lunedì 30 marzo 2015

Un possibile motivo del profondo Silenzio sul Gesù «storico» nelle Epistole

LIBERTÀ DI PENSIERO: Va repressa con il più severo rigore. I preti sono pagati per pensare, i fedeli non devono fare altro che pagare generosamente chi pensa al posto loro.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Se Marcione non fu dunque l'autore di Mcn ma solo il suo legittimo custode (del tutto consapevole dell'esistenza dei 4 vangeli canonici e probabilmente pure della tendenziosa propaganda protocattolica di Atti degli Apostoli) allora lui si limitò a passare per il primo collettore delle ''lettere'' paoline e dunque del primo Nuovo Testamento (comprensivo delle sue Antitesi). Alcune delle lettere paoline furono scritte da autori della stessa scuola marcionita prima di Marcione (questo spiega perchè solo i marcioniti ne erano in possesso). Marcione invece fu probabilmente l'autore, tra le altre lettere attribuite a ''Paolo'', almeno della fondamentale Lettera ai Galati.

Sorge spontanea allora la Domanda delle Domande: se Marcione fu l'autore di Galati, per quale motivo, pur essendo egli a conoscenza di ben 5 vangeli, le lettere originali di ''Paolo'' scritte di suo pugno mostrano un così scarso interesse, se non addirittura ignoranza, di un ''Gesù storico'' quale quello già inventato, al tempo di Marcione, dai letteralisti cattolici a loro uso e consumo?

Una possibile risposta si trova indirettamente nel Più Antico Vangelo, Mcn, ovvero il vangelo usato da Marcione e dai marcioniti prima e dopo di lui. In quel vangelo chi era reso degno della conoscenza del Gesù terrestre era ipso facto condannato all'ignoranza del suo vero messaggio e della sua vera identità. Tracce in tal senso si riscontrano ancora nel vangelo protocattolico che fu scritto per prima in reazione a Mcn, ovvero Marco. Il Gesù di Mcn si era fatto conoscere dai 12 sulla Terra solo per vederli uno dopo l'altro cadere vittima di concezioni errate sul suo e sul proprio conto. Per Marcione, la conoscenza del Gesù apparentemente ''secondo la carne'' si era rivelata evidentemente d'ostacolo alla ricezione del paolino ''suo Figlio in me''.
Il Gesù di Mcn era venuto non per espiare il Peccato Originale dell'umanità e neppure per rivelare il vangelo del Dio Straniero, ma unicamente per pagare al Demiurgo il prezzo delle anime di coloro che si aprono alla conoscenza del Vero Dio: non esattamente le anime dei 12 apostoli o di Giovanni il Battista, le quali in piena coerenza sarebbero sprofondate nello Sheol perchè autoillusesi fino alla fine di aver conosciuto il Messia di YHWH e non del Dio Ignoto.

Ne consegue che il Vero, Genuino Messia del Dio d'Amore lo si poteva vedere solo con gli occhi del cuore. Anticipando Pascal, Marcione avrebbe sottoscritto la sua massima: il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. E non conosce non solo perchè chi vide Gesù sulla Terra si ingannò sulla sua vera identità, reputandolo il mero Messia ben Joseph oppure il mero Messia ben David. Ma perchè in realtà non c'era mai stato un Gesù storico sulla Terra fin dal principio.

Aver conosciuto il Gesù apparentemente umano, oltre che azione possibile unicamente nel mondo della fiction (e della fiction evangelica), non era affatto agli occhi dei marcioniti sicura garanzia di migliore ricezione del Vangelo del Signore: ma semmai del suo contrario, visti il biasimo e la figuraccia che i 12 si erano attirati agli occhi di Marcione in quanto rei di tradimento del vero messaggio di Gesù.

Ne consegue anche che la Vera Rivelazione del Dio d'Amore e del suo prezioso Figlio fosse tanto più pura e incondizionatamente autentica quanto più non mostrava segno alcuno di essersi sporcata dell'immagine del Gesù apparentemente umano, apparentemente ''secondo la carne'', quella ricordata a suon di antitesi midrashiche nel Più Antico Vangelo (ad eterna condanna di chi ne fraintese colpevolmente o suo malgrado il vero messaggio e la vera missione sulla Terra, ovvero i 12 apostoli in primis). In questo Marcione è fedele parzialmente all'antica concezione ebraica che prevedeva una rapida morte per chi avesse osato guardare anche solo di striscio il volto di Dio. Quella concezione fu radicalizzata al suo estremo esito dagli gnostici: lo gnostico Uomo di Luce o Uomo Primordiale (al di là se fosse poi stato chiamato Seth o Gesù o Attis nelle sue varie istanze locali), qualora fosse penetrato nella sfera arcontica del demiurgo senza infingimenti di sorta, avrebbe come d'incanto distrutto tutto ciò di materiale che lo avesse circondato, perchè costituente l'esatto contrario della sua Vera Gloria di Luce. C'è da dire che i 12 non perirono alla vista del Figlio perchè il Figlio era (volutamente) solo un fantasma o ologramma in sembianze umane (e non era Dio, ma la sua diretta emanazione). Ma perfino così, perfino se non perirono, rimasero condannati all'ignoranza della vera natura del Figlio e del suo vero Padre, il Dio d'Amore. Ecco perchè dunque le lettere di ''Paolo'' non mostrano deliberatamente - anzi quasi spontaneamente - segni di conoscere il Gesù disceso sulla Terra ''in apparenza di uomini'' ma solo il Gesù celeste nella sua Vera Gloria e imago dei. Paradossalmente, con la sua ostentata ignoranza del Gesù evangelico, il leggendario Paolo può gloriarsi della vera conoscenza di Gesù Cristo: è all'opera un'altra delle classiche antitesi marcionite, qui. Se l'autore delle epistole avesse alluso un pochettino più esplicitamente del solito al Gesù docetico descritto in Mcn durante la sua breve discesa sulla Terra già adulto ''nel quindicesimo anno di Tiberio'' ecc., avrebbe colpevolmente inquinato, anche se solo di poco, la severa purezza della Rivelazione Divina concessa all'Unico & Vero Apostolo, ossia Paolo.

Questo è anche il motivo per cui, quando le medesime lettere paoline caddero in mano cattolica, i falsari protocattolici fecero parecchia attenzione a non sporcare quelle lettere con allusioni storiciste leggermente più esplicite (salvo poi abbandonarsi goffamente a quella tentazione quando dovevano forgiare una pastorale interamente ex novo): tentare qualcosa del genere sarebbe stato denunciato quasi automaticamente per l'opera dell'interpolatore di turno e non per la voce del Verus Paulus. L'interpolatore, oppure l'autore in persona della lettera paolina, poteva inserire indisturbato solo un'allusione al Gesù terrestre, ovvero ai veri responsabili della sua morte: vale a dire gli ebrei (si veda ad esempio 1 Tessalonicesi 2:14-16) - un forte indizio che gli assassini erano loro fin dal mito più antico?
Anche la protocattolica Lettera agli Ebrei ci tiene a non fare allusione al Figlio ''secondo la carne'' pena altrimenti il tradire facilmente la propria origine non paolina.
Per quanto riguarda l'inno chiaramente gnostico ai Filippesi, il fatto che in esso il Figlio riceva nome Gesù solo dopo la resurrezione è la prova ai miei occhi che i marcioniti manifestarono l'intenzione di cooptare la figura messianica di Gesù nella loro teologia, mediante l'identificazione dello gnostico Uomo di Luce con il Messia Gesù, solo DOPO che già un'altra comunità avesse fatto dell'assassinio del Messia davidico Giosuè il suo personale mito fondativo. Ma quale fu quest'altra comunità e come si originò il suo antico credo richiederà un altro post.

sabato 28 marzo 2015

Cosa sono venuto a sapere di determinante su Marcione

ISPIRAZIONI: Venti spirituali partiti o dal deretano o dal becco dello Spirito Santo: soffiano nelle orecchie di alcuni uomini scelti di cui Dio si serve come di una cerbottana per far conoscere le proprie volontà al volgo stupito per le belle cose che gli vengono annunciate.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
 Credevo di avere l'ultima parola su Marcione, quando ecco che scopro un altro tassello importante del puzzle. E per una strana sorte lo giungo a sapere proprio da un blog di banali folli apologeti, ovvero quello del prof Larry Hurtado, un demente folle apologeta pentecostale di prim'ordine, visto le critiche che riceve quasi quotidianamente su Vridar (e non mi meraviglierei se quest'idiota che si nasconde dietro il nick di ''Lorenzo971'' fosse nient'altri che quel gioviale, bonario & demente folle apologeta cattolico di Lorenzo Noli).

