, ossia da Pietro, con la presenza del solo “fratello del Signore” (perchè non apostolo) Giacomo a garantire agli altri “fratelli del Signore” che Paolo non mentiva in quello che diceva.
Paolo MAI vide o incontrò un qualche Gesù terreno. Le lettere di Paolo sono più che altro discussioni teologiche. Se Paolo avesse avuto in mano i vangeli o anche solo udito il loro primo embrione in forma orale, perchè sapeva così poco circa Gesù? A lungo è stato riconosciuto tra gli studiosi che il racconto della vita di Paolo nella propaganda di Atti non può essere riconciliato con quello delle sue epistole. Nessuno degli apostoli originari (siano essi 12 (Marco 6:7) o 72 (Luca 10:1) o 120 (Atti 1:15) ci ha lasciato qualcosa. 1 e 2 Pietro sa poco di un Gesù Storico, ma è altamente teologico.
Il cosiddetto Gesù Storico è niente più che un argomento fantoccio. Ricostruire un cosiddetto "Gesù Storico" a partire dal mito e teologia dei vangeli è pura congettura basata su idee soggettive che utilizza per giunta racconti evangelici in conflitto e in contraddizione. Ci sono state parecchie dozzine di figure di Gesù Storici fabbricati per rivendicare qualcosa che possa avvicinarsi alla realtà. Quando tagliati fuori dall'ambiente mitico dei vangeli, noi non abbiamo nient'altro che uno argomento fantoccio creato ad arte ad immagine stessa degli studiosi. Il Gesù Storico creato da Bart Errorman non ha maggior valore rispetto al Gesù Storico creato da Thomas Jefferson dopo che lui mutilò le storie evangeliche nella sua Bibbia.

L'utilizzo ideologico di “Gesù” da parte dei Primi Padri della Chiesa è puramente teologico e usato per scopi retorici e propagandistici. La confessione in ''Gesù Cristo'' è una dichiarazione di fede e non di Storia.

Gesù non è menzionato nei Rotoli del Mar Morto.  Sebbene disponiamo di circa 930 testi e frammenti di rotoli preservati dal clima secco di Israele, non troviamo nessun materiale testuale cristiano dai primi due secoli dell'Era Comune in Israele.

L'idea che Gesù fosse un profeta predicatore itinerante non-letterato è modellato secondo la stessa teoria che Elia ed Eliseo fossero anch'essi predicatori/profeti itineranti non-letterati, ma le cui esistenze ora sappiamo essere interamente di pura fantasia.

Flavio Giuseppe, come governatore di Galilea, vantava conoscenza di prima mano dell'area e ci comunica che la Galilea aveva “duecento e quaranta città e villaggi” [2], tuttavia non sa nulla circa una città o villaggio nella Galilea meridionale chiamata Nazaret ... un luogo così importante per Gesù nei vangeli. E nè è menzionata Nazaret nell'Antico Testamento, e neppure nel Talmud. 

Mauro Pesce allora ricorre al Criterio di Imbarazzo, l'unica cosa apparentemente di sostanza che raffiora nel suo tono fin troppo affettatamente melodrammatico (un difetto aihmè riscontrabile nel suo libro).
Pesce ripete per ben quattro volte la parola “realtà” e per ben due volte l'aggettivo “reale” a proposito della crocifissione di Gesù.

Se non fosse per ribadire la presunta “realtà” della morte di Gesù, Pesce neppure si scomoderebbe a parlare per contrasto della “fantasia del credente”, del “sogno di quello che avrebbe dovuto succedere”, ecc.

Per Pesce, quella presunta morte “reale” di Gesù sarebbe all'origine del cristianesimo. Ma pure una morte di Gesù tanto “reale” quanto quella esperita in una visione, ancor più se neppure vista ma solo sussurrata da un possente celeste arcangelo immagine di Dio, poteva altresì scatenare quell'effetto. Paolo non abbisognò di essere presente sul Golgota per divenire l'apostolo delle genti. Tutto ciò che dovette muovere Paolo all'azione fu solo una visione, un sogno o una rivelazione divina. In altre parole: una meravigliosa allucinazione. Avente per oggetto esclusivamente un mistico avatar celeste, non un mondano maestro itinerante galileo con tanto di discepoli e dottrine al seguito.

Ma Mauro Pesce insiste: la morte di Gesù fu “reale” perchè costituì un'umiliazione troppo grande da sopportare, come troppo grande era il potere di Roma, il temporaneo rappresentante terrestre dei demoniaci sublunari “arconti di questo eone”, la cui malefica influenza sulla Terra neppure la morte di Gesù sembrava aver messo in discussione.

