venerdì 26 giugno 2015

Sull'ira del Dio Creatore

‘‘Il velo del tempio si squarciò a metà.’’ (Luca 23:45)



A quanto pare, quella che nel mio precedente post era solo una mia semplice supposizione trova precisa conferma nelle parole di un riscopritore recente di Marcione, la biblista Judit M Lieu (università di Cambridge).

La quale così scrive:
Verosimilmente, Marcione potrebbe essersi sentito a disagio con ogni suggestione che Gesù fosse crocifisso come ''Re dei Giudei'' o come il Messia ebraico; secondo la testimonianza di Tertulliano Pilato gli aveva domandato se lui fosse il Cristo, non se lui fosse Re dei Giudei, mentre secondo Epifanio Marcione sostituì l'accusa contro Gesù di 'affermare di essere Cristo un Re' con 'e distruggere la Legge e i profeti' (Luca 23.2-3); in modo simile, Epifanio aveva già dichiarato che Marcione omise la dettaglata predizione della passione in Luca 18.31-3, che comprende la derisione e la tortura. 
 L'effetto di tali omissioni sarebbe contrassegnata per la crocifissione principalmente dalla drammatica oscurità; per Tertulliano questo non ha senso - di sicuro la creazione dovrebbe godere della morte dell'oppositore del Creatore - ma Marcione poteva senza dubbio offrire una interpretazione più congeniale, forse che si trattava di un segno della disfatta dei poteri del Creatore. A differenza di Epifanio,Tertulliano allude anche allo squarciamento del velo del Tempio, causato, racconta, dalla violenta uscita dell'angelo che abbandona 'la figlia di Sion' (AM IV.42-5).
È incerto se questo rappresenta la sua personale interpretazione oppure qualcosa che era nel testo a lui di fronte; una tale tradizione è presente in una varietà di forme nel secondo e terzo secolo, in certi casi a significare la fuoriuscita della presenza o spirito di Dio dal Tempio. Questo prende una forma originale nella testimonianza su Marcione di Eznik di Kolb, dove il Creatore oscura il Sole e strappa 'la sua veste e la cortina del suo Tempio' in collera a causa dell'inganno giocatogli (
De Deo 358).

(Marcion and the Making of a Heretic, pag. 217-218, mia libera traduzione e mia enfasi)

Ho indagato più in profondità a proposito di questo interessante Eznik di Kolb e del suo Trattato su Dio.

Trovando questo suggestiva versione della mitologia marcionita che corrobora perfettamente la mia opinione:
Egli mandò il suo Figlio per redimerli ed 'assumere le sembianze di uno schiavo e venire in essere nella forma di uomo' [Filippesi 2, 7] in mezzo ai figli del Dio della Legge. 'Guarisci' disse 'i loro lebbrosi e ridai vita ai loro morti e ridai la vista ai loro ciechi e opera molte grandi guarigioni come un dono per loro, affinché il Signore delle creature possa vederti ed essere geloso e inchiodarti su una croce.'

'E poi essendo diventato morto tu scendaerai nell'Ade (o, Inferno) e resusciterai loro colà perché non è consuetudine per l'Inferno accettare la vita nel suo seno. E per lo stesso motivo tu andrai fino alla croce in modo che tu possa rassomigliare ai morti e in modo che ti si spalanchi la bocca dell'Inferno per entrare nel mezzo di esso e svuotarlo.'

E quando egli fu sollevato sulla croce, dicono, scese nell'Inferno e lo svuotò. E dopo aver resuscitato le anime ddal profondo di esso egli li condusse al terzo cielo, da suo Padre.

E il Signore delle creature divenuto adirato, nella sua ira si stracciò la veste e la cortina del suo tempio. Ed egli oscurò il suo Sole e rivestì il suo mondo nell'ombra. E nella sua afflizione si prostrò nel lutto. Poi, quando Gesù scese per la seconda volta nella forma della sua divinità al Signore delle creature, recò un'accusa contro di lui a causa della sua morte.

E quando il Signore del mondo vide quella divinità di Gesù, scoprì che esisteva un altro Dio oltre a se stesso. E Gesù gli disse: 'Io sono in lite con te, e non ci sia giudice tra noi, se non le leggi che tu hai scritto.'

E dopo aver posto la legge al centro, Gesù gli disse: «Non hai scritto nella tua Legge: 'Chiunque ucciderà morirà,
(si veda Num 35,30-34)?' e 'Chi sparge il sangue di un giusto, il suo sangue sarà sparso (Gen 9:6)?' "Ed egli disse: 'Sì, io l'ho scritto'.

E Gesù gli disse: "Allora consegnati nelle mie mani, in modo che io possa ammazzarti e versare il tuo sangue, perché a ragione io sono più giusto di te, e grandi favori ho io conferito sulle tue creature". E cominciò a d enumerare quei favori che aveva elargito sulle creature di quel dio.

E quando il Signore delle creature si accorse che egli aveva ottenuto la vittoria su di lui - non sapeva cosa dire in risposta, perché secondo la sua stessa legge egli era condannato; e neppure egli trovò una risposta da dare perché emise la condanna in cambio della sua morte - così dopo esser caduto in supplica, pregava per lui "Poichè io peccavo e ammazzavo te per ignoranza, perché non sapevo che tu fossi un dio, ma piuttosto ti consideravo un uomo, siano dati a te in cambio, per risarcimento, tutti coloro che vogliono credere in te da prendere dovunque tu voglia".

Così Gesù avendolo liberato, portò via Paolo da quelli impressionati, e rivelò a lui i loro prezzi, e lo mandò a predicare che noi siamo stati comprati ad un prezzo, e tutti coloro che credono in Gesù sono stati venduti da quel dio Giusto al dio Buono.

Questo è l'inizio della setta di Marcione, tralasciando molti dettagli - e quello che non tutti sanno, ma piuttosto solo pochi tra loro, ed essi trasmettono quella dottrina l'uno all'altro per via orale. Essi dicono: Mediante il prezzo dello Straniero noi siamo stati acquistati dal Signore delle creature', e 'Come o in che modo accadde l'acquisto, questo nessuno lo sa.'

(Eznik di Kolb, De Deo, 358, mia libera traduzione e mia enfasi)
Così la Lieu commenta la versione di Eznik riguardo all'ira del Demiurgo a causa della crocifissione di Gesù.
La croce diventa il mezzo mediante cui il figlio discende nell'inferno a liberare i morti; il Dio della Legge, o 'delle creature', che reagisce con furia, allora rapidamente si ritrova incastrato nella sua stessa trappola, condannato dalla Legge a causa della sua stessa condanna di colui che era non solo giusto ma divino (De Deo 358).
...
È possibile concludere da questo che la storia in ultima istanza risale ad una fonte marcionita...

(pag. 177, mia libera traduzione)

Questo appare particolarmente interessante alla luce del fatto che in Luca (e perciò anche in proto-Luca alias Mcn) l'eclissi di Sole e la divisione del velo del Tempio sono una conseguenza non della morte di Gesù (come accade invece nei protocattolici vangeli di Marco e di Matteo) ma della stessa crocifissione.
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio
spirito». Detto questo, spirò.

(Luca 23:44-46)

Esiste una differenza?

Certo, se si considera l'ira del Creatore alla sua realizzazione di quel che stava davvero accadendo alla crocifissione del Figlio:

Per la prima volta il Creatore - permettendo la crocifissione di un apparente  pretendente davidico, cioè Gesù il ''Figlio di Giuseppe'' - stava punendo ingiustamente un essere GIUSTO.

Egli non lo aveva mai fatto prima di allora. Il Demiurgo aveva sempre esercitato severamente la sua ferrea Giustizia, ricordando all'umanità e in particolare al suo popolo eletto, Israele, che anche la minima infrazione ad un solo iota della Legge comportava fatalmente la meritoria 'giustificazione' di ogni male materiale e morale all'interno della propria Creazione.
Nessuno era esente da colpe, nessuno era veramente giusto in cuor suo, perciò ognuno meritava il proprio fato di morte e di sofferenze. Era letteralmente impossibile, proprio come recitava l'apostolo Paolo, obbedire alla Legge. Perchè la lettera della Legge uccideva, e avrebbe ucciso per sempre, per tutto il tempo in cui avrebbe trovato trasgressori umani di essa.

Ma con Gesù era diverso.

Non so al momento se questo pezzo di Luca fosse presente in Mcn, ma lo cito egualmente:
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
(Luca 23:39-41)

Come pure questo:
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo:
«Veramente quest’uomo era giusto».

(Luca 23:47)

Confermando i sospetti iniziali del buon Pilato:
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte.
(Luca 23:13-15)

L'innocenza di Gesù non era un'innocenza umana, ci tiene a dire il Più Antico Vangelo. Perchè non esiste praticamente un'innocenza umana. Tutte le creature del Demiurgo non sono innocenti. L'innocenza di Gesù è vera perchè è un'innocenza innaturale, aliena, in una parola: divina.

Per la prima volta la Legge del Creatore è resa non solo inoffensiva, ma si ritorce contro lo stesso Creatore. Ora anche lui è IN-GIUSTO in virtù di quella stessa Legge, avendo permesso la morte dell'Innocente per eccellenza. Il Demiurgo era riuscito nella mirabile impresa di punire ingiustamente l'UNICO essere che NON meritava di morire.