Di cosa si tratta? Hurtado cita l'ultimo libro del prof Klinghardt e ne sintetizza il contenuto. Riporto solo il breve riferimento a quest'ultimo:
...some, like Matthias Klinghardt, have argued that Marcion’s Gospel is the earliest Gospel (not written by Marcion but used by him) and was a, or even the, key source for the other Synoptic Gospels, which were also written long before Marcion. ...
Poche, concise parole. Eppure che risolvono definitivamente gli interrogativi che mi portavo dietro da quando avevo sposato l'idea che Marcione fosse l'autore del Più Antico Vangelo. Mi sbagliavo. Marcione, stando a quanto sostiene Klinghardt 2015, non fu lo scrittore di quel vangelo. Fu solo il suo legittimo custode. Perciò Marcione era solo un banale storicista cristiano, per quanto il suo Gesù fosse docetico (dunque Roger Parvus aveva ragione!!!). E Marcione era a conoscenza dei vangeli canonici. Dunque tutto quello che sappiamo grazie ai folli apologeti storici è solo il ricordo delle polemiche tra i primi storicisti cristiani, al di là se ortodossi o ''eretici''. Le origini del Più Antico Vangelo si perdono nella notte dei tempi. Poichè era pur sempre Mcn quel vangelo, ovvero il vangelo usato da Marcione e dai marcioniti, quel vangelo segna il passaggio dal docetismo rivelatorio miticista al docetismo storicista propriamente detto di un Marcione e di un Valentino (quello solito tradizionale). Si ridimensiona così il ruolo di Marcione. Non ho alcuna necessità di accusare LUI personalmente dell'invenzione di una Non-Vita di Gesù sulla Terra. Lui era solo una vittima fra le altre della crescente leggenda di un Gesù storico innescata dalla diffusione del Più Antico Vangelo. Non più innocente o colpevole degli altri folli apologeti storici del II secolo.

Van Eysinga nutriva idee sorprendentemente simili a quelle tenute dal prof Klinghardt, a proposito del primo vangelo. E così pure il grande Van Manen, di cui sto leggendo in questo periodo gli scritti in inglese. E in particolare rimanendo impressionato da questo riferimento al Più Antico Vangelo:
Il Più Antico Vangelo
Quanto alla loro origine, i vangeli, ad uno stretto confronto, ci riportano indietro ad (i) un ''più antico'' vangelo scritto (to euaggelion) che sfortunatamente non esiste per noi tranne fin tanto che possiamo recuperare alcune tracce di esso preservate in più tarde recensioni. Forse esso cominciava in qualche modo come segue: ''Nel quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare, Ponzio Pilato essendo governatore di Giudea . . . durante l'alto sacerdozio di Anna e Caifa, . . . scese a Cafarnao, una città di Galilea; (si veda Luca 3:1-2; 4:31), Gesù Cristo il Figlio di Dio;'' e poi procedeva ad abbozzare, in qualche modo nel seguente ordine, la sua apparizione a Cafarnao, la sua cacciata dei demoni, la proclamazione del regno di Dio, la transfigurazione, il viaggio finale a Gerusalemme, la sua passione, morte, e resurrezione. Nulla era detto tuttavia della sua origine, nascita, vita precedente, incontro con Giovanni, battesimo nel Giordano, tentazione nel deserto, e neppure molto di conseguenza riguardante la sua missione come un maestro religioso e predicatore in Galilea.

Quest'opera, presumibilmente scritta in greco, potrebbe essere congetturata esser sorta nell'età post-apostolica in circoli che cercarono di combinare la loro più sviluppata cristologia (una libera speculazione di quel che poi sarebbe stato chiamata la ''corrente di sinistra'') con (ii) l'ancora più antica tradizione apostolica - non ancora ridotta alla scrittura - parzialmente storica, parzialmente no, riguardante Gesù di Nazaret come il Messia che era una volta apparso e il cui ritorno doveva essere atteso.
...
Il ''vangelo'' quindi prodotto (il primo ad essere stato scritto, ma, come abbiamo visto, non la forma più antica di quel che era stata la tradizione orale riguardante la vita, passione e morte di Gesù il Messia) fu subito soppiantato e ''corretto'' in vari modi con l'aiuto e la guida di questa più antica tradizione. Il libro apparve in nuove recensioni, nuove forme. Tra gli altri, c'era, probabilmente, una recensione aramaica, che ancora sopravvive in un intero gruppo di vangeli esistenti (parzialmente frammentari): quelli degli Ebrei, dei 12 Apostoli e degli Ebioniti, di Pietro, degli Egiziani, di Mattia, e quelli dei sinottici, che erano ricevuti nel canone (Matteo, Marco, Luca). In ogni caso risiedono dietro il testo dei tre sinottici uno più vangeli scritti di cui i rispettivi autori fecero uso, ciascuno al suo proprio modo, nella composizione della sua opera.

Tra le più tarde ricomposizioni dell'originario vangelo scritto dovrebbe anche essere classificato quello utilizzato da Marcione. Esso non recava alcun nome distintivo, e fu dopo considerato dagli avversari di Marcione una forma mutilata di Luca, sebbene sarebbe più corretto dire che esso prese luogo assieme a quel vangelo come una redazione indipendente della fonte comune. Questa fonte comune, assieme ai suoi due derivati, Marcione e Luca, potrebbero allora essere considerati come costituenti un gruppo distinto, il gruppo paolino, in quanto distinto dai sinottici nel senso più stretto della parola - ossia, il gruppo antico o giudeocristiano, immediatamente sottostante i nostri canonici Matteo e Marco, che hanno ricevuto influenze paoline (si veda Van Manen, Handl. cap. 1, 31).

Una terza corrente nello sviluppo del vangelo scritto lungo le linee antiche o giudeocristiane e le linee paoline o cristiano-gentile, compresi i vangeli di cui non sappiamo praticamente nulla se non i nomi di Cerinto, Carpocrate, Basilide, Apelle, Valentino, anche i più tardi vangeli di Tommaso, Filippo, Eva, Giuda Iscariota, il vangelo della Perfezione (Consumazione?) (Euaggelion Teleioseos), i ''propri'' (idia) vangeli dei Severiani, e altri, ora perduti, che anche risalgono rpobabilmente dal secondo secolo. Una fonte principale per la nostra conoscenza del tipo di scrittura qui riferita è, nonostante la sua colorazione cattolica, il nostro canonico Quarto Vangelo.

(A Wave of Hypercriticism - The English Writings of W.C. van Manen, edito da Robert M. Price, pag. 56-57, mia libera traduzione e mia enfasi)

Quando può essere fissato il terminus post quem del Più Antico Vangelo, se contra Vinzent non si può più far risalire al tempo di Marcione?

Penso che la risposta lo dia il suo contenuto. Se il Più Antico Vangelo era Mcn, allora il suo contenuto era come minimo in primo luogo docetico. Perciò, anche se non per questo un vangelo gnostico strictu sensu (vangeli propriamente gnostici dovrebbero essere considerati quello di un Valentino o di un Basilide oppure il Quarto Vangelo canonico, per citarne solo alcuni), comunque un vangelo dove si presupponeva ostilità a priori contro YHWH il dio degli ebrei. E possiamo ragionevolmente ipotizzare che questa ostilità contro il dio degli ebrei poteva essere germinata solo a ridosso della catastrofica Seconda Guerra Giudaica (la più terribile delle tre Guerre Giudaiche).

Perciò grossomodo prima metà del II secolo.

Ormai è tempo di ridefinirmi nuovamente miticista minimalista, e non più miticista trionfalista (nel rispetto della definizione data ai rispettivi termini), perchè non ho più possibilità alcuna di conoscere il nome dell'autore del Più Antico Vangelo: Mcn. Come mai, si chiederà il lettore, questo repentino cambiamento? Perchè il geniale acume analitico di cui ha già dato elegantemente prova il prof Klinghardt nel suo primo articolo su Mcn del 2008 (che ho riassunto qui, qui e qui) è sufficiente, come autentica garanzia ai miei occhi, per ritenerlo fin d'ora a priori in possesso della tesi con la più grande forza esplicativa in assoluto capace di spiegare fin nel dettaglio tutta l'evidenza disponibile. In materia di vangeli e della loro genesi. Che poi è la genesi della stessa leggenda di un Gesù ''terrestre''.

mercoledì 25 marzo 2015

Se Marcione inventò due Gesù . . .

PAROLE: Nell'uso comune, le parole sono destinate a dipingere oggetti reali, esistenti e conosciuti. Nella teologia, le parole sono destinate a dipingere parole.
 (Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)



Il Gesù di Marcione non aveva alcun legame qualsiasi con il passato, che fosse degli ebrei o del mondo pagano, ma era caduto bruscamente e magicamente dal cielo.  Il Gesù di Marcione non era nato da donna, non era veramente morto. Il suo corpo era un fantasma per rivelare il vero Dio d'Amore, e la sua morte era solo un'illusione. Questo Cristo non era il Messia predetto nell'Antico Testamento; era completamente una nuova e imprevista manifestazione del Dio d'Amore del dualismo protognostico. Poichè il resto degli apostoli erano giudaizzanti corruttori del più puro cristianesimo, Cristo incaricò l'apostolo Paolo di predicare la verità dell'estremo antinomismo di Marcione.

Come il lettore sa già a questo punto, io credo che la chiesa marcionita precedeva la chiesa protocattolica. I marcioniti non credevano che Gesù fosse una persona reale. Credevano invece che Gesù fosse soltanto uno spirito come tutti gli altri dèi prima di lui, solo apparentemente umano!

Sembra che i protocattolici falsificarono gran parte del Nuovo Testamento marcionita e le tentarono tutte pur di insistere che un REALE ESSERE UMANO Gesù era esistito in carne umana quando non c'è alcuna evidenza di tutto ciò. Non desistettero, a tal fine, dal mettere in bocca a Gesù tutto ciò che volevano loro per primi sentirsi dire, pur di costruire un umano Gesù dove nessuno esisteva veramente al suo posto.