 

Il dio che muore e risorge Attis morì, pure. E morì giovane. Dissanguato dal troppo sangue fuoriuscitogli a seguito di una violenta castrazione (per giunta, da parte di una ninfa o di una dèa). L'umiliazione della morte per lui non è garanzia di storicità. Ma perchè dovrebbe esserla per Gesù?

Non abbiamo una testimonianza di prima mano da qualcuno che conosceva Gesù oppure che scrisse qualcosa su di lui durante il tempo della sua esistenza. (Tutti i vangeli sono tardi e anonimi). Nessuna persona vissuta nella Palestina romana vide, conobbe ed udì Gesù o i suoi seguaci.

Non abbiamo niente di scritto dallo stesso Gesù. Ironicamente, Gesù viene raffigurato come un ebreo altamente istruito parlante ebraico (Luca 4:16-20), aramaico (Matteo 27:46), greco (Matteo 16:6) e latino (Matteo 8:5-13), tuttavia rimase incapace di scrivere qualunque cosa. (La storiella di Gesù che scrive nella sabbia in Giovanni 8:2-11 è una tarda interpolazione e ridicolizza la questione sul perchè Gesù non scrisse nulla. Ciò poteva essere perchè l'autore (o gli autori) di quei racconti inventati non conoscevano nè l'ebraico nè l'aramaico.)  Perfino un contemporaneo di Gesù, il taumaturgo itinerante Apollonio di Tiana vantava opere a lui attribuite. In breve, l'assenza di ogni scritto lasciato da Gesù poteva essere dovuta al fatto che i fabbricatori delle tradizioni evangeliche videro totalmente insufficienti le loro creazioni dettate parola per parola.

Il Gesù dei vangeli non può essere separato dal contesto del mito. Gesù rimarrà (e deve) rimanere una parte integrante di mito e fede uniti per la testa proprio come sono uniti dei gemelli siamesi con degli organi vitali in comune.
Rimuovere un qualche tipo di ricostruito “Gesù Storico” dal suo mondo di fede e mito distruggerà solamente entrambi.


I vangeli non ci dicono dove erano composti. Comunque, il fatto che erano composti in greco e non in una lingua semitica che era nativa della Palestina romana (come l'aramaico o l'ebraico) punta alla loro composizione al di fuori di Israele. 

Mentre la Giudea è il teatro principale degli eventi evangelici, non è mai stato trovato alcun manoscritto antico di ogni vangelo o sezione di un vangelo o graffito murario che confermasse l'esistenza di Gesù nell'intera regione dalla Galilea fino a Gerusalemme. In breve, quando gli studiosi guardano alla Palestina romana del primo secolo in cerca di una qualche evidenza del Gesù evangelico, non trovano niente di nulla!

Le antiche date tradizionali per i vangeli (65 -90 EC) sono basate puramente su congettura e fede.

Filone (la sola fonte contemporanea durante il tempo della vita di Gesù) non menziona Gesù di Nazaret sebbene Filone fosse acutamente interessato al Tempio di Gerusalemme e ad ogni cosa che vi ruotava attorno. E nonostante Filone avesse fatto di un altro Gesù l'allegoria del suo eterno Logos. Un Gesù in conflitto con i leaders e i sacerdoti ebrei del Tempio di Gerusalemme avrebbe molto probabilmente catturato l'attenzione di Filone, dal momento che per lui un Gesù Sommo Sacerdote del Tempio citato in Zaccaria era allegoria del celeste Logos. 

Il punto è che Mauro Pesce ha introdotto un elemento rivoluzionario nella sua lettura della passione che in realtà non è affatto presente nei vangeli. Non esiste nei vangeli il minimo cenno di critica al potere romano. L'elemento rivoluzionario, sovversivo, è semmai introdotto contro i discepoli di Gesù, contro i rappresentanti della tradizionale, ufficiale, religione ebraica (considerata già come una religione altra da quella cristiana). Ma nessun cenno di critica contro Pilato. Neppure la necessità di doverne rimuovere una, da parte di Gesù. Ponzio Pilato entra ed esce nella scena totalmente immacolato, neutrale, imparziale, per nulla infetto dall'odio cieco e inspiegabile che suscita intorno a sé la sola presenza di Gesù a Gerusalemme.
La sola critica al potere politico romano nei vangeli, o latente oppure esplicita, sembra essere evidente in una tacita mancanza di impegno alla giustizia pacificando l'agitazione e le accuse levate contro Gesù al suo processo. (Richard C. Miller, Resurrection And Reception In Early Christianity, pag. 136, mia libera traduzione)
 