L'ironia è che Pilato, riluttante a condannare l'Innocente, perfino lui, Pilato, il famigerato Pilato noto per i suoi crimini di guerra, risulta ora, pur nella sua ovvia colpevolezza (che i lettori di Mcn avrebbero riconosciuto al volo avendo letto Flavio Giuseppe), meno colpevole dello stesso Demiurgo.

Pensa ad Adolf Eichmann, lo Sterminatore per antonomasia. Pensa ai criminali di guerra nazisti processati a Norimberga. Ora il Creatore si trova nella stessa posizione, se non peggio. Non ha scusanti. Non può difendersi. Il nero della sua anima è più forte della luce del Sole da lui creato insieme al resto del cosmo. La sua unica ''salvezza'' ormai è rimanere ignorante dell'ingiustizia commessa.

Ma i proto-cattolici non erano ignoranti. Conoscevano cosa avevano fatto gli 'eretici' marcioniti del loro amato dio Creatore. E ne rimasero letteralmente inorriditi e sgomenti.

Così Stuart Waugh:

L'esistenza di un campo nel cristianesimo, che accettava ed interpretava le Scritture del popolo ebraico ed era in competizione con il campo marcionita ed eretico non impedisce [da parte di quest'ultimo] una critica del giudaismo (della religione e soprattutto del suo Dio tribale). In effetti quasi lo richiede, al fine di sconfiggere quel campo proto-ortodosso. Ma era [una critica] teologicamente guidata, non etnicamente. Il vero antisemitismo richiede un odio etnico. Che manca qui.

Ciò che è affascinante per me, tuttavia, è che il campo ortodosso invece di rifiutare direttamente la critica decise invece di deviarla da loro stessi sui reali ebrei. Questo dimostrava che vi era un imbarazzo per l'associazione e il desiderio di prendere le distanze. Questo significava anche c'era la necessità di fare a meno della lettura allegorica dei passaggi. Ciò iniziò il processo di spostamento verso il vero antisemitismo.
(mia libera traduzione e mia enfasi)

giovedì 25 giugno 2015

‘‘Il velo del tempio si squarciò a metà.’’ (Luca 23:45)

DIAVOLO: Panurgo della corte celeste, colonna portante, Dio con un gesto potrebbe farlo risprofondare nel nulla, ma se ne guarda bene: ne ha troppo bisogno per addebitargli tutte le sciocchezze di cui potrebbe essere accusato. Lo lascia dunque fare e sopporta pazientemente i brutti tiri che gioca continuamente a sua moglie, ai suoi figli e a lui stesso. Dio no può fare a meno del Diavolo; la paura di Dio è spesso la paura del Diavolo: religione di molti buoni devoti che, senza il Diavolo, forse non penserebbero troppo né a Dio né ai suoi preti.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)


Se c'è una cosa che si deve ai folli apologeti cristiani, è l'essersi talmente affannati per fingersi ebrei e scimmiottare le loro pretese radici ebraiche nell'ultimo mezzo secolo sotto l'egida del loro fabbricato ''Gesù storico'' da rivelare fin troppo facilmente quanto hanno ragione da vendere i veri ebrei nel denunciare quanto poco hanno i cristiani di genuinamente ebraico: ossia quasi zero.

(da questo punto di vista, a costo di suonare politicamente scorretto, io non condanno ma plaudo l'azione provocatoria di questi radicali ultraortodossi).

Un esempio eclatante di questa quasi totale finzione cristiana è nella loro interpretazione di un curioso episodio evangelico.

Così Luca:
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Luca 23:44-46)
Il velo che si rompe a metà è stato giustamente interpretato, nei nostri vangeli canonici, come la rimozione dell'ostacolo che impediva ai gentili l'osservanza della Torah con pari diritto dei loro fratelli circoncisi. Oppure come l'abbandono della sua antica dimora da parte dello Spirito di Dio per andare a soffiare presso un nuovo popolo, più meritevole del titolo di Novus Israel rispetto al vecchio (evidentemente superato). In tutti i casi la vendetta divina, la vendetta di Gesù, è ai danni dei suoi reali uccisori, gli ebrei e/o i loro leaders, ovvero gli scribi e i farisei. Essi non sono più adatti a recitare la parte di sacerdoti di YHWH perchè nuovi operai meritano in loro vece di lavorare nella vigna del Signore, ecc., ecc. Così finora i folli apologeti hanno pressochè ripetuto ad nauseam e ad infinitum. Dimostrando però di vedere giusto almeno su un punto: e cioè che si tratta di un forte indizio che il vangelo - in realtà tutti e quattro i vangeli - furono scritti in reazione alla distruzione del Tempio di Gerusalemme.

Ma tutto cambia una volta che consideri Mcn (come io chiamo l'Evangelion usato da Marcione ma non prodotto da lui) il Più Antico Vangelo scritto oppure orale che fu prodotto dai primi cristiani.

I marcioniti non avrebbero mai e poi mai accettato una lettura allegorica simile, così cinicamente tesa a carpire dagli ebrei l'onore di adorare il loro dio creatore facendo proditoriamente a meno però dell'onere di osservare fino in fondo la Torah data da quel medesimo dio al suo Popolo Eletto via Mosè.

Eppure è un puro & semplice fatto, se quella è la conclusione della più recente migliore ricerca scientifica in merito, che furono loro stessi, proprio i marcioniti (!), a creare per primi quell'allegoria insieme a tutto il primo vangelo, ed in particolare quei versi:
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
(Luca 23:44-45)
Come spiegare quest'apparente contraddizione? Esiste una interpretazione marcionita di quei versi chiaramente allegorici (perchè non crederai mica, caro lettore, che il loro autore si limitasse a vendere solo una ridicola lettura letteralista ad uso esclusivo degli stupidi hoi polloi?) che suoni migliore e più decisamente autentica rispetto alla solita vulgata (goffamente) apologetica?

Ebbene, io penso di averla trovata, caro lettore.

Ma sarebbe prima necessario che ti esponga l'originale credo dei marcioniti.

I primi predicatori gnostici predicavano che il dio degli ebrei non era il Padre di Gesù Cristo. I marcioniti si distinsero da essi nella misura in cui loro non maledirono il dio degli ebrei e neppure lo rimpiazzarono con un malvagio Demiurgo. Al contrario, mentre si rifiutavano apertamente di credere alla sua presunta bontà, non si spinsero fino a considerarlo malvagio. Il problema del dio degli ebrei era che si trattava di un dio solamente giusto, ma la Giustizia non era sufficiente, perchè il Giusto in questione era duro, al limite della crudeltà e del sadismo. Era il Creatore di questo mondo, e non sapeva che sopra di lui esisteva il Padre, sconosciuto e inconoscibile fin dal principio per i marcioniti (anche se gli gnostici, a differenza loro, pretendevano di conoscerlo ''dentro'' di loro stessi). Solo il  Padre era buono.

I marcioniti chiamarono questo dio inferiore giusto ma crudele, il dio degli ebrei, coll'appellativo che sarà poi famigerato per indicare Satana, ossia il ''Padrone di questo mondo'', il Cosmocrator.

Il Cosmocrator, adirato per ogni minima infrazione della Legge che aveva dato ai soli ebrei, li spediva tutti senza discriminazione al loro decesso nell'oscurità dell'Ade o Sheol per scontare colà amaramente i loro piccoli o grandi peccati fino all'ultimo e al più banale di essi.

Ma il Dio buono e ignoto, il remoto Straniero, mosso a compassione, inviò suo Figlio, il Cristo, sotto l'apparenza illusoria - e solo l'apparenza illusoria - di un corpo umano e mortale, così da morire crocifisso e poter discendere nell'Ade per liberarvi tutte le anime degli uomini - anche lui senza alcuna distinzione di sorta tra i buoni e i cattivi, tra i vari Caino e Abele di tutte le epoche - e sollevarle con lui fino al Terzo Cielo.

Era a causa della sua vera destinazione finale, penetrare nell'Ade per liberarvi i suoi prigionieri, che il Figlio doveva di necessità passare attraverso questo mondo e questa esistenza dominati dal Demiurgo, scendendo sulla Terra dal cielo ''in apparenza di uomini''.

E per tutto il breve tempo in cui il Figlio soggiornò sulla Terra, egli fece del bene. Come rivelatore del Dio Straniero, come in ultima istanza il suo stesso volto, egli doveva ''sanare i lebbrosi, resuscitare i morti, e aprire gli occhi ai cieli, così che il Signore delle Creature [vale a dire, il Demiurgo] vedrà te e porterà te su una Croce. Allora, alla tua morte, discenderai negli Inferi e libererai le creature imprigionate là''.

E a questo punto giungiamo finalmente a comprendere l'oscura e misteriosa ''Verità'' marcionita che si cela dietro quei criptici versi:
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà.
(Luca 23:44-45)

Quando il Cosmocrator, il Demiurgo dio degli ebrei, realizzò finalmente che il piano segreto del Dio Ignoto era quello che stava realizzandosi alla crocifissione del Figlio, la sua collera fu grande.

‘Egli stracciò le sue vesti, squarciò a metà il velo del Tempio, e coprì di tenebre il Sole.’

Ma era oramai troppo tardi per intervenire, e il Figlio svuotò l'Inferno.


È interessante sapere quale fu la reazione proto-cattolica a questa per loro 'eretica' visione della crocifissione.
Essi, non potendo liberarsi così facilmente di quei versi marcioniti presenti in proto-Luca, così potente(e conveniente)  era la narrazione mitologica da essi creata, decisero di offrire loro una differente interpretazione. YHWH non era adirato in realtà perchè il Figlio di un Dio Straniero lo aveva ingannato morendo in incognita sulla croce, bensì era adirato a causa del Deicidio, a causa degli  ebrei, a causa degli scribi & farisei loro leader, colpevoli di aver ordito invano per togliere di mezzo il loro legittimo Messia davidico insinuando la falsa accusa che fosse meramente un sedizioso impostore. 