 Tutti quei miti su Gesù sono ovviamente NON REALI.

Intorno al 150 E.C. il folle apologeta Giustino riportò che i Marcioniti si erano spinti "fino agli estremi confini della terra". [Giustino, Apologia 1.26.] Servirono 300 anni alla chiesa ortodossa per sbaragliare finalmente l'eresia di Marcione. Non per nulla i cattolci santificarono la madre di quel bastardo di Costantino.

Marcione non stava combattendo la Chiesa cattolica romana. Quella chiesa non esisteva ancora. Invece, al suo posto c'era una grande chiesa proto-ortodossa proveniente da Gerusalemme. Il vescovo di Roma era solo un vescovo tra i tanti in tutto il Mediterraneo.
Nel libro di Marcione noto come le Antitesi, che esiste solo in frammenti citati da altri, troviamo l'approvazione di tutto ciò che è autenticamente paolino, tra cui la salvezza per sola fede. L'antitesi primaria di Marcione riguardava quella tra la fede e la Legge. Da un lato, vi era la Legge data a Mosè, che i dodici apostoli approvarono nel vangelo di Matteo. Dall'altro, vi era la sola fede proclamata dalla dottrina di Paolo. Per risolvere quest'antitesi, Marcione inventò l'idea che Cristo avesse due personaggi - il Gesù dei dodici e il Gesù presentato da Paolo. Il Gesù dei dodici rappresentava il Dio-Creatore dell'Antico Testamento. Il Gesù di Paolo rappresenta il Dio d'Amore o il Padre del Nuovo Testamento. Ecco come recitano alcune delle Antitesi sopravvissute:
18. Il Cristo ebraico [di Matteo et al] era designato dal Creatore [cioè, il Dio dell'Antico Testamento] esclusivamente per restaurare il popolo ebraico della Diaspora; ma il nostro Cristo [presente negli scritti di Paolo] era commissionato dal buon Dio [del Nuovo Testamento] per liberare tutta l'umanità.

19. Il Buono [Dio] [del Gesù di Paolo] è buono verso tutti gli uomini; il Creatore [Dio del Gesù dei dodici], però, promette la salvezza solo a coloro che sono a lui obbedienti [cioè, legalismo]. Il Buono [Dio del Gesù di Paolo] redime coloro che credono in lui, ma Egli non giudica coloro che sono a lui disobbedienti; il Creatore [Dio dei dodici di Gesù], però, riscatta i suoi fedeli e giudica e punisce i peccatori.

29. Il Cristo [del Dio Creatore, rappresentato dai dodici] promette agli ebrei la restaurazione delle loro precedenti condizioni mediante il ritorno alla loro terra e, dopo la morte, un rifugio nel seno di Abramo nel mondo sotterraneo [cioè, Sheol/inferno]. Il nostro Cristo [del Gesù presentato da Paolo] stabilirà il Regno di Dio, un possesso eterno e celeste.
La chiesa di Gerusalemme già replicò alla dottrina anti-Legge e sola-fede dicendo che Paolo era un apostata e non rappresentava il vero cristianesimo. Come fa notare il prof James Dunn: "Gli eredi più diretti dei gruppi giudeocristiani all'interno del più antico cristianesimo [cioè, la chiesa primitiva di Gerusalemme] considerò Paolo come il grande apostata, un acerrimo nemico," citando Epistula Petri 2.3; Clem. Hom. 17: 18-19. (James D.G. Dunn, The Cambridge Companion to St. Paul (Cambridge University Press, 2003) a 2).
(fonte liberamente tradotta e mia enfasi)

Quindi Marcione stesso, indirettamente, può darci un riflesso del credo che lo precedette tra i giudeocristiani, ammesso che ce ne fossero.

Si noti cosa dice argutamente la fonte riportata:
Per risolvere quest'antitesi, Marcione inventò l'idea che Cristo avesse due personaggi - il Gesù dei dodici e il Gesù presentato da Paolo.

Comincio a sospettare per davvero che Marcione (o già la sua comunità prima di lui) fu il primo a sdoppiare l'identità del Messia ebraico, ovvero del Cristo (sicuramente in reazione alla barbarie della Seconda Guerra Giudaica, più catastrofica della Prima e perfino della Terza).

Se i giudeocristiani erano puri messianisti apocalittici ebrei, nè più nè meno di come finora ci siamo figurati Giovanni il Battista, allora il Cristo, il Messia da loro atteso, era puramente il Messia davidico terreno. Il Messia sempre vittorioso. Il restauratore del vero Israele e il liberatore dai romani, nonchè fautore del ritorno di tutti gli ebrei della Diaspora nella Terra Promessa, novello Giosuè. Soprattutto, un Messia mai giunto sulla Terra (perchè se fosse arrivato, si sarebbe fatto di certo sentire da tutti con tanto di guerra termonucleare).

Domanda: E se fosse stato Marcione a introdurre per primo l'idea che il vero Messia non era quello vittorioso tradizionale ebraico, ma il Figlio che muore e risorge di un altro Dio, per ricevere solo dopo il titolo messianico di Gesù Cristo (come recita l'antico inno gnostico ai Filippesi) ?

Se la risposta è sì, allora Marcione col primo Vangelo avrebbe dato contemporaneamente un volto fittizio al Messia davidico atteso dai messianisti ebrei (nel vangelo, Giovanni il Battista, ''Pietro'' e il resto dei 12) e il vero volto apparente del suo più puro Messia docetico.

I protocattolici, in reazione a Marcione e al suo vangelo, invece di smentire l'idea introdotta da Marcione che i messianisti ebrei avevano errate concezioni messianiche, si sarebbero tenuti il volto fittizio del suo Gesù apparentemente davidico (ovvero il Gesù che nelle intenzioni originarie di Marcione doveva servire nella storiella unicamente a illudere i 12 sulla sua vera identità) limitandosi ad eliminare la differenza tra lui e il Gesù risorto (che per Marcione era puro spirito) mediante maggiore consistenza ontologica ''nella carne''. In questo modo, i protocattolici rivelano, in fin dei conti, di aver apprezzato parzialmente la mossa letteraria di Marcione.

Doppiamente fregati in tutto questo erano gli originari messianisti & apocalittici ebrei: loro aspettavano solo e unicamente un nuovo Giosuè vittorioso che avrebbe sbaragliato i romani e imposto la supremazia ebraica su tutta l'ecumene. Per questo alcuni degli ebioniti insistevano che il loro Gesù era umano: [1] si limitavano semplicemente a ripetere, contro i marcioniti e i cattolici, la vecchia concezione ebraica tradizionale del messia, che lo faceva un mero discendente di Davide (se al futuro) o di Giuseppe (se mero araldo sconfitto del primo).

Parafrasando Giovanni, se per Marcione Gesù ''venne tra i suoi ma i suoi non l'hanno accolto'' significava che per lui Gesù non era veramente umano, per i protocattolici quella stessa frase ''venne tra i suoi ma i suoi non l'hanno accolto'' significava una sola cosa: che Gesù era ebreo ma, in fondo in fondo, non era veramente ebreo.


[1] A proposito degli ebioniti, sentite cosa di interessante ci rivela il prof Robert Price in una suggestiva nota a margine:
Il fenomeno degli Ebioniti non richiede che ci fosse stato un Gesù storico? Essi parlano di Gesù come del Vero Profeta, tardamente giunto a rivelare le false pericopae della Torah. Non era egli una figura recente? È sempre possibile che essi lo intravidero parlare profeticamente attraverso il loro proprio maestro di giustizia, non incarnato come un individuo separato. Ma fondamentalmente, ''Gesù'' funzionò per loro come una personificazione del ''legislatore'', la nuova esegesi della loro setta, proprio come Mosè aveva a lungo tempo operato (fittiziamente) come Legge personificata per altri ebrei. Perchè il nome ''Gesù'', allora? Io non posso trattenermi dal sospettare che il loro ''Gesù'' fu originariamente supposto essere Giosuè, l'immediato successore di Mosè, che il Libro di Giosuè mostra creatore di un patto per Israele, non meramente creatore di una copia del vecchio patto (24:25-26). Egli avrebbe fatto la sua propria Torah brevemente dopo Mosè. Il ''Gesù'' degli Ebioniti allora sarebbe stato il Giosuè dell'Antico Testamento, successore di Mosè. Successivamente, al punto di federarsi con le altre sette dello gnostico Schwärmerei del Giordano, essi semplicemente identificarono il loro ''Gesù'' con quello dei loro fratelli cristiani. In realtà, quel che gli eresiologisti dicono dell'apparente/inferito fondatore, ''Ebion'', potrebbe essere stato vero di colui che essi rivendicavano come loro fondatore, Gesù! Egli non esisteva ma era solo un nome per un nuovo insieme di esegesi scritturale.
(The Amazing Colossal Apostle, mia libera traduzione e mia enfasi, pag. 233, nota 57)

martedì 24 marzo 2015

Su di un Assillante Problema

CERTEZZA: In ambito religioso, consiste nell'evidente realtà che gli unti del Signore non possono mai ingannarsi né ingannarci. Appare dunque chiaro che la certezza teologica ha un fondamento migliore di quello della certezza fisica che ha come sola garanzia i sensi, sempre soggetti a trarci in inganno.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Qual è la probabilità che Richard Carrier, tra tutti i numeri, mimi esattamente il 666 (al punto da far impallidire i folli apologeti cristiani) durante la presentazione di OHJ?
 Ho un problema con le idee del criticismo radicale che sono costretto a segnalare.