Ponzio Pilato è criticato solo da questo punto di vista: nel suo essere fin troppo giusto e neutrale, quasi assente di fronte all'ineluttabile e fatale piega degli eventi. Tutto il contrario di quanto ci si aspetterebbe invece se il suo originario “peccato mortale” agli occhi di un testimone dei presunti eventi fosse stato quello semmai di essere intervenuto fin troppo crudelmente ad intralciare i piani del Messia galileo Gesù di Nazaret, crocifiggendolo ad una morte senza scampo sulla croce senza neppure potergli concedere il lusso di un ordinario processo.

Eppure Mauro Pesce insiste col dire che fu Pilato e solo Pilato il responsabile della morte “reale” di Gesù. Non che lui possa migliorare in credibilità la sua esegesi semplicemente spostando la colpa da Pilato a Caifa. Giacchè il vizio d'origine nella sua interpretazione consiste nel credere che l'imbarazzo di una crocifissione romana non fosse voluta nell'intimo dell'autore del primo vangelo. E, come tale, non ricercata al contrario fin dal principio.

 Esiste una scena, in Flavio Giuseppe, che potrebbe aiutare a gettare maggiore luce sull'interpretazione del mistero Pilato.

E che guardacaso riguarda proprio lui, Pilato, e proprio la stessa folla. 

Quella di Gerusalemme.
Pilato, governatore della Giudea, quando trasse l'esercito da Cesarea [3] e lo mandò ai quartieri d'inverno di Gerusalemme, compì un passo audace in sovversione delle pratiche giudaiche, introducendo in città i busti degli imperatori che erano attaccati agli stendardi militari, poiché la nostra legge vieta di fare immagini.
È per questa ragione che i precedenti procuratori, quando entravano in città, usavano stendardi che non avevano ornamenti. Pilato fu il primo a introdurre immagini in Gerusalemme e le pose in alto, facendo ciò senza che il popolo ne avesse conoscenza, avendo compiuto l'ingresso di notte. Quando il popolo ne venne a conoscenza una moltitudine si recò a Cesarea e per molti giorni lo supplicò di trasferire le immagini altrove. Ma egli rifiutò, in quanto, così facendo, avrebbe compiuto un oltraggio contro l'imperatore; e seguitando a supplicarlo, nel sesto giorno armò e dispose le truppe in posizione, ed egli stesso andò sulla tribuna. Questa era stata costruita nello stadio per dissimulare la presenza dell'esercito che era in attesa.
Quando i Giudei incominciarono a rinnovare la supplica, a un segnale convenuto, li fece accerchiare dai soldati minacciando di punirli subito di morte qualora non ponessero fine al tumulto e ritornassero ai loro posti.
Quelli allora si gettarono a terra, si denudarono il collo e protestarono che avrebbero di buon grado salutato la morte piuttosto che trascurare le ordinanze delle loro leggi. Pilato, stupito dalla forza della loro devozione alle leggi, senza indugio trasferì le immagini da Gerusalemme e le fece riportare a Cesarea.

(Antichità Giudaiche 18:55-59)
Gesù è fondamentalmente alieno alla popolazione di Gerusalemme, soprattutto agli scribi, ai farisei e ai sadducei.
Talmente alieno da suonare blasfemo ai loro occhi, nella sua apparente pretesa messianica (nonostante il proclamarsi messia non costituisse affatto peccato di blasfemia per l'ebraismo di ieri come di oggi).
Pilato è introdotto nel vangelo perchè Pilato fu il primo a sperimentare con mano cosa significò per un romano, e per un pagano, assistere all'opposizione di un intero popolo scatenata da ragioni essenzialmente religiose (qualcosa di sconosciuto, fino ad allora, al mondo antico): il rifiuto di introdurre idoli pagani, idoli e simboli da ultimo ALIENI, nel Tempio di YHWH l'Altissimo.

 Ma nel vangelo ora è lo stesso Gesù, lo stesso apparente Messia, l'ALIENO da espellere e rigettare a tutti i costi. Pena altrimenti “la sovversione” delle medesime “pratiche giudaiche”. Pilato potrà solo soccombere, nonostante la sua incredulità e sincera riluttanza, alle soverchianti pressioni della folla di Gerusalemme. Incedibilmente coesa ed unita nell'identificazione dell'alieno da uccidere. Poichè la loro legge “vieta di fare immagini”.  E Gesù ha il solo torto di essere l'immagine dell'eterno Dio.