E se non era allora YHWH ad adirarsi contro Gesù, chi doveva adirarsi al suo posto contro Gesù?

Se non era allora YHWH a stracciarsi le vesti a causa di Gesù, chi doveva allora adirarsi a causa di Gesù?

La risposta, guardacaso, per mirabile coincidenza (ma fino a che punto si tratta di una reale coincidenza?) la danno gli stessi altri vangeli canonici meno Luca, (ossia meno il vangelo che celava in sè stesso proto-Luca alias Mcn):
Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato!
Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!».

(Matteo 26:65-66)

Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte.
(Marco 14:63-64)

I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice:Si sono divisi tra loro le mie vesti
e sulla mia tunica hanno gettato la sorte.

E i soldati fecero così.

(Giovanni 19:23-24)
Avere le vesti bene ordinate e aggiustate non solo per sè ma anche per i propri servi era un sacro dovere che i sommi sacerdoti sadducei dovevano eseguire scrupolosamente secondo le prescrizioni in Levitico 21. È anche per questo che l'autore del quarto vangelo ci tiene a precisare che Malco, il tizio mutilato all'orecchio da Pietro sul Getsemani, era servo del sommo sacerdote (Giovanni 18:10). L'allegoria proto-cattolica in quel caso mirava ad indicare che un servo del sommo sacerdote mutilato all'orecchio trasgrediva le divine prescrizioni di Levitico riguardo al legittimo sacerdozio esattamente come lo era stracciarsi le vesti da parte del Sommo Sacerdote Caifa. In quel modo, il sommo sacerdote ebreo era effettivamente esautorato della sua legittimità perchè ora, con la morte espiatrice del Cristo, erano tutti i cristiani protocattolici i veri sacerdoti di YHWH (si veda, a tal proposito, Guerra Giudaica 1:13:9 di Flavio Giuseppe). La cooptazione protocattolica del dio degli ebrei era completa. Ma intanto inaugurò una lunga stagione di rivalità e infine di odio, prima antigiudaico, poi antisemita, contro gli ebrei (e contro tutti i cristiani eccessivamente giudaizzanti che volevano giocare a fare veramente gli ebrei perchè rei di non aver appreso appieno il ''programma'' cattolico).

È interessante anche sapere come finì la mitologia marcionita a proposito del Demiurgo.

Secondo uno sviluppo di quella mitologia (esistono di essa infatti vari finali attestati tra i marcioniti dopo Marcione, alcuni anche che prevedono la morte stessa del Demiugo assieme alla distruzione del suo mondo, però non sappiamo precisamente quale avrebbe preferito tra loro lo stesso Marcione), Cristo discese una seconda volta, e apparve nella sua forma divina di fronte al Cosmocrator, e lo accusò di spargimento di sangue innocente, il sangue di Gesù. Lui domandò giustizia da lui ‘per la morte che io ho sofferto’.
Solamente allora il dio creatore YHWH realizzò la divinità di Gesù e l'esistenza di un altro Dio al di sopra di lui che aveva inviato suo Figlio a redimere l'umanità riscattandola dalla sua tirannia. Quando egli comprese pienamente tale rivelazione, YHWH supplicò Cristo, confessò di aver peccato ma si compiacque al contempo di averlo assassinato involontariamente nell'apparenza di Gesù, ‘non sapendo che egli era un dio’. Volendo fare ammenda, YHWH supplicò Cristo  ‘prendi tutti dove tu vuoi, tutti quelli che credono in te.’

Allora Cristo decretò che tutti coloro che credono in lui sarebbero stati salvati. A Paolo in particolare egli rivelò le condizioni e il prezzo (ossia lo stesso sangue di Gesù Cristo) della salvezza dell'umanità, e Cristo stesso mandò Paolo a predicare la redenzione. Così, insegnava Marcione, ‘il Dio Buono ci aveva comprato con un caro prezzo dal dio degli ebrei.’ Perciò il dio degli ebrei, che era anche il dio della Legge, non doveva più essere adorato, le sue leggi non dovevano più essere obbedite, e i libri della sua Torah, che erano stati dati solo al suo popolo eletto gli ebrei, non dovevano più essere considerati santi, se non dai soli ebrei che avessero continuato a volerlo fare fino all'arrivo del vero Messia davidico promesso loro da YHWH.


E infine, per concludere, una mia tutta personale suggestione.

Noi già sappiamo che l'originale parabola degli otri nell'Evangelion suonava così:

[Gesù] Diceva <loro> anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi.
Altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Invece, si versa il vino nuovo in otri nuovi <ed entrambi saranno preservati.>».

(Evangelion 1:39:41, si veda Luca 5:36-39)

Chissà, io mi chiedo, se la reazione degli otri vecchi all'ospitare il vino nuovo, precisamente la loro drammatica rottura in mille pezzi, non fosse anche riflessa più ''letteralmente'' in Mcn dallo stesso squarciamento a metà del velo del tempio, quasi a riflettere la totale incapacità delle scritture ebraiche - e l'ira del Dio tribale loro protagonista - nel contenere il puro Amore di un appena rivelato Dio Che Tutto Ama?

lunedì 22 giugno 2015

«Uomo, l'acqua all'origine è pura e chiara: Ma se non bevi alla fonte, sei in pericolo» (Angelus Silesius)




Sto ancora riflettendo su tutte le possibili implicazioni della priorità di Mcn rispetto a tutti gli altri vangeli canonici.

Intanto sono venuto a sapere le ultime news sulla ricerca del professore di Dresda circa il vangelo di Marcione.

Di seguito una sufficientemente chiara traduzione in italiano (presa da qui):
Modifiche nella Bibbia e controllo dei riferimenti crociati

Tuttavia i testi di Marcione non sono stati tramandati in originale, ”di conseguenza tutto il lavoro è stato veramente complicato”, ha detto Matthias Klinghardt.
Per questo motivo, egli ha dovuto ricostruire l’originale versione del Vangelo da numerosi report e dispute di terzi circa le convinzioni di Marcione. Quindi il teologo di Dresda ha comparato questa variante di testo alle centinaia di versioni del vangelo che si originarono negli anni successivi, ha individuato le varianti, ha esaminato le direzioni delle variazioni e ipotizzato i riferimenti , ed è arrivato, infine, alla conclusione che il testo di Marcione, molto probabilmente deve essere stato il più originale e il più antico tra quelli che in linea di principio noi oggi conosciamo.

La ricerca molto probabilmente dice addio all’attuale ritratto di Gesù

Tuttavia, allo stesso tempo, il ricercatore ha messo in guardia circa l’aspettativa, [se] ora si possa dire esattamente chi fosse in realtà veramente Gesù di Nazareth, quali idee avesse originariamente propagato e quello che i monaci e i funzionari della Chiesa hanno nascosto nel corso dei secoli. Purtroppo, invece, è il caso opposto. “Lo so, questo non suona così eccitante, ma piuttosto dobbiamo partire dal fatto che ogni cosa che crediamo di sapere certo e provabile su Gesù, difficilmente è sostenibile”, ha detto.

Rimessa in discussione l’importante Teoria delle Fonti della teologia

Infatti finora i teologi e gli storici della religione sono partiti dal fatto che ci sono due fonti primarie su Gesù e le sue teorie: il vangelo di Matteo e la cosiddetta “Loghia-Q”, anch’ essa non è tramandata in originale, ma una è collezione ricostruita dei detti di Gesù Cristo. Con essa, si credeva di avere la garanzia di essere capaci di derivare una sicura conoscenza, sulla base delle corrispondenze nelle due fonti primarie. Ma ora Klinghardt ha provato in maniera convincente che tutte queste ipotetiche fonti dipendono l’una dall’altra e, a differenza della versione di Marcione, non sono più nel novero delle fonti primarie.
Ho capito bene? L'accademico in questione sta affermando che tutta la nostra conoscenza su Gesù si basa unicamente sul vangelo utilizzato da Marcione e dai marcioniti.

Si tratterebbe della nostra - oltre che della loro - unica fonte primaria su Gesù: vale a dire, l'unica fonte indipendente e l'unica antecedente a tutte le altre.
Le quali altre fonti, perciò, cessano di essere indipendenti - esse dipendono tutte dal più antico vangelo - e antiche - esse giungono tutte dopo il più antico vangelo.

Non è Giuseppe Ferri a sostenere questo, ma ad affermarlo è un qualificato ricercatore di una prestigiosa università tedesca. Assolutamente sine ira et studio, come dovrebbe essere ogni autentica ricerca scientifica.

Il Gesù storico, se mai esistito del tutto, è perduto per sempre. Dunque vale la pena soltanto assicurarsi l'ultima e l'unica cosa che potrebbe interessare di lui oramai all'intera umanità: la sua stessa esistenza storica.

Vediamo di ricostruire le due possibili cronologie più probabili sotto lo scenario miticista, rispettivamente con e senza un Paolo storico.
Per oggi, in questo post, mi limiterò a delineare la prima, quella invero più facile da ricostruire per il solo fatto che assume un Paolo storico in origine.