Il prof Robert Price sostiene (nel suo suggestivo Amazing Colossal Apostle) che Marcione non può aver scritto un vangelo (ma furono dei marcioniti suoi seguaci ad attribuirgliene uno in seguito) per tre motivi.

1) perchè, se Marcione avesse inventato una Non-Vita per Gesù sulla Terra, si sarebbe più probabilmente ispirato alla stessa storia alla base del Toledoth Yeschu (dove compare l'Elena alla cui ricerca andò Simon Mago), collocando la Passione del Figlio non sotto Pilato ma sotto Ianneo.

2) perchè Marcione era l'autore di parti cospicue delle lettere di ''Paolo'', Galati in primis. Quelle lettere dimostrano che il suo autore non sapeva nulla della predicazione di un Gesù terrestre o apparentemente tale.

3) perchè i vangeli sono sostanzialmente un compendio midrashico della Septuaginta, teso a usurparla ai legittimi proprietari e nel contempo a collocare Gesù sul solco delle profezie ebraiche: non esattamente quello che desiderava Marcione.

Questi tre punti potrebbero segnalare il mio congedo dal prof Price, e perciò dallo stesso criticismo radicale. Strano a dirsi, ma sarei costretto a fare onestamente dietrofront, rinunciando ad ogni velleitario tentativo di mettere in discussione l'autenticità delle sei/sette epistole paoline.

La logica che confuta il prof Price in quei tre punti è presto detta.

Contro il punto 1, non è tanto la sua natura speculativa a rendermi perplesso (il prof Price ironicamente dice di congratularsi con ogni folle apologeta che lo accusa di essere troppo speculativo perchè in tal modo non fa altro che denunciare una banale ovvietà), perchè riconosco che qualcosa di storico potrebbe davvero essere finito nel Toledoth Yeschu (la rivalità tra i giudeocristiani e Paolo, in primis). Ciò che mi rende perplesso è il fatto che Marcione fosse un simoniano. Simon Mago potrebbe essere una interpolazione cristiana in Atti degli Apostoli ed in Ireneo (avete sentito bene: gli stessi Padri della Chiesa finirono a loro volta interpolati dagli stessi dementi protocattolici!). Si osservi come recita Atti degli Apostoli:
5 Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo.
6 E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva.
7 Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti.
8 E vi fu grande gioia in quella città.

9 Vi era da tempo in città un tale di nome Simone, che praticava la magia e faceva strabiliare gli abitanti della Samaria, spacciandosi per un grande personaggio.
10 A lui prestavano attenzione tutti, piccoli e grandi, e dicevano: «Costui è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande».
11 Gli prestavano attenzione, perché per molto tempo li aveva stupiti con le sue magie.
12 Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che annunciava il vangelo del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare.
13 Anche lo stesso Simone credette e, dopo che fu battezzato, stava sempre attaccato a Filippo.
Rimaneva stupito nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.


14Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni.
15 Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo;
16 non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù.
17 Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

18 Simone, vedendo che lo Spirito veniva dato con l’imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro
19 dicendo: «Date anche a me questo potere perché, a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo».
20 Ma Pietro gli rispose: «Possa andare in rovina, tu e il tuo denaro, perché hai pensato di comprare con i soldi il dono di Dio!
21 Non hai nulla da spartire né da guadagnare in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio.
22 Convèrtiti dunque da questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonata l’intenzione del tuo cuore.
23 Ti vedo infatti pieno di fiele amaro e preso nei lacci dell’iniquità».
24 Rispose allora Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto».


25 Essi poi, dopo aver testimoniato e annunciato la parola del Signore, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi dei Samaritani.
26 Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».

(Atti degli Apostoli 8:5-26)

 Se si omettono i versi in rosso 9-13 e i versi 18-24, ovvero esattamente i versi che coinvolgono Simon Mago, mantenendo unicamente gli altri, il testo di Atti si legge in modo fluente senza alcuna necessità di fare una digressione su Simone. Ma quale motivo aveva un interpolatore di inserire la storiella di Simon Mago? Non era controproducente per lui far risalire l'eretico di turno all'ambìta Età dell'Oro dei tempi apostolici invece di descriverlo per quel bastardo parvenu dell'ultim'ora che era? Il punto è proprio questo: dopo Marcione, la più grande minaccia alla chiesa cattolica, NONOSTANTE NICEA (che aveva assicurato un sacco di potere ed influenza ai vescovi cattolici, spianando loro definitivamente la strada per la Reductio ad Unum) - il che è tutto dire -, fu rappresentata dal Manicheismo. Mani si spacciava per lo stesso Gesù Cristo dei cristiani, nonchè per lo stesso Mosè degli ebrei. Colui che aveva ricevuto l'ultima e definitiva rivelazione da parte di Dio, tanto per cambiare. Tutto molto scontato. Ed ecco perchè fare di Simon Mago il mostruoso doppio non di Paolo, ma di Mani: anche lui pretese di avere avuto solo le sembianze di Gesù, anche lui pretese di essersi presentato come lo Spirito Santo tra i gentili, ecc. E per giustificare il bacillo contagioso del morbo manicheo in Oriente - al punto che perfino quell'idiota di Sant'Agostino di Ippona se la spassò coi manichei in gioventù - ci si inventò per un tale bastardo il degno padre di cotanto figlio: nientemeno che il satanico ''padre di tutte le eresie'': Simon Mago!!! [1]

In realtà è il punto 2 a destarmi più serie preoccupazioni nel ragionamento del prof Price.

La logica che confuta Price è la seguente:

1) Secondo Price, Marcione fu l'autore di parti cospicue delle lettere paoline.
2) segue che il silenzio sul Gesù storico è addebitabile a Marcione.
3) ma alcuni studiosi (il prof M. Klinghardt e il prof M. Vinzent) hanno dimostrato di recente che fu Mcn (che esisteva), e non Q (che non esisteva), la vera fonte condivisa da Marco, Matteo e Luca, nonchè da Giovanni e da tutti gli altri vangeli apocrifi. Marcione in persona era l'autore di Mcn.
4) il punto 3 contraddice il punto 2. Se Marcione scrisse il primo vangelo su Gesù, come mai non citò mai le imprese del suo Gesù docetico nelle epistole che voleva spacciare per paoline?
5) perciò Marcione non fu l'autore di parti cospicue delle lettere paoline.

Contro la conclusione, si potrebbe avanzare l'idea che Marcione fosse solo l'editore delle lettere. Eppure l'argomento del criticismo radicale sostiene che la delusione di ''Paolo'' per la riottosità dei Pilastri a Gerusalemme fosse allegoria della delusione di Marcione a fronte del suo fallito tentativo di persuadere i protocattolici di Roma (in altre parole, la Gerusalemme giudeocristiana in Galati sarebbe in realtà la stessa Roma protocattolica). Il mio problema è questo: o solo qualche lettera di Paolo, o solo Mcn, si può associare all'uomo storico Marcione. Non entrambe le cose. Io ritengo al momento più probabile che Marcione scrisse il più antico vangelo piuttosto che la versione originale di Galati. D'altro canto, c'è chi sostiene addirittura che Galati fosse stata scritta da Marcione in reazione nientepopodimeno che ad Atti degli Apostoli! Il problema con le lettere nel II secolo è che mal si concilia il loro profondo silenzio su Gesù con l'enorme chiasso su Gesù che solo da Mcn in poi tutti i vangeli facevano.

Sono troppo rispettoso dell'intelligenza del prof Price e del prof Detering e di alcuni altri per poter sbarazzarmi così su due piedi della seria possibilità che le epistole fossero tutte falsi del II secolo, ergo non posso nemmeno essere tanto certo dell'efficacia della mia critica. Eppure non posso convivere facilmente con l'idea che l'autore delle epistole paoline fosse a conoscenza di almeno un vangelo o un proto-vangelo: sarebbe una specie di cerchio quadrato. Un'ipotesi gratuita ma comunque plausibile sarebbe che Marcione scrisse prima alcune lettere di Paolo modificandone altre, e solo dopo, quando le lettere erano già state tutte pronte ed editate - e dunque senza più alcuna volontà di contaminarle di eventuali allusioni storiciste -, il suo vangelo.