[1] Pesce non è il solo ad aver scomodato addirittura l'Olocausto. Prima di lui ci ha pensato il folle apologeta cristiano Richard Bauckham. Si legga la critica che gli muove il prof Kurt L. Noll:
Bauckham ha passato in rassegna ogni dato che suggerisce una diretta continuità tra i testimoni oculari di uno storico Gesù e i vangeli del Nuovo Testamento, dimostrando che un numero significativo dei cristiani proto-ortodossi a noi noti (ad esempio Papia, Policarpo, gli autori [finali] del vangelo di Giovanni e il vangelo di Luca) tentarono di inculcare tra i loro seguaci una forte fede nell'esistenza di tale continuità. Lui conclude che le narrazioni evangeliche si possono identificare con un genere da lui chiamato “testimonianza”, e suggerisce che gli storici che richiedono una triangolazione di flussi di dati indipendenti sono eccessivamente scettici. Se i dati comprendono una “partecipante testimonianza oculare” lo storico dovrebbe sospendere lo scetticismo e credere alla testimonianza. Bauckham introduce testimonianze dei sopravvissuti dell'Olocausto per illustrare il suo punto, il che è una scelta sfortunata, dal momento che l'esempio chiarisce la fallacia da lui commessa. Noi crediamo alla testimonianza di un sopravvissuto ad Auschwitz perchè simili atrocità sono documentate mediante altri mezzi (ad esempio, gli impianti ad Auschwitz, record nazisti) e perchè la testimonianza oculare non invoca mai elementi del soprannaturale. Il solito metodo di ricercare una triangolazione da flussi indipendenti di dati è accolto, non compromesso, nell'esempio di Bauckham. Per contrasto, le narrazioni del Nuovo Testamento, se viste come testimonianza, ci chiedono di credere in una narrazione per la quale non esiste alcuna evidenza esterna e che si aspetta da noi che crediamo nel concepimento di un uomo mediante partenogenesi, che camminò sulle acque, che risorse dai morti e che ascese al cielo su una nuvola.
Sebbene l'obiettivo apologetico di Bauckham sia un fallimento, la sua ricerca è di grande interesse, per il modo in cui Bauckham ha mancato di esporre e chiarire prove significative che non dovrebbero essere trascurate.

(Investigating Earliest Christianity without Jesus, in “Is This Not the Carpenter?”, edito da Thompson & Verenna, Copenhagen International Seminar: Equinox 2012, pag. 239-240, mia libera traduzione e mia enfasi)  
[2]
«Se volete assolutamente che io venga da voi, in Galilea vi sono duecentoquattro tra città e villaggi. Mi presenterò in quello che tra questi scegliere­te, fuorché a Gabara e a Giscala: l’una infatti è la patria di Giovanni, l’altra è in rapporti d’alleanza e d’amicizia con lui» (Flavio Giuseppe, Vita 235)
[3] È curioso che anche il viaggio di Gesù alla volta di Gerusalemme ebbe come sede di partenza la stessa Cesarea di Filippi (Marco 8:27, Matteo 16:13). Che sia una coincidenza? Sono troppo cauto per rispondere con un sonoro “sì” ad una tale domanda, però aspetto di vedere da parte di un accademico un commentario al vangelo usato da Marcione e dai marcioniti per esaminare in che misura io potrei aver ragione di pensare che l'introduzione di Ponzio Pilato nella Non-Vita di Gesù sulla Terra risponde al disegno del primo evangelista di presentare Gesù come l'ALIENO per eccellenza rispetto al giudaismo e al dio degli ebrei.

venerdì 6 novembre 2015

Guglielmo Tell non era mai esistito. Come Gesù (che fu chiamato Cristo)