Prima Cronologia:

Fase I (circa 30-70 Era Comune)

Si sostiene spesso che il cristianesimo deve essersi originato grazie all'azione di un personaggio straordinario, fuori dal comune, una ''scintilla'', appunto. Probabilmente si originò inizialmente con una minuscola comunità (o numerose piccole comunità sparse) di religiosi entusiasti, e successivamente si 'propagò' sotto il formidabile impulso di un individuo d'eccezione: ''Paolo''.
In questo primo scenario le epistole in nostro possesso contengono una buona quantità di quel che mise per iscritto questo ''Paolo'', ma sicuramente del materiale aggiuntivo è stato aggiunto in seguito (non molto però), come altresì è stato rimosso una piccola parte del materiale autentico. Ad ogni caso, i tratti principali di ciò che anticamente mostravano quelle epistole sono stati salvaguardati. Forse ''Paolo'' potrebbe essere stato un certo ''Simone Atomos'', un samaritano menzionato da Flavio Giuseppe, dove ''Atomos'' (''indivisibile'') ricalcherebbe il significato di ''Paulus'' come ''minuscolo'' (e perciò ''indivisibile'') ma ad ogni caso siamo nel dominio delle pure ipotesi, sebbene esistano un pò di altre ragioni per sollevare questa possibile identità, ma troppo complicate per discuterle, tantomeno necessarie nella loro verità per tenere in piedi questa ricostruzione.  

In cosa credeva questa minuscola comunità cristiana davvero antica (guidata dai Cefa, Giacomo, ecc. citati nelle epistole di ''Paolo'')? E cosa credeva lo stesso Paolo? E in cosa credevano le comunità dietro gli autori della Epistola agli Ebrei e della lettera di Barnaba? Non l'esistenza di un uomo nel loro recente passato che fu un reale pretendente al titolo di Messia nel senso tradizionale (un aspirante messia che alcuni di loro avevano conosciuto personalmente). Quello in cui credevano, quello che propagandavano, era una nuova versione dello stesso Mito del Messia.

 Il ''vangelo'' (le ''buone nuove'') che fu diffuso dai primi apostoli ebrei e da ''Paolo'' era nelle sue più antiche origini la speciale Grande Idea di una minuscola comunità religiosa (Cefa, Giacomo, i ''Pilastri'') - un'autentica ''trasvalutazione dei valori'' dello stesso Mito del Messia, invece che la mera illusione di superstiti seguaci di un essere umano che alcuni di loro (sebbene non Paolo) avevano conosciuto personalmente come un normale essere umano, ritenuto Messia nel senso tradizionale ebraico del termine.

Germinavano, nel sottosuolo di deluse speranze apocalittiche alimentate da comunità ebraiche e samaritane ellenizzate, due filoni complementari di pensiero: da un lato un tipo di proto-gnosticismo (la 'salvezza' intesa come una relazione personale tra il singolo individuo e il divino, una versione germinata in seno all'ebraismo dell'idea sotto l'impulso del concetto misterico greco-romano di una ''religione personale'') e dall'altro lato l'idea di un nuovo genere di Messia, il Messia Giosuè, il quale invece di essere un Messia veniente nel futuro era un Messia che era già venuto. Un Messia che in termini terreni, lungi dall'essere un glorioso e rinomato leader militare vittorioso, fu un totale oscuro fallimento che morì nel più ignominioso e vergognoso dei modi possibili al tempo. Un Messia la cui vittoria non era una grande vittoria mondiale a beneficio della sua comunità, ma una vittoria spirituale per il bene di ogni individuo, avvenuta nel profondo dei loro cuori, e perciò inconfutabile.

(L'originale comunità di Gerusalemme probabilmente concepì l'idea entro una matrice puramente ebraica. ''Paolo'' universalizzò l'idea così da renderla patrimonio comune di tutti e per tutti gli esseri umani.) Risuonava sicuramente già un eco del mitema del dio ''che muore e risorge'' in questo concetto, ma in questa fase ancora primitiva non si trattava di un concetto importato dal circostante ambiente ellenistico, bensì, più probabilmente, soltanto un'inconsapevole ispirazione dalla generica idea, locale e circoscritta nell'area, di divinità che muoiono e risorgono legate al ciclo naturale di morte e rinascita (ricordiamo che l'antica Terra di Canaan era la sede di uno dei più antichi archetipi conosciuti di dèi che muoiono e risorgono: Baal).

io direi che tutto questo probabilmente accadde attorno al 30-50 Era Comune.

La chiave di volta dell'intero processo è che quella gente stava predicando la loro nuova versione rivoluzionaria dell'idea (o meglio, del mito) del Messia, e cioè che il loro Messia Giosuè aveva compiuto una sorta di ''incursione'' nel territorio degli ''Arconti'' (le entità spirituali o angeli al dominio della desolata landa terrestre e sub-lunare, in quest'antica forma di proto-gnosticismo ebraico).
Ma vivendo e morendo oscuramente e nella più grande umiliazione, il Messia Giosuè era riuscito così ad eludere l'attenzione degli Arconti suoi assassini, i quali furono così ingannati sulle mosse del loro ancestrale nemico, credendo erroneamente che dovesse fare la sua prima apparizione nella veste di un famoso sovrano guerriero vittorioso sui propri nemici.
Si trattò di un'impresa magico/spirituale che generò una vittoria che in realtà era già stata vinta (invece che una vittoria remotamente futura). Questa era l'originaria ''Buona Novella'' cristiana: la vittoria del Messia era già stata vinta, ed è un riscatto spirituale per i soli ebrei, al principio, poi, con ''Paolo'', per tutta l'umanità.
Il Regno spirituale è già qui, presente, tutt'intorno a noi, per chiunque accetti questa nuova versione del Messia, per chiunque ha occhi per vedere e orecchie per udire. (si noti a questo punto che la chiave di volta del nuovo messianismo è che il messia non doveva manifestarsi la prima volta alla chiara luce del Sole come tutti i sedicenti messianisti ebrei farebbero normalmente: l'ingresso nell'oscurità, la manifestazione mediante nascondimento nel mondo territorio degli Arconti, faceva parte del suo piano fin dall'inizio.)

Questo era il significato essoterico più ovvio del mito, ma io credo, sulla scorta dell'evidente misticismo di Paolo, che tale significato essoterico probabilmente nacondeva un mistico significato esoterico più segreto e nascosto, celato dietro l'allegoria di facciata della ''resurrezione'', parente stretto del mito ancestrale dell'agognata ''immortalità''.

In questa fase il numero dei primi cristiani non era affatto elevato, bensì tutto il contrario! Era ancora un minuscolo movimento, forse al massimo contante qualche migliaio di fanatici entusiasti, sparsi attorno al mondo greco-romano. Troppo piccolo per destare l'attenzione di storici greco-romani del tempo.
Le persone coinvolte in quel movimento sarebbero state coinvolte principalmente in ragione di una loro convinzione religiosa profondamente radicata e soprattutto, almeno nel caso degli aderenti più entusiasti al culto, in virtù di una personale esperienza mistica (ciò che noi moderni chiameremmo ''allucinazioni'').

Fase II (circa 70-150 Era Comune)

Quest'allocazione temporale della vittoria del Messia non nel futuro più o meno imminente ma nel passato più ancestrale generò, da un punto di vista prettamente essoterico, dunque collettivo, una naturale curiosità umana circa dove e quando questo Messia Giosuè si sottopose alla sua drammatica ordalia di redenzione spirituale dell'umanità. Io direi che prima del 70 Era Comune (la Prima Rivolta Ebraica e la distruzione del Secondo Tempio) l'idea era di necessità ancora vaga, la morte del Messia essendo collocata in un passato ancestrale del tipo ''C'era una volta...''. Ma dopo il 70 Era Comune qualche approssimata biografia fu per la prima volta sul punto di diffondersi attorno oralmente prima che iniziasse ad assumere maggiore consistenza su carta, finchè una particolare trama del sacro dramma si sviluppò infine (probabilmente da parte di ebrei della Diaspora influenzati dalla lettura delle opere storiche di Flavio Giuseppe) che pose il Messia Giosuè in un tempo più determinato e specifico nel passato chiaramente recente, in qualche modo allo scopo di incolpare gli ebrei per aver ignorato la loro Grande Idea al tempo debito. In altri termini, mentre l'idea mitologica prima del 70 Era Comune esordiva con tanto di ''C'era una volta...'', dopo il 70 Era Comune diventò, per i cristiani ebrei soprattutto, ''recente abbastanza nel passato da essere una prova sufficiente della follia collettiva che aveva colto tutti gli ebrei portandoli in ultima istanza alla loro distruzione''.
Così, tra il 70 Era Comune e il 130 Era Comune, una qualche versione di ''proto-Luca'' (una versione più semplice del nostro Luca probabilmente in uso principalmente tra cristiani proto-gnostici che avevano continuato a sopravvivere in Asia Minore sin dal tempo della predicazione di ''Paolo'') si sviluppò. Quello fu il vangelo il cui originario contenuto sarà poi bradito fieramente dal vescovo cristiano Marcione contro i falsari proto-cattolici del medesimo.
Quasi al medesimo tempo, in reazione al dirompente effetto suscitato da questo Più Antico Vangelo, altri vangeli in ordine sparso furono fabbricati. Il vangelo di Matteo fu il secondo vangelo ad essere prodotto sulla base del precedente, da parte di quel che rimaneva degli originari cristiani ebrei. Allo stesso tempo, altri vangeli come il ''vangelo di Marco'', il ''vangelo degli Ebrei'' e il ''vangelo degli Egiziani'' si svilupparono parimenti. Probabilmente attorno a questo tempo si svilupparono, in parallelo, apposite tradizioni di ''detti'' (come ad esempio il Vangelo di Tommaso), alcuni estrapolati da precedenti vangeli altri semplicemente ispirati dalle esperienze visionarie e dalla comprensione mistica delle varie comunità cristiane ebraiche e proto-gnostiche.
Ogni idea ulteriore però era sempre una ripetizione/correzione, sotto varie e disparate forme e col contributo di una fervida immaginazione, del contenuto del Più Antico Vangelo. Ogni cosa detta a proposito di un Gesù terrestre (o solo apparentemente tale) risaliva definitivamente al Più Antico Vangelo.