Contro il punto 3, rimando alla lettura di una risposta da me tradotta del prof Markus Vinzent, che fa davvero a pezzi ogni riluttanza di Price in quel senso. Marcione, nato da genitori noachidi, era fortemente radicato nell'ebraismo e trovò una soluzione ebraica per congedarsi serenamente dall'ebraismo, laddove furono i suoi dementi avversari protocattolici a trasformare per tutti i loro seguaci quel sereno congedo in un trauma drammatico dai crudeli risvolti ferocemente antigiudaici, e quindi antisemiti. La verità è che sia i miticisti che gli storicisti devono fare i conti con un nuovo ospite dirompente nel Problema Sinottico: Marcione e il suo Vangelo. Con il pregevole merito, in comune alla fonte Q, di risolvere gli stessi identici problemi, e nel contempo, a differenza della fonte Q, di farci il dono prezioso di ESISTERE.
CONCLUSIONE (PER ORA)
Non credo che, nonostante la segnalazione di questo problema, io possa ancora avere la forza di credere all'autenticità delle 7 epistole paoline. Richard Carrier, sotto quell'ipotesi, continua a fare macello dei dementi folli apologeti, facendo fare l'ennesima figuraccia da idioti stavolta a Bart Errorman e a Kenneth Waters. Ma ormai è chiaro che il lavoro di Richard per i prossimi vent'anni sarà di denunciare la congenita follia apologetica dei cristiani e filocristiani. Così la sua conclusione, che dà un piccolo, disincantato assaggio della realtà:
Questo incontro aggiunge ancor più evidenza a sostegno della conclusione che necessitiamo di fermarci di prendere seriamente i fondamentalisti cristiani. Loro sono ideologi, non professori obiettivi, quando si incontra qualsiasi cosa che sfida i loro credi. Necessitiamo di studiosi secolari per dibattere questa teoria. I credenti cristiani che non possono ospitare neppure il pensiero della tesi dovrebbero soltanto ammettere di non aver avere alcunchè di onesto o ben-considerato da dire su di esso.
 
Quindi dovrei investigare ancora.

[1] Non manca chi ritiene che fu la biografia di Mani ad essere inventata dai soliti falsari sulla falsariga di quella di Simon Mago, e non viceversa. Tuttavia questa ipotesi non riesce a spiegare perchè un protognostico sarebbe vissuto nel I secolo (quando è un Fatto che la gnosi germogliò solo nel II) e/o perchè un Ireneo avrebbe fatto risalire l'eretico Simone ai tempi di Gesù quando Eusebio, imitando proprio Ireneo, cercò in tutti i modi di assicurare, mediante l'invenzione dei desposyini perseguitati da Domiziano, la purezza immacolata della chiesa primitiva, per tutto il tempo in cui quei fantomatici desposyni fossero vissuti (ovvero appena in tempo per passare la palla ai folli apologeti protocattolici, così che fossero loro, d'ora in poi, i fedeli ''custodi'' della loro sedicente Traditio contro gli eretici).

domenica 22 marzo 2015

Quot Evangelii, tot Christi: ovvero sulla Proliferazione di Cristi & Vangeli Rivali (e di cosa significa)

ONEST'UOMO:  È impossibile esserlo, se non si è intimamente convinti che la Chiesa è infallibile, che i suoi preti non possono né mentire né prendere abbagli. È chiaro che un uomo che non teme di non essere dannato nell'altro mondo non sentirà mai la necessità di essere rispettabile in questo e non temerà mai i castighi e il disprezzo della società.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Mi meraviglio che, così in fretta, da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo voi passiate a un altro vangelo. Però non ce n’è un altro, se non che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Ma se anche noi stessi, oppure un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anàtema! L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!
(Galati 1:6-9)

 
Ecco una sintesi più analitica di ciò che ho voluto dire nel mio post precedente.
Mi aiuterò con le immagini, per supplire alle deficienze della parola (ed, essendo ateo, della Parola per antonomasia).

Il paradigma storicista, com'è noto, è grossomodo il seguente (per amor di sintesi, ometto l'intermezzo giudeocristiano dei Pilastri dietro il vangelo di Paolo).


Il paradigma miticista del duo Carrier-Doherty è invece il seguente:

Si noti che entrambi questi paradigmi prevedono un proliferare di vangeli e cristologie diverse già a ridosso del punto di origine, che sia questo un ''Gesù storico'' oppure la prima visione dell'arcangelo celeste Gesù da parte di ''Pietro'' o chi per lui e/o prima di lui. Dopo quel caos e quell'anarchia iniziali di vangeli tra loro rivali (ma nondimeno a conoscenza reciproca gli uni degli altri perchè disputantesi il medesimo oggetto di contesa) subentra la fase di riflusso e di Reductio ad Unum perseguita sistematicamente (e, in termini spirituali, aridamente) dalla nascente protocattolica ''Grande Chiesa''.

Dov'è l'errore di Richard Carrier in tutto questo, nonostante l'aver validamente dimostrato le maggiori probabilità del suo paradigma miticista rispetto a quello storicista tradizionale?

Nel fatto che lui trascura la concreta possibilità che, in entrambi i paradigmi, altre figure storiche sarebbero finite per essere confuse con ''Gesù''.

Qui di seguito ripresento i medesimi paradigmi di cui sopra però modificati con l'introduzione della possibilità appena espressa. 
Paradigma Storicista raffinato con l'aggiunta di altri vangeli.
Paradigma Miticista raffinato con l'aggiunta di altri vangeli.
In grigio ho messo quei vangeli rivali (che Paolo conferma esistevano già al suo tempo) di altri ''Gesù'' che furono originati da altri (ipotetici) messianisti ebrei che non avevano nulla a che fare nè con l'ipotetico Gesù storico nè con il Gesù celeste mai sceso sulla Terra di Paolo: questi altri Gesù erano i simili di ''Teuda'', dell'''Egiziano'', di ''Giuda il Galileo'', di ''Giovanni il Battista'', ecc., ciascuno di loro essendo di pari diritto potenziale candidato al ruolo di ''Gesù storico'' - in mancanza di ognuno degli altri - alla sola condizione però che i loro (ipotetici) seguaci, sopravvissuti appena in tempo al I secolo per divenire cristiani nel II secolo, si fossero lasciati convincere (e non è detto che ciò accadde o meno) dai predicatori cristiani propriamente detti che il Messia da loro rispettato fino ad allora avesse avuto nome ''Gesù'' (e non più, magari, ''Giovanni il Battista'' piuttosto che ''Giuda il Galileo'' piuttosto che ''bar Kochba'', e così via.).

Questa contaminazione ''storicista'' complica ancor di più il quadro, perchè rende virtualmente impossibile a priori sapere con certezza se ci fosse stato anche solo uno di questi ''falsi'' messia equivocati per ''Gesù'' dai loro stessi ipotetici seguaci una volta fattosi costoro eventualmente assorbire e cooptare dalla nascente Grande Chiesa.

Se io fossi ad esempio un ebreo del II secolo e venerassi ancora come Vero Messia Giuda il Galileo oppure Giovanni il Battista (vedi i mandei), diverrei a mia volta ''cristiano'' qualora cominciassi a credere, opportunamente persuaso, che il messia storico da me stesso rispettato costituisca solo il vago ricordo di quello che era ''realmente'' lo stesso ''Cristo Gesù'' dei cristiani: in tal caso il mio messia storico da me prima adorato col suo vero nome, in base alla definizione data da Richard Carrier del paradigma storicista minimale, sarebbe il vero ''Gesù storico''. In fondo fanno così gli stessi folli apologeti cristiani, i quali prima si inventano un Gesù storico ad hoc (con tanto di interessata garanzia tra gli atei che un tale robot esisteva ''veramente''), e poi pretendono di vedere in lui il loro necessario ''Cristo della Fede'': perfino per i folli apologeti prima viene il loro Cristo immaginario e poi il suo robot o avatar ''storico'' di quando in quando ricostruito.

Portando fino al più grottesco paradosso questa possibilità, come mero esempio didattico, nell'ipotesi che un ebreo si lasciasse convincere da Flavio Giuseppe che Tito Flavio Vespasiano sia il vero Messia, allora se poi quell'ebreo medesimo si lasciasse successivamente convincere dai cristiani che il Messia celeste deve aver per forza nome ''Gesù'', allora Vespasiano sarebbe stato di diritto, per quell'ebreo e in virtù della definizione di storicità minimale, il vero ''Gesù storico''.

Il punto è che non sappiamo se ci furono movimenti non cristiani fondati o originati da Messia non cristiani che poi finirono per essere scambiati dai loro seguaci come lo stesso Messia Gesù dei cristiani allorchè pure loro si autoproclamarono tali più tardi.

So che non è azzardato prospettare una simile possibilità perchè le lettere di Paolo parlano della predicazione evidentemente rivale di un ''altro vangelo'' e di un ''altro Cristo'' e nulla si sa di cosa originò questo ''altro vangelo'' e il culto di questo ''altro Cristo''. In altre parole, mentre è pacifico il riconoscimento dell'esistenza di tanti vangeli rivali già nel 50 E.C. (in base ai paradigmi tradizionali di cui sopra), io, andando contro il consensus, non credo affatto che l'origine di tutti quei vangeli fosse alla fin fine riconducibile al SOLO ipotetico Gesù storico oppure alla SOLA prima visione/allucinazione del Gesù arcangelo celeste. Le Odi di Salomone, un testo che il prof Stevan Davies con Earl Doherty ritiene non cristiano eppure scambiato tale dai suoi stessi lettori una volta fagocitati dalla Grande Chiesa, sta lì lì a dimostrarlo.