INTRODUZIONE

Per più di seicento anni l'uomo comune in Svizzera e altrove non ha mai dubitato che Guglielmo Tell fu un contadino da Bürglen nel cantone di Uri, e un genero di Walter Fürst, a sua volta da Uri. Quando, il 18 novembre 1307, egli si rifiutò di prestare omaggio al “Cappello Imperiale” che l'ufficiale giudiziario austriaco, Hermann Gessler aveva messo su un palo ad Altdorf come segno della sovranità austriaca, a Tell, in quanto un arciere famoso, fu ordinato dall'ufficiale giudiziario di colpire una mela sulla testa del suo piccolo figlio.
In caso di fallimento, il ragazzo doveva morire con lui.
Tell colpì la mela. Ma ammise che un'altra freccia, che aveva preparato nel caso avesse mancato il bersaglio con la prima, era riservata per Gessler. Al che l'ufficiale giudiziario ordinò che Tell fosse preso e portato al suo castello. La tempesta sul lago di Lucerna rovesciò la barca, e Tell fu liberato dalle sue catene pur di tenere il timone. Con un tremendo salto riuscì a  raggiungere la riva, mentre la barca fu risospinta indietro dalla tempesta.
Dopodichè uccise l'ufficiale giudiziario con una freccia non appena quest'ultimo stava passando a cavallo attraverso la “strada vuota” al Küssnacht. Nel 1315 combattè per la libertà svizzera nella grande battaglia di Morgarten, e nel 1354 morì nel tentativo di salvare un bambino dall'annegamento nel Schächenbach.
Ci sono in Svizzera non meno di tre cappelle di Tell.
Vicino all'antico borgo di Bürglen una piccola cappella decorata con scene della vita di Guglielmo Tell commemora il posto dove sorgeva la casa in cui dimorava. Giusto dietro di essa sorge la rovina inghirlandata dall'edera di una torre, dove nei tempi antichi, quando Lower Uri apparteneva ancora al convento dei Santi Felice e Regula di Zurigo, il rappresentante locale del “protettore” dell'abbazia si diceva avesse avuto la sua residenza. Ma in quella zona  si è affermato da tempo che la torre fosse parte di un castello appartenente ad un Herr von Attinghausen, un nobiluomo di cui è riportato che fosse il suocero di Tell. Di conseguenza, egli è chiamato Walter, Fürst (principe) von Attinghausen. Nel corso del tempo divenne anche una comune diceria che lo stesso Tell fosse stato di nobile nascita, e il maresciallo Fidel von Zurlauben, che lo storico, Johannes von Müller, definì l'archivio vivente della Svizzera, comprendeva una riproduzione dello stemma di Guglielmo Tell nei suoi elenchi della nobiltà di Uri.
Questa cappella a Burglen fu iniziata nel 1582 e dedicata nel maggio 1584.
La Rocca di Tell (Tell Platte) e il salto per la salvezza sono menzionati per la prima volta in  una cronaca svizzera compilata tra il 1467 e il 1480. La probabilità è che la cappella presso questo luogo non sia stata costruita prima della metà del XVI secolo; Dal 1561 si sente di pellegrinaggi alla Rocca di Tell, e nel 1582 il cantone di Uri ordinò che fossero tenuti annualmente, sotto la guida delle autorità in pompa magna.
La terza cappella di Tell risiede presso Küssnacht, nei pressi della “strada vuota” in cui si suppone che l'ufficiale giudiziario avesse incontrato la sua morte. In questa connessione si devono notare diverse sconcertanti circostanze. La città e il castello di Küssnacht non sono stati aggiunti al cantone di Schwiz fino all'inizio del XV secolo.
Che cosa, allora, potrebbe aver a che fare l'ufficiale giudiziario Gessler Schwiz con quel luogo? L'incongruenza diventa ancora più marcata quando si ricorda che il cosiddetto Castello di Gessler risiede ai piedi del Rigi, vicino alla città di Küssnacht.
Così l'ufficiale giudiziario, che sbarcò a Küssnacht per la sua strada da Uri, aveva da percorrere solo poche centinaia di passi per andare a raggiungere la sua fortezza e trovare riposo dopo il suo estenuante viaggio attraverso il lago. Per giungere vicino al punto dove sorge la cappella, doveva passare per il suo castello e, nel bel mezzo di una notte di tempesta, cavalcare fino a Immensee al fine di raggiungere la strada vuota e permettere di venire colpito dalla posizione indicata dalla cappella.
Come ben noto oggigiorno, la spiegazione è abbastanza semplice: Guglielmo Tell non è mai esistito.
Non c'è mai stato alcun ufficiale giudiziario con il nome di Gessler. L'intera storia della fondazione della Confederazione svizzera dai confederati a Rütli è una leggenda.