Così già a questa fase, nelle comunità cristiane ebraiche la storicità del personaggio comincia a solidificarsi in qualche modo, ma è ancora probabilmente troppo presto per dire che la storicità di Gesù ricevette grande risonanza per la maggioranza dei cristiani proto-gnostici: per tutti loro si trattava ancora di ''Storia'' mitologica, in nulla di diverso da ogni altro mito. Il Cristo spirituale era ancora la cosa di gran lunga più importante per la maggioranza dei cristiani del tempo (come in fondo in fondo lo è tutt'oggi!), e la storiella non si rivelò niente più ai loro occhi che un esemplare dramma liturgico emotivamente coinvolgente e moralmente edificante, adatto nella sua semplicità a introdurre la religione a nuovi proseliti, ricco di sottigliezze teologiche e mistiche capaci di soddisfare all'occasione le attese dei più colti tra loro (in nulla di diverso dai miti greci e dalle storie di ogni altra divinità mitologica), oltre che provvisto di un interessante scenario di un ''passato-chiaramente-recente''.

Comunque, uno dei luoghi comuni che produsse il mero ''sentito dire'' in questa fase del culto (approssimativamente 30 0 40 anni dopo la predicazione di Paolo, con la drammatica catastrofe della Rivolta Ebraica e della Diaspora nel mezzo) fu una totale incomprensione del riferimento di ''Paolo'' al gruppo di Gerusalemme, ora inteso come privilegiato (o condannato: dipendeva dai punti di vista) da una conoscenza personale dell'oggetto principale del culto, ossia dello stesso Messia Gesù. In realtà non è presente per niente nelle epistole alcuna ''necessaria'' implicazione di conoscenza personale del Messia Giosuè da parte dei Pilastri Cefa, Giacomo, ecc. È solo un possibile modo di lettura di un testo ambiguo. Ma quella lettura fu chiaramente 'proiettata' sulle epistole indirettamente grazie alla conoscenza e diffusione del Più Antico Vangelo scritto, proto-Luca (da me chiamato d'ora in poi Mcn) che a dire il vero mirava precisamente a condannare i cosiddetti Pilastri - calati nella veste di idioti 12 discepoli di un Gesù apparentemente umano - proprio per non aver riconosciuto veramente il vero autentico Gesù!

Ad una rozza lettura letteralista del Più Antico Vangelo uno poteva di certo concludere con cognizione di causa che i Pilastri avevano conosciuto un Gesù storico, sebbene docetico. Ma ad una lettura più attenta del medesimo testo, una lettura fatta con occhi più spirituali (e nell'Antichità ciò che era vero con gli occhi del cuore era maggiormente vero di qualunque falsa apparenza fisica, per quanto ostinatamente pretesa), i Pilastri di Gerusalemme non avevano conosciuto nessun vero Gesù, ma solo un illusorio fantasma, scambiato per tutt'altro ai loro deboli occhi rispetto alla sua vera identità.

 Ora fu creato il ''Gesù storico''.

Nell'intervallo 70-130 Era Comune il ramo del cristianesimo proto-gnostico che era stato seminato da ''Paolo'' a Roma negli anni 50 del I secolo, e più tardi forse accresciuto in numero da cristiani ebrei provenienti dalla Diaspora che convergevano insieme a Roma, cominciavano a sviluppare un interesse tutto romano nell'intenzione di dare al movimento un qualche tipo di ordine. Un qualche tipo di gerarchia.

In questa fase dovreste cercare di figurarvi delle comunità cristiane del mondo greco-romano per metà ebraiche (una metà sempre più piccola) e per l'altra metà proto-gnostiche (relativamente maggioritaria, in particolare in Asia Minore e in Egitto), quando i rami proto-gnostici della maggioranza relativa cominciavano a diramarsi in quello che sarebbe divenuto di lì a poco il complesso fenomeno noto come ''Gnosticismo'' del periodo posteriore al 200 Era Comune, con una miriade infinita di molteplici interpretazioni del mito del Messia Giosuè, e con l'ebraicità retrocedendo sempre più indietro sullo sfondo, ridotta oramai al lumicino come mera cornice artificiale, e viceversa con un diluvio dilagante di idee ellenistiche e orientali sull'onda dell'assorbimento in profondità di idee misteriche, della filosofia ellenistica, di idee in particolare neoplatoniche e stoiche intorno al ''Logos'', ecc.

In qualche momento di questo processo, nel deliberato tentativo (condotto dalla chiesa romana) di ottenere maggiore ascendenza politica e psicologica su tutti gli altri cristiani, una nuova idea è sviluppata mediante la combinazione di cristiani ebrei di Roma e cristiani ''paolini'' di Roma: il mito della cosiddetta ''successione apostolica'' intesa a rigettare come illegittima ogni altra successione apostolica rivale perchè derivante solamente da ''Paolo'' (ovvero la successione apostolica più naturale alla quale avrebbero fatto ricorso naturalmente senza distinzione di sorta la pressochè totale maggioranza delle altre sette cristiane rivali non-ebraiche e proto-gnostiche).

L'idea era che se i vescovi proto-ortodossi potevano ostentare una ''successione apostolica'' che risaliva non solo a ''Paolo'' ma anche all'oggetto principale del culto in persona, allo stesso Messia Giosuè del dogma religioso, questo sarebbe stato equivalente del tutto a ostentare un prestigio di autorevolezza di un tipo di gran lunga più concreto, più impressionante rispetto a quella accampata sulla mera scorta di appelli alla memoria del semplice mistico/visionario ''Paolo''. Si sarebbe finalmente - fatalmente - instaurato un diretto link ''storico'' tra la persona del dio-uomo e i vescovi contemporanei nonchè esasperanti folli apologeti dell'ultima ora.

Ora, probabilmente attorno al 130 Era Comune, il risultato di questo tentativo di fabbricazione di una chimerica ''successione apostolica'' risalente allo stesso oggetto del culto è la rielaborazione di Mcn per dare la luce al nostro canonico ''Luca'' e la fabbricazione della tendenziosa propaganda cattolica nota come ''Atti degli Apostoli''. La mira principale di quella propaganda è l'addomesticamento del visionario/mistico proto-gnostico ''Paolo'' dandogli il tranquillizzante volto cattolico del fondatore della chiesa romana in strettissima collaborazione col cristiano ebreo ''Pietro'', allo scopo di presentare la comunità di Roma fondata su una doppia ''successione apostolica'' (non solo risalente al visionario ''Paolo'' - come fu storicamente vero - ma anche a qualcuno che aveva conosciuto Gesù personalmente - che era storicamente falso) e per ciò stesso ancora più legittimata di prima a comandare su tutti i cristiani.
Allo stesso tempo, la vera successione apostolica della maggioranza delle chiese proto-gnostiche (che storicamente deve essere fatta risalire indietro a ''Paolo'' per ogni altra chiesa non-ebraica) fu criticata e diffamata aspramente perchè risalente a ''Simon Mago'', che rappresenta (dal punto di vista proto-cattolico) il ''lato oscuro'' di Paolo - un mero visionario, reo di originare tutte le ''cattive'' chiese cristiane colpevoli di non allinearsi all'ortodossia.
Una discendenza più completamente ebraica (e per ciò stessa più ''rasserenante'') per ''Paolo'' è inventata dandogli come suo nome originario quello di ''Saulo'' (preso in prestito dalle Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe) assieme ad un passato da persecutore precristiano (così da esorcizzare il ruolo negativo, dal punto di vista protocattolico, svolto da Paolo quale emblema cristiano brandito fieramente dagli eretici) mentre il suo nome reale (Simone) fu riservato al suo solo lato ''oscuro''.

Questo sarebbe il ''cane che si morde la coda'' del Gesù fortemente storicizzato. Era necessario possedere un Gesù fortemente ''storico'' allo scopo di possedere un miglior tipo di ''successione apostolica'' rispetto alla sola successione apostolica davvero autentica che si potesse fino ad allora accampare (quella risalente indietro a Paolo, in effetti anche all'origine del nascente proto-cattolicesimo) soprattutto da parte delle vaste e riottose sette cristiane proto-gnostiche (prossime a divenire di lì a poco pienamente gnostiche).