Ad esempio, Giovanni il Battista non era un cristiano (questo lo ammettono pure a denti stretti i dementi folli apologeti) eppure i suoi stessi seguaci si convinsero più tardi che Giovanni fosse o Gesù Cristo (abbisognando in tal caso di un'ortodossa, ulteriore correzione) oppure pur sempre un araldo di Gesù Cristo: chiamasi cooptazione.

Ma se un Messia storicamente esistito finisce identificato con Gesù dai suoi stessi seguaci cooptati nel cristianesimo, allora, non importa qui se non accada per tutti i cristiani ma importa che questo accada ALMENO per loro (allorchè divenuti tali una volta fagocitati nella tradizione cristiana), quel Messia storicamente esistito andrebbe chiamato ''Gesù storico'' in piena coerenza alla definizione di storicità minimale introdotta da Richard Carrier.

In altri termini, per essere ancor più precisi su quanto voglio dire, SE è vero che ogni ''altro vangelo'' oppure ogni ''altro cristo'' indipendente da quello di Paolo trovava la sua origine rispettivamente in altrettanti ma ipotetici ''Gesù'' storici e/o ''Gesù'' mitologici, ALLORA ne consegue con matematica necessità che, nella totale assenza di un unico punto d'origine, la questione della storicità di Gesù rimane al di fuori di ogni seria possibilità di investigazione: si ridurrebbe infatti alla questione insolubile della storicità o meno di ciascun ''altro Cristo'' rivale al Cristo di Paolo.

L'unico paradigma in quel caso sarebbe questo:
Un primo, radicale scenario.

Si noti che in questa situazione, perfino se il Gesù di Paolo fosse sempre stato pensato celeste e mai terrestre, l'intero paradigma risultante è da definirsi nell'intero *storicista* nella misura in cui ALMENO un solo ''altro Cristo'' fosse stato visto e pensato di carne e ossa da più testimoni oculari. Il problema è che non sappiamo nulla di questi ''altri Cristi'' e ''altri vangeli'' se non il loro essere nominati polemicamente e di passaggio da ''Paolo''.

Può darsi che non siano semplicemente mai esistiti se non nella testa dell'inventore della lettera ai Galati (più verosimilmente, Marcione in persona oppure qualcun altro in precedenza della sua stessa Scuola): forse, com'è mio credo in definitiva, l'''altro vangelo'' nominato in Galati può essere un velato riferimento allo stesso vangelo di Matteo, notoriamente antimarcionita e cattolicamente giudaizzante (esattamente il bersaglio polemico dell'originaria lettera ai Galati). Ma ciò non toglie la possibilità che il vero autore di Galati (non il Paulus Historicus) avesse voluto proiettare in ipotetiche, vaghe tenzoni del passato (I E.C.) le reali diatribe del suo presente (II E.C.).  Il lettore attento noterà la differenza.

Un secondo, radicale scenario.
Se questo fosse il caso, allora cosa ci fu veramente nel I secolo? Nessuna evidenza, e lo ribadisco a chiare lettere, NESSUNA EVIDENZA DEL GIUDEOCRISTIANESIMO NEL PRIMO SECOLO.

Nel prossimo post avrò più cose da dire su cosa questo significhi.

lunedì 16 marzo 2015

Del «Cattolico» Marcione (e di quel che eclissò con la sua ombra)

CAUSE FINALI: I teologi sono i confidenti della divinità. Conoscono le finalità segrete di tutte le sue azioni e sono convinti che sia per il bene della specie umana che sulla Terra vi siano pestilenze, guerre, carestie, infestazioni, insetti e dispute religiose. È certo, per lo meno, che tutto ciò che accade nel mondo ruota sempre intorno al profitto del sacerdozio: la divinità pensa sempre e solo al clero in tutto ciò che fa quaggiù.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

La Storia, o più in profondità ancora, il Passato Reale - ciò che davvero accadde, al di là di ciò che apparve ed appare, quella sorta di noumeno kantiano impossibile da recuperare - potrebbe essere stato qualcosa del genere, come descriverò in questo post, e a quel punto l'esito sarà ancora una volta una forte dose di scetticismo sulla storicità di Gesù.

Supponi per tutto il resto del post che le 10 lettere attribuite a Paolo furono composte nella loro forma embrionale nei circoli marcioniti, con Marcione il loro editore finale, nonchè il vero autore del Più Antico Vangelo (del quale i nostri sinottici costituiscono le reazioni, e del quale il nostro Luca è la falsificazione par excellence).

Così il prof Robert Price:
La mia teoria è che questo è il punto esatto in cu il simonianesimo potrebbe esser divenuto marcionismo. Marcione rappresenta la seconda fase, l'addomesticamento del simonianesimo. Strano a dirsi, ma Marcione io penso segna il primo passo dietro al mainstream, la prima mossa verso il nascente cattolicesimo. Una volta, bastava spontaneo profetismo, ma ora un canone di scritti autorevoli lo sostituiva. Le lettere canoniche stesse furono modificate e aggiornate. I testi che noi ereditiamo sono pieni di indizi di declino spirituale, la perdita del primo amore e fervore. Noi troviamo perfino nelle lettere paoline l'idea che i credenti stanno ora godendo meramente le ''primizie dello Spirito'', ''i primi frutti dello Spirito''. Queso rappresenta una disillusione, un declino dal periodo di iniziale entusiasmo settario.
(The Amazing Colossal Apostle, pag. 223, mia libera traduzione e mia enfasi)
La soteriologia marcionita pone la crocifissione di Gesù come un riscatto per comprare le creature del Creatore, che le libererà così che possano venire adottate dal Padre, il Dio alieno. Non è una morte per il peccato. Non è un sacrificio. Non è una redenzione o espiazione. Marcione insegnò questo apertamente, non come qualcosa tenuta privatamente segreta che sarebbe nota solamente a pochi scelti. Il suo intento fu di fondare un'istituzione pubblica. All'opposto, valentiniani, frankisti, e altri esistevano come gruppi segreti all'interno di congregazioni cattoliche. Perciò come suggerito da Tommaso 13, i veri credenti dovevano mantenere segretezza. Nelle chiese marcionite, non c'era alcuna necessità per tale tatto e strategia. Il battesimo marcionita fu un rito di passaggio piuttosto che l'iniziazione in più grande gnosi. Indica un pieno abbraccio delle implicazioni etiche dell'appartenenza. Gente che credeva nell'ideale ascetico ritardava il battesimo finchè fosse pronta a porlo in pratica, in questo non erano i soli. Molti cristiani contemporanei facevano questa stessa cosa.
(The Amazing Colossal Apostle, pag. 246-247, mia libera traduzione e mia enfasi)
Robert M. Price è stato particolarmente acuto, direi geniale, allorchè accusa lo stesso Marcione, ovvero la vittima & il bersaglio di tutte le interpolazioni e falsificazioni protocattoliche successive, di essere in qualche modo la causa stessa del suo male, e qui mi fa ricordare il noto proverbio popolare ''chi è causa del suo mal, pianga se stesso''. Perchè Marcione inaugurò, seppure indirettamente, quella tendenza verso l'amalgamazione delle anarchiche chiese cristiane che lo precedettero. Marcione inaugurò la Reductio ad Unum, anche se furono altri, i suoi diretti avversari protocattolici, a completarla coronandola col massimo successo.

Il prof Markus Vinzent concorda con Price su quel punto:
Caro Giuseppe,
questo è esattamente quello che penso, anche. Marcione non è il ribelle, come viene dipinto più avanti nel tempo, ma un altro passo verso l'ortodossia nascente. Anche se non sta pensando al suo Vangelo o alle lettere paoline come letteratura di riferimento (egli solo lamenta al riguardo il loro collegamento e integrazione con gli scritti ebraici), il fatto stesso che sta scrivendo gli oracoli del Signore, combinandoli con cornici narrative e, come le lettere di Paolo, per portarli in un ordine biografico e geografico, lo rende la causa di uno dei più potenti cambiamenti nell'ebraismo post-Bar Kochba per ciò che diventa 'Cristianesimo'. Ciò che al momento fu certamente un evento marginale per l'ebraismo in generale e una minima 'caduta di un sacco di fiori in Cina' per Roma, diventò un momento importante nella storia del cristianesimo. Vorrei anche richiamare l'attenzione al fatto che ogni cosa prima della fine della guerra di Bar Kokhba  fu 'anarchica' se guardata attraverso le lenti del cristianesimo. Marcione come Paolo era una mente forte, Paolo, non penserei, che avesse fallito, ma ci è voluto un pò di tempo, finchè il suo congeniale (e allo stesso modo problematico) lettore Marcione lo riprese e rifornì altri ebrei di questa potente letteratura. Di conseguenza furono date le basi per identificare sé stessi con il nome vergognoso di 'cristiani' e per formare un 'vero Israele' - non come Marcione voleva in antitesi e comunque indipendente dall'ebraismo - a spese dell'ebraismo. 

(mia libera traduzione e mia sottolineatura)
Quindi da Marcione in poi, o meglio, dalla Scuola Marcionita in poi, sappiamo benissimo com'è andata (e chi si ostina a non capirlo è un idiota oppure un folle apologeta oppure entrambe le cose): tutta la letteratura sacra che quella congregazione gnostico-messianica creò e pubblicò (il primo ''Nuovo Testamento''), venne progressivamente usurpata, cooptata e bonificata in senso protocattolico dai primi rappresentanti della ''Grande Chiesa'', quella che avrebbe avuto poi successo a recitare la parte dell'''asso piglia tutto'', effettuando l'unica mossa efficace che da sola avrebbe procurato scacco matto a tutte le chiese rivali: ''umanizzare'' il Gesù di Marcione ''nella carne''. E lo fecero con ben 4 vangeli canonici.