Meno noto è il turbamento che richiese far arrivare a riconoscere la verità della questione.
Nel 1752 il pastore bernese, Uriel Freudenberger, esortò il clero di Uri a confutare tutti coloro che dubitavano dell'esistenza di Tell producendo alcuni dei parecchi documenti probatori detti di esistere. La risposta sopraggiunse nel 1759 e assunse la forma di una serie di falsi. L'anno successivo Freudenberger emise il suo opuscolo, “Guillaume Tell, fable danoise”, che fu confiscato e bruciato pubblicamente. È un errore quando MacLeod Yearsley nel suo “The Folk Lore of Fairy Tale” (Londra, 1924), dice che Freudenberger stesso fu bruciato vivo. Ma resta il fatto che egli non fu trattato per nulla con gentilezza. Chiunque mai proclama una verità sconvolgente per le credenze care al popolo deve essere preparato a qualche persecuzione e a molti abusi. Basta ricordare la campagna iniziata in Germania settantacinque anni più tardi contro David Friedrich Strauss per motivi simili.
La soluzione dell'enigma di Guglielmo Tell, però, non era così semplice come Freudenberger immaginò. Sembra certo che la leggenda popolare su Palnatoke, come riferito da Saxo Grammaticus (1180 circa), deve aver raggiunto la Svizzera nella sua forma letteraria e fornito le basi per la leggenda di Tell. Grimm, nel suo “Deutsche Mythologie”, sostenne che la morte di re Harald Bluetooth per mano di Toke era storica, mentre il tiro alla mela era del tutto mitologico. D'altra parte, il colto Konrad Maurer, che era di gran lunga meglio informato sulle antiche condizioni settentrionali, negò a Palnatoke qualsiasi esistenza storica. Nella leggenda originale non è nemmeno danese, ma un capo finlandese. E c'è un sacco di mitologia nel tiro fatale. Il significato fondamentale della parola Tell è quello di un folle che agisce alla cieca (come fece Hodur quando uccise Baldur). Inoltre, la leggenda è universale. Il poeta persiano Farid ud-din ‘Attar, nato nel 1119, menzionò nel suo “Mantik-uttair”, "Discorsi di Uccelli"  (1175), un re che aveva uno schiavo preferito. Sul capo di costui pose delle mele contro cui puntò le frecce, colpendole infallibilmente, fino a quando lo schiavo si ammalò di terrore.
Anche nel salto di Guglielmo Tell dalla barca c'è un sacco di mitologia. Attraverso i secoli vi è stata una perdurante tradizione, che il dio  alle prese con demoni, oppure l'eroe la cui vita è minacciata, si mettono in salvo dai loro inseguitori tramite un meraviglioso salto. Glauco, soprannominato Pontius, per esempio, era un pescatore che saltò in mare e divenne adorato come un dio nella città beota di Antedone. Nei tempi antichi c'era un luogo del mare conosciuto come “il salto di Glauco”.
Quando il poeta anglosassone Cynewulf riferì la vita di Gesù nel 1006, dispose l'Ascensione in modo tale che Gesù aveva da effettuare sei salti miracolosi, di cui solo l'ultimo bastò per portarlo in Paradiso.
In quanto mentalmente deficiente, a Tell furono presto dati tre guardiani dalla leggenda: Werner von Stauffacher, Walter Fürst, e Arnold von Melchthal. Questi si radunano a Rütli per l'istituzione della Confederazione svizzera. Tell viene escluso dai loro incontri.
Ogni altra cosa è altrettanto favolosa e irreale.

Constituisce uno spot sulla fama del grande storico svizzero Johannes von Müller  che, per riguardo alla sua popolarità, parlò solo in termini vaghi e ambigui circa Tell e Gessler, anche se era personalmente convinto che la leggenda non avesse alcun  fondamento storico di sorta. 
Attraverso la bellissima tragedia di Schiller, “Wilhelm Tell,” scritta sotto l'ispirazione di Goethe, il significato di Tell come un eroe nazionale svizzero e una personificazione dell'amore per la libertà diventò stabilito per tutto il tempo a venire. A tal punto Tell, divenne identificato con lo Stato svizzero che per parecchio tempo la sua immagine appariva sui francobolli della Svizzera.
Egli non è mai esistito. Ma questo non fa alcuna differenza.
Egli è e rimarrà un attivo ideale, e come un modello egli governa ancora la mente degli uomini.
Lo stesso vale per un'altra figura, anch'essa appartenente al mondo della leggenda, ma che ha esercitato una assai più vasta influenza sulla vita spirituale di Europa e America.

(introduzione al libro Jesus: A Myth di Georg Brandes, tradotto dal danese da Edwin Björkman, pag. 4-12, mia libera traduzione e mia enfasi)

Georg Brandes