Fase III (circa 150-300 Era Comune)

Questa fase è contrassegnata da una fiera reazione al nascente proto-cattolicesimo (da parte di Marcione e dei primi Gnostici propriamente chiamati sprezzantemente tali dai folli apologeti cattolici) e da un altalenante guadagno e perdita di terreno da parte dei cattolici, nell'insidioso conflitto da un lato contro gli gnostici e contro gli stessi proto-cattolici della prima ora (rei di non avere ancora ''afferrato'' il programma di dominio universale nei suoi più radicali sviluppi) colpevoli di attenersi ostinatamente ancora alle loro origini 'paoline'' e perciò ancora inclini a sviluppare la loro religione  tramite visioni e rivelazioni continue, dall'altro lato contro i cristiani ebrei che, marciando in una direzione opposta alla precedente, cominciavano a rinunciare all'aspetto mitico del dio-uomo spogliandolo dal ritratto ereditato del Messia Giosuè così da farne a tutti gli effetti un mero pretendente del passato al titolo tradizionale  del Messia Ebraico - una specie di regressione, ma basata non su un sincero nostalgico desiderio di ritorno a delle vere origini cristiane, bensì al contrario sull'idea proto-cattolica della ''successione apostolica'' che aveva per questo tempo già messo radici nella loro coscienza di sè. Questo è il periodo dove l'incontro-scontro tra ortodossia ed ''eresia'' comincia man mano a delineare l'identità di entrambi i rispettivi contendenti.
Questo è il periodo quando l'ortodossia cattolica comincia a realizzare appieno l'enorme convenienza di un costante atto di compromesso tra, da una parte, il Messia spirituale dalle protognostiche radici risalenti a ''Paolo'' (fatto proprio dagli gnostici), e dall'altra parte, il Messia umano fortemente storicizzato di cui lo stesso cattolicesimo necessita costantemente al fine di assicurarsi come ''solido'' terreno sotto i piedi il suo artificiale e falsificato concetto di ''successione apostolica''. A nessun cristiano è concesso d'ora in poi, se vuole proclamarsi tale e cattolico, previa scomunica, di negare l'altra metà della natura del proprio Messia, fosse quella umana o quella spirituale. Perchè altrimenti negare la natura spirituale del Messia sarebbe equivalente a seguire l'esempio degli ''eretici'' ebioniti, e cioè sbarazzarsi di ogni cosa numinosa o misteriosa o mistico-allucinatoria del culto. Perchè altrimenti negare l'aspetto materiale e umano del Messia sarebbe equivalente a negare ai vescovi cattolici il vantaggio politico e psicologico di cui avevano bisogno al fine di organizzare e unificare il cristianesimo in un singolo movimento.
È questa organizzazione che comincia a dare credito via via maggiore alla Chiesa cattolica, così da convertirla rapidamente da un'ideologia minoritaria covata da un pugno di vescovi romani in una religione pubblica di formidabile successo.

Poichè le chiese cattoliche, guidate da Roma, erano meglio organizzate e materialmente più ricche delle altre chiese, in grado di autoassistersi in innumerevoli modi (ad esempio mediante le opere caritatevoli), e in possesso di un numero più vasto di folli apologeti altamente educati, intorno al 300 Era Comune la Chiesa era ormai in grado di impressionare, guadagnare, e generalmente cooptare nel proprio settore di influenza le chiese gnostiche precedentemente recalcitranti, le quali, una volta inghiottita la  cattolica ''successione apostolica'', divennero quel che i proto-cattolici chiamano ''docetici''. Il "Docetismo", la vista altamente spiritualizzata del Cristo, è quel che rimane dello gnosticismo nelle chiese che avevano accettato la cattolica ''linea del partito''.

Fase  IV (dal 300 Era Comune)

Con la scelta di Costantino di favorire politicamente ed economicamente il cattolicesimo rispetto agli altri cristianesimi, non occorre molta fantasia per figurare il seguito, ed infatti è Storia nota.


Perciò altre sedi mi risparmieranno dall'onere di elencare con minuziosa dovizia di particolari tutto il male recato dal cattolicesimo all'umanità dal primo giorno che prese potere politico fino ai nostri giorni. Personalmente io credo che le persone intelligenti non debbano abbandonare necessariamente il cristianesimo per il male recato in nome di Gesù dai tempi di Costantino in poi, ma per essere pienamente coerenti con lo stesso messaggio cristiano perfezionato dai suoi migliori mistici medievali, così da non avere più alcun scrupolo di sorta nella rinuncia di una religione così folle e irrazionale.

Se infatti il mistico cattolico Angelus Silesius osava dire:
 Uomo, l'acqua all'origine è pura e chiara: Ma se non bevi alla fonte, sei in pericolo.

...io ho realizzato che anche i migliori cristiani - migliori sul piano morale -, rei di credere in un immaginario ''Gesù storico'', non possono affatto pretendere di abbeverarsi alla fonte stessa della loro fede - dove l'acqua sarebbe, per definizione di fonte, ''pura'' e ''chiara'' -, e perciò giustamente ne morranno.

lunedì 15 giugno 2015

Di come venne a formarsi la nostra umana troppo umana Bibbia cristiana secondo il prof Robert Price

"E' certo che il Nuovo Testamento non è stato scritto da Cristo stesso, né dai suoi apostoli, ma molto tempo dopo di loro, da. . . Io non so che tipo di mezzi ebrei, nemmeno in accordo tra loro stessi, che fabbricarono il loro racconto meramente a partire da rapporti e opinioni, e tuttavia inventando tutto sui nomi degli apostoli del Signore o di coloro che avrebbero dovuto seguire gli apostoli, che maliziosamente finsero di aver scritto le loro menzogne e idee basilari basandosi su di loro" 
 - San Fausto, vescovo francese del V secolo, mia enfasi.




Poichè è raro trovare una sintesi del prof Robert Price-pensiero tra così tanti libri, articoli e podcast lasciati all'umanità da questo grande studioso, qui propongo una libera traduzione dall'introduzione al suo monumentale libro The Human Bible New Testament (sintesi di un'ancor più imponente lavoro The Pre-Nicene New Testament dello stesso formidabile biblista americano).

È davvero molto simile, come il lettore spero avrà notato, alla vista che anch'io ho ben presente in mente una volta giunto a conoscenza delle sorprendenti rivelazioni recenti intorno al ruolo centrale giocato da Marcione e dal suo vangelo nella formazione dell'identità cristiana. ''Marcione'' qui sta per un'intera scuola religiosa/letteraria, non solo per il singolo uomo del Ponto.
Indipendentemente dalla conoscenza del Price-pensiero, anch'io sono incerto come lui sull'ipotizzare o meno ''i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima'' (c'è perfino un accademico tedesco che sposta l'Apocalisse nel secondo secolo), anche se sono ormai certo dell'identità della prima letteratura cristiana propriamente detta, vale a dire quella marcionita, seguita da quella meramente ''correttiva'' cattolica, gnostica ed ebionita, tutte quante reazioni all'impressionante colossale apostolo per antonomasia, Paolo.

Noto con un'estrema punta di soddisfazione che il prof Price ha infine portato le necessarie migliorie al suo pensiero in merito al rapporto dei marcioniti con le Scritture ebraiche: quando dice ''Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù. Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro...'' è chiaro che sta ripetendo con le sue parole ciò che voleva indicarmi parimenti lo stesso Prof Vinzent scrivendo questo intero suo post in risposta ad un mio interrogativo. E cioè che, lungi dal ripudiarle del tutto quelle scritture ebraiche, i marcioniti erano avvezzi pure loro ad attingere sottobanco alla loro inesauribile immaginifica ricchezza letteraria nell'unica sola maniera in cui si poteva farlo: creando nuova letteratura sacra mediante il midrash dalla Septuaginta. Nel loro caso, come cerco di spiegarlo qui su un particolare esempio, per sollevare dappertutto antitesi tra le scritture e profezie del Demiurgo e il nuovo vangelo recato dal figlio di un dio straniero.

A differenza di Price, però, devo denunciare un vistoso errore da parte sua quando devia improvvisamente dalla sua magistrale generale considerazione dei nostri testi come pura Letteratura sacra (per niente affatto ''Storia ricordata'' come vorrebbero i folli apologeti cristiani) collocando nella Storia un personaggio altrimenti interamente letterario quale è Simon Mago, per farvi nientemeno che lo Historicus Paulus.
Da quel punto di vista, complice anche il contributo di Stuart Waugh sulla probabile invenzione dello stesso Simon Mago, io credo che sia ormai maturo il tempo per dubitare della stessa storicità dell'uomo chiamato Paolo, assieme all'autenticità delle lettere a lui attribuite. Checchè ne dica in proposito il ''folle apologeta'', esclusivamente da questo punto di vista, Richard Carrier.
Come il lettore avrà capito, io adotto l'opinione del dr. Carrier solo quando c'è da polemizzare aspramente contro i folli apologeti cristiani e i loro dementi rappresentanti criptocristiani e/o ex-cristiani sulla base di lettere autentiche di uno storico Paolo collocate nella prima metà del primo secolo (perchè in quel caso, e solo in quel caso, c'è poco da fare: Richard Carrier stravincerebbe su tutta la linea).

Un'altra differenza che mi discosterebbe dal dr. Price, è quando lui colloca sullo stesso piano di (finta) onestà sia Marcione sia un Policarpo sia un Eusebio, quantomeno per pura par condicio.

È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio.

Spiacente ma con me un tale scrupolo non attacca. I marcioniti vennero davvero prima dei cattolici perciò devono suonare, in questo e altri riguardi, decisamente più veritieri dei secondi. Il fatto stesso di lasciare anonimo il loro primo vangelo, Mcn, è segno di maggiore onestà intellettuale in un'epoca dove tutti questi fanatici religiosi si davano alacremente da fare a spacciarsi per qualcun altro pur di appellarsi alla sua autorità - e prendersi magari tutto il braccio dopo aver stretto solo la mano. In questo io credo e penso perfino se non ho ancora elaborato fino in fondo le profonde implicazioni di questa mia conclusione.