Resterebbe da sapere cosa accadde prima di Marcione e della sua chiesa.

La risposta più rigorosa che dovrei dare è un semplice: NON SO.

Ma in realtà con quella risposta socratica dimostrerei di sapere ben più cose con la mia ignoranza che non spacciando false pretese di sapienza.

La chiave è nell'intento di Marcione.
Nell'intento di un uomo geniale che sognò per prima l'idea di UNIRE le varie sette cristiane e fonderle in una sola chiesa, anche se poi fallì nell'intento (non prima che la sua chiesa avesse fatto seria concorrenza a tutte le chiese rivali, prima di soccombere definitivamente dopo Nicea). Si può ben dire che Marcione e Napoleone sono i due più Grandi Uomini che hanno fatto la Storia:
Marcione, perchè fu il primo a creare a tavolino una Non-Vita di Gesù sulla Terra, avviando così il formidabile e travolgente processo cattolicizzante noto come Reductio ad Unum.
E Napoleone, non per le sue doti di condottiero (anche Gengis Khan e Annibale erano condottieri), ma perchè si limitò ad essere il mero estensore materiale, in tutti i territori europei da lui conquistati, delle strepitose idee illuministe che provocarono il crollo dell'Antico Regime.
Si può ben dire che il resto, nella Storia dell'umanità, sono solo dettagli.

Dicevo, dunque, l'intento paradossalmente ''cattolicizzante'' di Marcione. Egli fu, anche se prima facie non sembra esserlo, a suo modo un ''amalgamatore'' come e peggio di ''Luca'' (sì, avete sentito bene, quel bastardo e tendenzioso propagandista di Atti degli Apostoli). Qual è il compito di un ''amalgamatore''? Amalgamare credi e opinioni tra le più disparate riducendole il più possibile al loro Massimo Comun Denominatore, così da catturare il maggior numero di concorrenti sotto il proprio ombrello, provocando loro il minimo attrito in virtù dell'assicurazione (più spacciata, che reale) di non alienarli eccessivamente dai loro credi d'origine.

Ne consegue che se Marcione stava tentando di ''amalgamare'' sul mercato religioso due, tre, quattro, o più sette in una sola chiesa - la sua -, in quel caso, meno avrebbe alienato od offeso ciascuna singola setta imponendogli un rinnegamento del proprio credo originario in questo o quel dogma, meglio e più rapidamente sarebbe riuscito nel suo intento a creare una Nuova Religione totalmente distinta dall'ebraismo (che in quel momento, - siamo al tempo della Rivolta di Bar Kochba - non se la spassava poi tanto bene).

Ovviamente, in tutto quello che sto per dire, occorre sempre ricordare che nell'operazione in questione i protocattolici furono migliori di Marcione, anche se subentrarono dopo Marcione per raccoglierne i frutti e falsificarne la letteratura.

Perciò Marcione doveva smussare ogni possibile fonte d'attrito, ogni potenziale lancinante differenza tra le antiche e rivali chiese cristiane che bramava cooptare sotto il proprio Vangelo, nel nome di ''Paolo'', se voleva avere successo come AMALGAMATORE.

E qui è esattamente dove volevo arrivare a parare fin dall'inizio del post:
i documenti prodotti dalla Scuola Marcionita sotto il nome di ''Paolo'' - tutte le lettere paoline + un anonimo ''Vangelo del Signore'' - potevano benissimo FINGERE di descrivere una setta gnostico-cristiana ''miticista'' (che non prevedeva cioè affatto un ''Gesù storico'' fin dal principio) piuttosto che una o più coesistenti sette giudeo-cristiane messianiche ''storiciste'' (che ruotavano attorno alla venerazione di questo o quel messia militare ebreo, o di questo o quell'esorcista ebreo posseduto dallo Spirito, o di questo o quello profeta apocalittico fallito, ecc.). Così non esiste - non può esistere - nessuna prova contro il Gesù storico o contro il Gesù mitico nelle lettere di ''Paolo'': dal momento che il loro autore si spacciava per ''Paolo'' per guadagnare consenso e autorità, il suo fine era descrivere il credo in comune alle chiese cristiane alle quali voleva rivolgersi, per la precisa ragione che proprio quelle medesime chiese cristiane egli voleva ora amalgamare alla propria.
Non sappiamo - non possiamo mai sapere e non lo sapremo mai - se i ''Corinti'' o i ''Galati'' o i ''Romani'' o gli ''Efesini'' o i ''Colossesi'' fossero cristiani ''miticisti'' (gnostici gentili) o cristiani ''storicisti'' (ebrei messianici), perchè le lettere non erano rivolte specificamente a loro (se non per finta) ma a tutti i cristiani dell'Impero indistintamente: le lettere di Paolo sono dei trattati, non sono veramente delle lettere.

I destinatari di quelle lettere potevano perfino essere stati o dei cristiani miticisti già sulla via di storicizzare il loro Gesù mitologico, oppure dei cristiani storicisti già in procinto di mitologizzare il loro messia terreno, oppure ancora cristiani di entrambi i tipi. Anzi, potevano essere perfino non dei cristiani del tutto, ma solo ebrei apocalittici della Diaspora in attesa del loro Messia venturo (ai quali, nelle intenzioni dei marcioniti, mancava soltanto, per essere ''perfetti'', il venir messi a parte della rivelazione finale del Cristo risorto, via ''Paolo'').

Se dunque il target reale di quelle ''lettere'' erano le caotiche e anarchiche sette che brulicavano lungo la frangia orientale dell'Impero - quelle sette che erano riuscite a sopravvivere al I secolo e che ora si stavano affacciando a stento al II secolo, e che qualcuno ebbe la geniale idea di volerle fondere finalmente nella nascente ''Grande Chiesa'' - mi si dica di grazia come diavolo fa qualcuno, fosse pure Richard Carrier in persona, a negare la concreta possibilità che, mentre qualcuna di quelle ''sette da amalgamare'' erano originariamente sette miticiste, altre tuttavia di quelle medesime sette erano in origine sette messianiche giudaizzanti composte di seguaci dei simili del ''Samaritano'', di ''Teuda'', dell'''Egiziano'', o di qualsiasi altro ''impostore''?????

Se si ammette una presunta continuità tra le sette ''cristiane'' o simil-cristiane del I secolo e quelle propriamente cristiane del II secolo (marcioniti e giudaizzanti in testa) allora sarebbe virtualmente impossibile dimostrare che il cristianesimo sopravvisse come risultante amalgama solamente delle sette miticiste ruotanti attorno al Cristo celeste, ad esclusione delle sette messianico-apocalittiche ruotanti attorno ad uno o più sedicenti messia - quando noi abbiamo ogni ragione di credere che devono essere esistite probabilmente istanze di entrambe i tipi.

Ad esempio, l'Ascensione di Isaia o le Odi di Salomone, ambedue testi dove il Figlio o Cristo non ha nome, testimoniano l'esistenza di sette pre-cristiane miticiste anteriori a Marcione. Mentre l'Egiziano che si atteggia a novello ''Giosuè'' nonchè successore di Mosè sembra essere a propria volta testimone di un ''gesuanesimo'' pre-cristiano. Nessuna di queste sette può essere considerata ''pistola fumante'' pro mito o pro storicità. Oppure viceversa - che è lo stesso -, tutte queste sette testimoniano che le varie entità ''Gesù'' successivamente chiamate tali potevano essere individui storici oppure personaggi mitici in egual misura.

Lo stesso dr. Carrier non può negare che il quadro iniziale era piuttosto caotico, quando dice:
Elemento 21: (a) Paolo e gli autori del NT attestano che c'erano numerose sette cristiani rivali e fazioni che insegnano diversi vangeli per tutto il primo secolo. In realtà, una prova di tali divisioni e disaccordi risalgono tanto lontano indietro quanto vanno i ricordi esistenti. Tuttavia sappiamo davvero poco di quelle altre versioni del cristianesimo (e in alcuni casi niente del tutto). E (b) di quelle solo un pò di amalgamate sette sopravvissero al processo di competizione per rimanere nel Medioevo...
Noi perciò non possiamo assumere semplicemente che i testi sopravvissuti riportino quel che era normativo per le originali o più antiche sette del cristianesimo.

 (On The Historicity of Jesus, Capitolo 4, paragrafo 7, mia libera traduzione e mia enfasi)

...e sempre il dr. Carrier riconosce la storicità di sette ''gesuane'' storiciste (anche se non la stessa setta descritta dal suo Paolo), quando rivela:
Elemento 4:  la Palestina nell'antico primo secolo EC stava sperimentando un revival del messianismo. C'era un evidente brulicare di sette e individui ad annunciare di aver trovato il messia.
...
...tutti e quattro di quei messia, come riportato da Flavio Giuseppe, stavano eguagliando sé stessi con Gesù (Giosuè) e facendo velate pretese di essere il Cristo (messia). In altre parole, qui noi abbiamo in Flavio Giuseppe quattro Gesù Cristi. I nostri semplicemente fanno cinque. Il personaggio evangelico di Gesù quindi si adatta bene nella tendenza documentata da Flavio Giuseppe.