Ultimo punto non trascurabile, a differenza di Price, io penso che il nostro Marco non sia affatto quel vangelo mostruosamente eretico come certa vulgata del Net tenderebbe a rappresentarlo, in quanto Marco costituì solo una timida - decisamente allegorica - piuttosto goffa risposta protocattolica a Mcn, sulla scorta di lettere ''paoline'' - vale a dire, marcionite - già cattolicizzate con tanto di strato pastorale a infettarle tutte. 

Fatte queste obbligate premesse, non resta che augurare Buona Lettura!!!
A differenza del mio precedente lavoro, The Pre-Nicene New Testament, io mi son qui limitato ai 27 tradizionali libri canonici. Io credo di poter meglio introdurre quei testi spiegando l'ordine non-tradizionale in cui sono presentati in questa collezione.
I più antichi cristiani utilizzavano la Septuaginta, una traduzione greca della Bibbia ebraica (=il cristiano Antico Testamento) come loro sola scrittura. La interpretavano figurativamente e allegoricamente allo scopo di farla sembrare di aver predetto Gesù Cristo. L'originario significato letterale e storico era di reale ma secondaria importanza per loro. I libri cristiani di vari tipi cominciavano ad essere scritti, vangeli, epistole, rivelazioni, ma non erano al principio collocati sullo stesso livello della Bibbia Septuaginta. Almeno non ufficialmente. Potremmo paragonare la loro autorità a quella delle Istituzioni della Religione Cristiana di Calvino nel protestanesimo riformato oppure a Science and Health with the Key to the Scriptures di Mary Baker Eddy nella Christian Science Church. Nessuno presume di aggiungerli alla Bibbia, ma servono come guide autorevoli all'interpretazione della Bibbia.
Il primo a riconoscere la necessità di un testamento specificamente cristiano fu Marcione del Ponto, che emerse attorno alla fine del primo, inizi del secondo secolo. Egli credeva che i discepoli di Gesù avessero fallito nel rischiarare la sua intenzione (qualcosa spesso fatta penosamente chiara nei vangeli!) e creato una confusione sincretica rappresentata dall'emergente cattolicesimo. Marcione credeva che la religione davvero diversa dell'Apostolo Paolo era il puro cristianesimo. Marcione da solo prese seriamente l'inquietante domanda del Nuovo Testamento: perchè Paolo? Perchè non i Dodici erano incaricati della missione dell'evangelizzazione del mondo? Perchè così tanti scritti paolini, con poco da ogni altro apostolo e nulla del tutto dalla maggior parte? Marcione ragionava che, essendo andati fuori binario gli originali discepoli, il Gesù risorto doveva andare al di fuori della loro cerchia per trovare qualcuno che recasse il suo autentico messaggio. La situazione sarebbe precisamente parallela a quella del profeta Amos. Egli non ebbe mai ricevuto educazione tra i ''figli dei profeti'' e in realtà fu un pastore analfabeta e coltivatore di sicomori (Amos 7:14-15). Ma un giorno egli sentì le istruzioni di Dio di lasciare Giuda e salire a Israele per pronunciare gli oracoli di Dio. Sembrò che tutti i profeti del regno settentrionale fossero sul libro paga del re, nel suo libriccino, ed avessero degenerato al livello di meri yes-men (si veda, anche 1 Re 22:5-8). Quindi Dio doveva trovare qualcun altro, un uomo privo di appropriate credenziali, che portasse il suo messaggio a tutti. Per Marcione, Paolo recitò il ruolo di Amos, mentre i Dodici corrispondevano ai corrotti profeti dell'establishment come Amazia (Amos 7:12-13) che si confrontarono con lui e gli dissero di andarsene a casa e smettere di profetizzare ai profeti ufficiali.
Marcione credeva che l'ebraismo avesse la sua propria integrità, il suo proprio piuttosto reale Dio e le sue proprie scritture. Non era una falsa religione nè il bozzolo dal quale venne fuori il cristianesimo. Esso adorava il Creatore e il Dio unico che fornì i comandamenti a Mosè. Nel tempo poteva essere atteso di inviare il suo Messia nel mondo per liberare il suo popolo eletto, gli ebrei. Questo Dio era una divinità severa, amministrando impietosa giustizia su peccatori incalliti. Ma Gesù non aveva nulla a che fare con questa deità. Egli era il figlio di un Dio fino ad allora sconosciuto. Egli era un Dio solo di amore e non giudicherebbe nessuno. Egli inviò Gesù per rivelare lui e per offrire alle creature di Geova l'opzione di cambiare barca e diventare i figli adottati del Padre. La morte di Gesù era il prezzo della redenzione, vale a dire, l'acquisto della libertà di quelle creature del Creatore che volevano unirsi a Gesù e a suo Padre. Marcione realizzò che questo fosse la dottrina di Paolo, e di Gesù prima di lui, oscurata dai Dodici che, simili agli eredi di tutti i visionari, non potevano proprio comprendere la visione dei loro fondatori e che, dopo la dipartita dei fondatori, compromettevano la nuova fede con la vecchia, eclissando gli aspetti distintivi che il fondatore aveva stabilito.
È, naturalmente, impossibile sapere se le credenze di Marcione circa Gesù e la fondazione (e distorsione) del cristianesimo sono accurate. Suona come una partigiana epica teologica proprio nella stessa misura degli Atti degli Apostoli oppure della Storia Ecclesiastica di Eusebio. Ancora, si assume seriamente ciò che non deve essere preso per garantito: da dove vennero fuori Paolo e il Paolinismo? Lui non fu neppure immaginato di essere stato uno dei discepoli del Gesù terreno. Egli apparle fuori dal nulla con una diversa dottrina e una imponente costituzione che l'establishment di Gerusalemme semplicemente non poteva rifiutare con indifferenza.
Io credo, per le ragioni che adduco in The Amazing Colossal Apostle, che la base storica per il personaggio di ''Paolo'' del Nuovo Testamento è nient'altro che Simon Mago, un guru gnostico e autoproclomatosi incarnazione. Egli aggiunse sé stesso nel racconto di Gesù, facendo di sé una successiva reincarnazione o manifestazione di Gesù. Insegnò che angeli ordinarono la Torah, non l'Alto Dio, e che la salvezza proveniva per grazia, non per buone azioni. Chiunque connesse il simonismo con l'emergente cristianesimo fece le stesse cose che i cristiani fecero quando cooptarono il capo della setta rivale Giovanni il Battista trasformandolo nell'araldo e cugino di Gesù. Il collegamento tra l'estraneo simonismo e l'antico cattolicesimo è quel che si nasconde dietro le storie della separata chiamata di Paolo come un apostolo e la sua successiva non facile alleanza con il cristianesimo dei Dodici. Io credo Marcione fu un simoniano, sebbene di una alquanto meno radicale fazione.
Marcione ripudiò l'ebraismo, con le scritture ebraiche, non in quanto un falso culto ma in quanto una fede separata. Convenzionalmente noi reputiamo Marcione stesso il creatore dell'idea di un Nuovo Testamento, ma è spesso impossibile separare i contributi di un fondatore da quelli dei suoi seguaci. Io penso che il canone marcionita era probabilmente l'opera di più tardi marcioniti, sebbene era lui che aveva ripudiato quel che conosciamo come l'Antico Testamento. E c'erano due reazioni a questa mossa. Primo, i giudeocristiani ebioniti non potevano negare che alcune porzioni delle scritture che Marcione condannava erano invero indegne del Padre di Gesù (che essi continuavano a identificare con la divinità dell'Antico Testamento), così essi ipotizzavano che le scritture, mentre essenzialmente profonde, erano state estesamente interpolate con ''false pericopae'', e che un maggior obiettivo del ministero di Gesù era stato di sottolinearle, vale a dire, le regole per i sacrifici animali. Secondo, io sospetto che il ripudio dell'Antico Testamento assieme con le sue numerose gemme, condusse i cristiani, forse specialmente i marcioniti, a salvaguardare parecchie storie dell'Antico Testamento per l'uso cristiano, riconvertendo storie di Mosè, Davide, Elia, Eliseo, Giosuè, ecc., come storie attorno a Gesù. Questo è il motivo perchè ci sono complessivi elementi di marcionismo in loro. Questo è perchè in Q (Matteo 11:27 / Luca 10:22)  Gesù dichiara che nessuno se non lui conosce suo Padre, implicando che egli non è la deità dell'Antico Testamento. Lo stesso punto è fatto in Giovanni 1:18, dove è implicato che, chiunque Mosè stava vedendo faccia a faccia (Deuteronomio 34:10), non era il Padre di Gesù. Il vangelo di Marco è riempito di irrefrenabile derisione a spese dei Dodici (ad esempio, 4:13, 40; 8:15-21), sebbene stimi un anonimo operatore di miracoli (Paolo?) non associato con loro (Marco 9:38-39).