(On The Historicity of Jesus, Capitolo 4, paragrafo 5, mia libera traduzione e mia enfasi)
Anche se poi, bisogna dire, che Richard Carrier fa a mio parere (da qui la ragione per cui lo accuso ironicamente di essere un folle apologeta cristiano) l'errore di applicare un Forte Argomento del Silenzio sul Gesù storico nelle lettere (assunte da lui erroneamente nel I secolo) senza tuttavia mai applicare il medesimo e ben più Forte Argomento del Silenzio alla stessa chiesa cristiana del I secolo: se ci fosse stata realmente una chiesa cristiana paolina in procinto di diffondersi per tutto il bacino del Mediterraneo già al tempo del Paulus Historicus (cioè negli anni 50 del I secolo), con tanto di organizzazione gerarchica al suo interno, sicuramente allora l'assoluto silenzio della Storia riguardo all'esplosione di tale fantomatica Chiesa è di gran lunga più significativo e sorprendente (=inatteso, = improbabile) e dunque assai più dannoso alla vista tradizionale che vuole le lettere di Paolo il riflesso storico più genuino del movimento cristiano attivo attorno all'anno 50 della nostra era.

Mi sembra decisamente più probabile, oramai, che la chiesa di Paolo è solo una descrizione del tutto fabbricata ed altamente edulcorata di uno o più culti che esistevano veramente a quel tempo.
Questo significa che solo nel II secolo cominciamo a vedere uscire a poco a poco, dal caos della Guerra Giudaica nonchè da quel magma oscuro e indeterminato quale fu in realtà l'insieme delle sette messianiche ebraiche, il cristianesimo emergente delle epistole e dei vangeli, sul punto inevitabile di diffondersi per tutto l'Impero romano. 

Perciò, denunciato l'intento cooptatorio della Scuola Marcionita nel produrre le lettere più il primo vangelo, è impossibile sapere se tra le sette cooptate (o prossime ad esserlo) del II secolo figurassero soltanto sette fondate da un reale ''Gesù'' storico (al di là se si chiamasse o meno Gesù) oppure unicamente sette che adoravano un Cosmico Cristo mai sceso sulla Terra (al di là se si chiamasse o meno Gesù, vedi ad esempio le Odi di Salomone), oppure ancora entrambe contemporaneamente del primo & del secondo tipo. Perciò la questione della storicità di un ''Gesù detto Cristo'', se questa è la definizione di storicità che ne ha dato Richard Carrier (e che io sto seguendo in questo post)
1. Un reale uomo a qualche punto chiamato Gesù acquisì seguaci in vita che continuarono come un movimento identificabile dopo la sua morte.
 
2. Questo è lo stesso Gesù che fu preteso da qualcuno dei suoi seguaci di essere stato condannato dalle autorità ebraiche o romane.

3. Questo è lo stesso Gesù che alcuni dei suoi seguaci presto cominciarono ad adorare come un dio vivente (o semidio).

(On the Historicity of Jesus, Capitolo 2, Paragrafo 4, mia libera traduzione)

è per me del tutto priva di significato. L'errore fondamentale di Richard è credere che i due paradigmi, del mito (dall'angelo all'uomo) e della storicità (dall'uomo all'angelo), siano tra loro mutualmente esclusivi. Al contrario, è altamente probabile che entrambi i due paradigmi siano veri. Non è vero che sotto il paradigma miticista il punto di origine dev'essere per forza stato ''Pietro'' o chi per lui, ovverosia il primo che ebbe allucinazioni di un Arcangelo celeste, alla maniera di Joseph Smith. Sarebbe, mutatis mutandis, lo stesso errore dei dementi folli apologeti che pensano (molto cattolicamente) che tutto si riduca nella sua origine allo storico ''Gesù detto Cristo'' quasi che nessun'altro, angelo o uomo, non potesse essere chiamato altrettanto validamente col ''nome al di sopra di tutti i nomi'', ovvero ''Gesù'', come recita l'Inno ai Filippesi (qualcosa che per me è sufficiente da solo ad eliminare a priori ALMENO la possibilità del Gesù storico dei folli apologeti cristiani). Il nome di Giosuè rimanda per alcuni ebrei all'omonimo conquistatore terreno dell'Antico Testamento, ma quel medesimo personaggio può essere visto da ebrei ellenistici come Filone anche come allegoria della Sapienza gnostica che introduce l'iniziato alla vera Terra Promessa dello Spirito. Se chi scrisse una lettera nel nome di ''Paolo'' si fosse rivolto ad entrambi, avrebbe naturalmente attribuito al suo ''Cristo Gesù'' un misto di entrambe le due diverse concezioni di ''Giosuè'', quella letteralista (giudeo-apocalittico-messianica) e quella allegorica (gentile-gnostico-rivelatoria).

A favore di Carrier e dei miticisti, dico solo che io considero prima facie più probabile che ad avere maggiori probabilità di sopravvivenza ai travagli del I secolo fosse a priori una setta ebraica ruotante attorno ad un Cristo celeste (come la comunità pre-cristiana dietro le Odi di Salomone) piuttosto che una setta messianica zelota (la quale di solito si estingueva subito non appena moriva crocifisso il leader e venivano sgominati con la forza i suoi seguaci). Tuttavia, ecco, è solo una sensazione a priori, derivante dalla mia profonda convinzione che non è un banale insegnamento o una ridicola profezia apocalittica o una ribellione contro l'Impero ciò che origina i movimenti religiosi su larga scala dando loro sufficiente linfa vitale da poter lambire il II secolo, ma puri fenomeni condivisibili di possessione spirituale. Per questa ragione io continuo a pensare che NESSUNA delle sette cooptate dagli autori marcioniti e protocattolici delle lettere ''paoline'' trovasse origine in un ''Gesù'' storico. Perfino se non si fosse mai chiamato Gesù.

Questo mia quasi-certezza continua a fare di me un miticista. 


Devo a Robert M. Price la convinzione che...
Qualunque nome essi potevano aver usato, le varie sette gnostiche credevano che la loro dottrina, o gnosi, era giunta loro da un rivelatore celeste che discese sulla Terra in carne umana o qualcosa di simile alla carne e risvegliò i possessori della scintilla divina alla loro vera origine e destino. Questo permetteva loro di sfuggire al ciclo vizioso della rinascita e, alla morte, di ascendere una volta e per sempre al pleroma e ricongiungersi alla divinità.
(pag. 133, mia libera traduzione)
Qui l'enfasi è giustamente posta da me a quel ''Qualunque nome essi potevano aver usato''. In altre parole, perfino se ci fosse stata in circolazione (e io non lo credo affatto possibile, perchè marcia contro tutta l'evidenza) da qualche parte sulla Terra quella fantomatica setta egizia vagheggiata da quel pusillanime ignorante vecchiaccio di Pier Tulip, con tanto di Divinità Solari astroteologiche del cazzo e distorto amore per le più volgari astrologie e formule magiche, ecco, gli gnostici alessandrini, perfino in quel caso, perfino con quei pezzenti, si sarebbero divertiti a vedere nei nomi ridicoli delle loro divinità le varianti locali del LORO mito, cooptandoli perciò nella propria ''tradizione'': chiaramente l'errore di Pier Tulip qui è di prendere l'amalgato di turno (la sua ridicola setta egizia mai esistita oppure il suo ridicolo ''Egiziano'') per il reale amalgamatore (la Scuola Marcionita prima e i protocattolici successivi dopo). Ma il punto che voglio fare con questo esempio è che l'amalgamatore, il cooptatore venne dopo quello che sarà da lui amalgamato e cooptato, non prima. L'errore di molti miticisti, compreso Richard, è di credere che l'amalgamatore fosse solo l'editore protocattolico finale, in attesa al varco a profittare dei frutti spirituali altrui. In realtà si potrebbe dire che nel II secolo tutti quanti, marcioniti, giudaizzanti & protocattolici, erano più o meno interessati a cooptare per sè la ''memoria'' di un presunto passato reale del I secolo, non recuperando altro in realtà da quella ''memoria'' se non ciò che avevano anzitempo deciso di proiettare su di essa: loro stessi.

In conclusione, trovo molto probabile che il cristianesimo nella sua origine (e non so se I secolo o inizi del II) non fosse nient'altro che un indistinto e oscuro movimento ebraico messianico (che forse di cristiano non aveva proprio nulla).
Poi il nome di ''Gesù'' servì ad assemblare tanti messianismi diversi (da quelli più spiritualizzanti e gnostici a quelli più politici e xenofobi) come personificazione di pensieri che potevano balenare in mente solo nel II secolo, quando la gnosi cominciava ad effettuare i primi passi. Negli anni 70-135 EC brulicarono nella Diaspora comunità gnostiche e comunità messianiche in conflitto tra loro: i primi avendo ''Paolo'' come alfiere e i secondi ''Pietro'' oppure ''Giacomo''. Solo dalla metà del secondo secolo i due gruppi  cristiani si riconciliarono man mano e il risultato di questo processo di riconciliazione fu il cattolicesimo romano.