Io non considero Marcione di essere a conoscenza o esponente di alcuno dei nostri testi evangelici; egli era troppo presto per quello. E neppure poteva egli aver collezionato le epistole attribuite a Paolo, in quanto era lui che cominciò a scriverle. Tertulliano nota che Marcione ''scoprì'' l'Epistola ai Galati, e, in analogia con Deuteronomio (2 Re 22:8-10) e il Libro di Mormon, questo starebbe a significare che l'avesse scritta lui stesso (almeno i capitoli 3-6; i primi due capitoli sembrano essere una successiva replica marcionita alla descrizione di Paolo nel libro di Atti). Marcione sembra anche il miglior candidato per l'autore di cosa conosciamo come Efesini, sebbene giunse dalla sua mano come l'Epistola ai Laodiceni. La versione canonica è stata espurgata e imbottita per portarla in allineamento con la teologia cattolica. Filippesi e Colossesi suonano simile a stretto gnosticismo, anche se non così esplicito e dettagliato come la maggior parte dei testi di Nag Hammadi. Romani, 1 Corinzi, e 2 Corinzi sono pezze di un'opera di rappezzamento, sovrapponendo sezioni gnostiche con sezioni anti-gnostiche, il prodotto di una goffa editazione. Le epistole ai Tessalonicesi e Filemone non manifestano molti segni che suggeriscono l'identità della fazione dei loro autori, e necessitano di non aver offeso le sensibilità marcionite, a dispetto della preoccupazione dei Tessalonicesi con la Parusia e il suo ritardo. Le epistole pastorali (1 e 2 Timoteo e Tito) sono scritte assieme da un punto di vista cattolico, anti-gnostico e anti-marcionita, e dalla stessa mano che contaminò le precedenti epistole con glosse cattolicizzanti (lo ''strato pastorale'' delineato da Winsome Munro). Quindi, quando i marcioniti compilarono il loro canone, esso conteneva versioni (non-interpolate) di Galati, Efesini, Colossesi, Filippesi, Romani, 1 e 2 Corinzi, 1 e 2 Tessalonicesi, e Filemone. Essi non esclusero le Pastorali perchè quelle erano non ancora state scritte. Infine i marcioniti aggiunsero al loro canone un singolo vangelo che apparirebbe essere una più antica, più corta versione di ciò che successivamente sarebbe stato chiamato il vangelo di Luca. Alcuni hanno suggerito che il vangelo pre-lucano sarebbe stato qualche versione del nostro Marco, ai cui pronunciati aspetti marcioniti io ho già prestato attenzione. Ed esiste qualche ragione per sospettare che Marco era stato compilato da gnostici, perfino da Basilide in persona.
Da dove e come giunse il canone familiare di 27 libri del Nuovo Testamento? Bene, il marcionismo e le sue scritture (l'Euangelion e l'Apostolicon, il Vangelo e l'Apostolo) si diffusero rapidamente per tutto il mondo romano, e il suo successo galvanizzò l'emergente cristianesimo cattolico. Qualcuno, più probabilmente Policarpo, vescovo di Smirne, un noto oppositore di Marcione, decise di tentare di cooptare il marcionismo abbracciando la loro idea di una scrittura unicamente cristiana, aggiungendo un Nuovo Testamento all'Antico, trattenendo entrambi. Le epistole ''paoline'', fino ad allora ripudiate come eresia, potevano essere adattate per l'uso cattolico mediante la giudiziosa redazione che io ho già descritto. Policarpo tentò di correggere che cosa lui vedeva come l'enfasi unilaterale su Paolo facendo quel che poteva per rappresentare i membri dei Dodici il più possibile come gli Eredi di Gesù (una fazione leadership che faceva risalire la loro origine alla stirpe di sangue di Gesù, da ora immaginato essere stato un uomo che visse sulla Terra nella Storia recente). C'erano sottili interessi da elaborare. Policarpo aggiunse al suo canone una falsificata versione di Marco, una versione ingrandita di Luca, e una edizione fortemente redatta del vangelo originariamente gnostico di Giovanni. Egli riprese una storia aramaica dell'antico cristianesimo gerosolomitano e antiocheno, incentrato su Pietro come il principale apostolo, con Giovanni figlio di Zebedeo come suo silente braccio destro. Questo lo tradusse in greco come i primi 15 capitoli, come noi li dividiamo, degli Atti degli Apostoli, aggiungendo su suo personale supplemento, Atti capitoli 16-28, che stabilì comprensivi paralleli tra Pietro nella prima metà e Paolo nella seconda, l'obiettivo essendo di riabilitare Pietro agli occhi dei marcioniti che lo rifiutarono come un cretino privo di fede, e parimenti Paolo agli occhi dei cattolici, che avevano considerato lui il padre di tutte le eresie.
Poi Policarpo aggiunse epistole, tali e quali esse erano, con i nomi di personaggi caratterizzati in Atti, precisamente Giacomo, Giuda, e Giovanni (sebbene il nome Giovanni non appariva realmente in alcune di loro). Non era molto, ma almeno ora non era tutto Paolo. Ebrei fu considerato da molti essere un'epistola di Paolo, probabilmente a causa della menzione di Timoteo nel capitolo conclusivo, il qaule, comunque, sembra una più tarda aggiunta al testo. Comunque, come sostenne J. C. O'Neill, i giudeocristiani potrebbero essersi appropriati di Ebrei dalla comunità degli esseni di Qumran, con cui loro avevano parecchio in comune. Il nome ''Gesù'' sembra essere stato un'inserzione dovunque esso appare nel testo di Ebrei, con l'''Unto'' riferendosi originariamente al martirizzato Maestro di Giustizia (Naturalmente, come sostiene Robert Eisenman, il Maestro potrebbe essere stato Giacomo il Giusto).
Apocalisse potrebbe essere un altro testo pre-cristiano, meno le sette introduttive lettere di copertura che rivolgevano il testo a sette congregazioni cristiane in Asia Minore. Come Paul Louis Couchoud, L. Gordon Ryland e altri hanno proposto, Apocalisse potrebbe essere il più antico libro del Nuovo Testamento, a giudicare dalle peculiari descrizioni di Gesù come l'angelo Gabriele e l'infante Zeus. Non sembra come se la comprensione di Gesù sia piuttosto cristallizzata qui da un miscuglio volatile di sincretismo ellenistico. Ma è attribuita a qualcuno di nome Giovanni, e ciò era buono abbastanza.
L'epistola di Giacomo riflette una più tarda fase di polemica contro il paolinismo, dal momento che fraintende l'abrogazione paolina delle ''opere della legge'' come libertinismo morale invece che come il ripudio dei segni di etnicità cerimoniale ebraica irrilevante per i cristiani gentili. Giuda non sembra di avere Paolo in vista, ma ha deliberatamente di mira gli gnostici libertini. Primo e Secondo Pietro vengono dalla tarda fase ''cattolicizzante'', intraprendendo precisamente la stessa agenda di Atti: far suonare Pietro come Paolo e avendo Pietro a comandare Paolo, lamentando che eretici scimmiottassero le sue parole. Quest'ultmo significa realmente lamentare che i lettori marcioniti non stanno adottando il programma cattolico, rifiutandosi di leggere Paolo attraverso le lenti fornite da Atti e dalle epistole pastorali (entrambi l'opera di Policarpo).
il cristianesimo ''giovanneo'' (così chiamato solo perchè un antico editore affisse il nome ''Giovanni'' al vangelo e a tre epistole) era un microcosmo di antico cristianesimo, solcato da divisioni tra docetici gnostici e cattolici incarnazionisti. Il vangelo di Giovanni sembra di esser passato attraverso entrambi i circoli, assorbendo influenza e ''correzioni'' da entrambi. Il nostro esistente vangelo di Giovanni appare essere una più tarda versione che incorpora elementi di versioni entrambe distinte, suonando gnostico ad una pagina, cattolico alla successiva (proprio come 1 Corinzi). Seconda e Terza Giovanni riflettono la controversia, tratteggiando le linee del conflitto tra le due fazioni, mentre 1 Giovanni seguiva lo stesso percorso del vangelo, il nostro testo incorporando interpolazioni che l'editore Policarpo trovò nelle copie di entrambe le fazioni. Nel classico costume degli scribi, egli non volle la chance di lasciare fuori qualcosa che perfino possa essere originale.
Il vangelo di Matteo incarna le opinioni di coesistenti fazioni rivali nella chiesa di Antiochia, che è il motivo perchè, di pagina in pagina, ci sembra di essere in presenza di conservatori, praticamente rabbinici giudeocristiani, poi di giudeocristiani ellenizzanti simpatetici a Paolo. Uno deve chiedersi se, ad esempio, Matteo 5:17, 19, aggiunto ad un detto più antico sulla perpetuità della Torah, non rifletta l'opposizione di Policarpo al ripudio di Marcione della Torah in linea di principio.
Tutto questo, io spero, aiuterà a spiegare l'ordine non convenzionale in cui i libri del Nuovo Testamento sono presentati qui. Io ho collocato i testi pre- oppure proto-cristiani Ebrei e Apocalisse prima, poi le epistole ''paoline'' marcionite (e gnostiche), seguite dal Giacomo anti-paolino e da Giuda anti-gnostico, poi dalle cattolicizzanti lettere 1 e 2 Pietro, poi gli gnostici e cattolicizzanti scritti ''gioannini''. Di quelli, 3 Giovanni sembra essere il più anico, seguito da 2 Giovanni, che rappresenta una fase successiva della disputa, e infine 1 Giovanni, scritta ultima di tutte. Poi viene il mini-canone cattolicizzante, Luca, Atti, e le Pastorali. Di quelli, Tito sembra essere il primo, specialmente dato il lungo prologo (Tito 1:1-3), corrispondente a Luca 1:1-4 e Atti 1:1-5. La cosiddetta 2 Timoteo l'avrebbe seguito, con 1 Timoteo fanalino di coda, basato sui suoi due predecessori. Io baso quest'ordine su interna evidenza, presentata nelle introduzioni individuali a ciascun libro.

(mia libera traduzione dall'Introduzione)